SUPERDEVOLUY. Re Leone oggi ha sentito il richiamo della savana ed è andato a correre dalle parti di Grosseto. Non per vincere, ma per fare da gregario al suo amico Poetta. La nostra telefonata slitta quindi al calare del sole. Così è lui che poco dopo le 19 si fa vivo.
Cipo iniziamo dalla cosa che tutti gli appassionati vogliono sapere: ma alla fine il Poetta ha vinto?
«Macché il caldo gli ha fuso il motore. Ritirato».
Facciamo i seri. Secondo me oggi, una volta di più, Remco ha dimostrato che sta correndo un grandissimo Tour. Concordi?
«Grandissimo e inaspettato. Il suo Giro una nno fa ci aveva un po’ raffreddati. Invece sta facendo un Tour incredibilmente bello. Ha vinto la crono individuale, porterà a casa la maglia bianca e il podio. Con quei due mostri di avversari non è poco. Pensa se lo avessimo in Italia un corridore così. Il suo problema forse sono state le attese enormi che c’erano e ci sono su di lui. Sembra che ogni corsa debba vincere. Remco sta facendo una carriera straordinaria».
L’attacco nel finale con il quale ha staccato Pogacar e Vingegaard può e vuol dire qualcosa in vista dei prossimi giorni?
«Ha dimostrato una volta in più di avere carattere e condizione. Nelle prossime tappe potrebbe tentare quello che sembra impossibile».
Vingegaard sembra alle corde.
«Sembrava in grande crescita poi, forse per la mancanza di un’adeguata base, questa crescita non si è proiettata. Come avesse un effetto rebound. Poi con l’errore di domenica lui e i Visma hanno preso una legnata al morale e alle gambe».
Pogacar gli è scattato in faccia per finire “esimo” al traguardo e prendergli altri due secondi. Non un grande gesto…
«Ma no. Vingegaard è il suo reale nemico. Con Remco c’è più affinità. Sotto sotto, dietro le frasi di circostanza, tra Tadej e Jonas non c’è un grande feeling e questo è evidente. Del resto il danese ha vinto i due Tour demolendo Pogacar. Normale che ci sia una voglia di rivalsa».
Carapaz, che sta facendo un grande Tour e oggi ha vinto la tappa, è anche campione olimpico uscente. Eppure a Parigi non andrà perché per l’Ecuador, che ha un posto solo, ci sarà Narvaez. Mi fa tristezza a pensare che l’Italia, scivolata quasi nel silenzio nel ranking, avrà tre corridori: chi ha il pane non ha i denti. Chi ha i denti non ha il pane
«Purtroppo è la realtà di questo momento. Stamattina alla partenza ho visto che c’è anche Formolo. In corsa non si sono avute tracce di lui e questo mi dispiace. Il contadino che ha un oliveto può sopportare che un anno la sua produzione sia scarsa, ma l’anno dopo le olive devono essere belle e saporite. Il ciclismo italiano, invece, è come un oliveto che da anni non produce più nulla».
Mario stamattina mentre girovagavo tra i bus alla partenza ho fatto due chiacchiere con Mauro Gianetti, il grande capo della Uae. Potevo non chiedergli di Pogacar alla Vuelta?
«E che ti ha detto?».
Mi ha detto: “Non lo mando. Sarebbe troppo lo stress nel fare un terzo grande giro con obiettivo vittoria. Certo, se vincesse farebbe qualcosa di unico, ma io lo devo pagare anche nei prossimi anni. Non voglio rischiare di fonderlo. E se lo brucio? Poi sai, se dovesse vincere ci criticherebbero dicendo che siamo ingordi. Dovesse andare male, ciao che critiche”.
«Come vedi, con quello che ti dicevo, non sono andato lontano. Guarda se io fossi Pogacar a fine Tour prenderei su tutto e andrei in vacanza. Altro che Olimpiade o Mondiale… ».
Ma un campione come Pogacar, oltretutto molto ambizioso e poco calcolatore in corsa, potrebbe forzare la mano a Gianetti e imporre la sua partecipazione alla corsa spagnola?
«E chi glielo potrebbe impedire? Pogacar è nella condizione di potere dettare legge. Un corridore così lo devi accontentare».
Già che c’ero ho chiesto anche di Ayuso. Gli ho chiesto se farà la Vuelta. “Ayuso doveva fare il Tour. Tu lo vedi? No, non farà la Vuelta. Ho tanti corridori forti da far correre”.
«Anche qui avevamo visto giusto. La giornata del Galibier ha lasciato un brutto segno difficile da cancellare».
Nei giorni scorsi erano uscite delle illazioni secondo le quali il giovane spagnolo avrebbe nel contratto che lui non va ai grandi giri per tirare per Tadej. Risposta di Gianetti: “Ma secondo te io firmerei un contratto così? Chi va forte ha la squadra a disposizione. E Tadej mi pare vada forte e vinca tanto”.
«Mauro ha ragione. Ayuso può guardare gli esempi di Indurain al servizio di Delgado o Froome al servizio di Wiggins».
Potevo non chiedere a Mauro se Ayuso, già contattato da altre squadre, ha una clausola? Risposta lapidaria: “100 milioni”. Come ne viene fuori lo spagnolo da questa situazione molto complicata?
«Rischia di smettere di correre. Sto esagerando, chiaramente, ma non se ne viene fuori facilmente da questa situazione. Però il rischio che questa faccenda condizioni per anni la sua carriera è molto reale».