Chi pensava o sognava l’impresa impossibile, affermando che il Tour era ancora aperto è servito. Che oggi Tadej Pogacar arrivasse solo era una sentenza già scritta. Infermabile. Imbattibile. Però sentiamo se anche Mario Cipollini è dello stesso parere.
Cipo, che mi dici della tappa odierna?
(Risata). «E che ti devo dire? Ha vinto il più forte con la squadra più forte. Uno strapotere che si nota anche nel morale degli avversari che si sentono già battuti in partenza. Forse Pogacar quest’anno ha ridimensionato un po’ quello che è successo in Francia negli anni scorsi. Questo Tour dominato sotto tutti i punti di vista può voler dire che nei due anni precedenti Pogacar abbia sbagliato qualcosa».
Ma un campione dominante come Pogacar ha bisogno di tagliare il traguardo mostrando con le dita il 4, come le sue vittorie?
«Credo sia un aspetto istintivo per un atleta del suo livello. Forse a Tadej pesa l’umiliazione che ha subito nei due anni precedenti. Soprattutto quello dell’anno scorso, che forse gli ha fatto scattare un clic che lo ha fatto anche maturare. Non per niente ha cambiato allenatore ed è più magro. Certo, forse il gesto non è politicamente corretto, magari un po’ da sbruffone. Ma secondo me quel gesto magari lo ha pensato anche la sera prima. È capitato anche a me di fare una cosa simile. Nel 2002 al Giro, a Milano, quando vinsi mostrai il 6. Petacchi era servito».
C’era qualche sognatore che ipotizzava che oggi le cose sarebbero potute cambiare.
«E come? In teoria con una soluzione estrema, con un attacco da lontano per isolare Tadej. Ma questa era pura teoria perché con i valori in campo si sarebbero finiti gli avversari, altro che Pogacar. Solo se uno capisce poco e niente di ciclismo poteva ipotizzare che oggi Tadej sarebbe stato sconfitto».
La Visma ha perso su tutta la linea. Non sono riusciti neanche a vincere la tappa con Jorgenson com’era nei loro piani. Tadej gli ha recuperato circa 23 secondi al chilometro.
«L’americano è stato tutto il giorno in fuga, poi salendo verso il traguardo ha provato il tutto per tutto. Ma contro questo Pogacar non c’era niente da fare. Comunque qualcosa nel team olandese non funziona. Van Aert è la cartina al tornasole. Non si è mai vista la versione migliore e non è cresciuto neanche in questi giorni di corsa».