È la ricerca bellezza. È il nuovo ciclismo, la nuova frontiera della ricerca applicata allo sport, è un passo avanti dell'umanità nella direzione della perfezione e dell'armonia, perché questo insegue da sempre l'uomo e spesso lo fa prendendo abbagli e sbandate. Quello che scrive oggi Cosimo Cito su Repubblica è di assoluto interesse, quello che spiega il professor Daniele Cardinale, ricercatore presso la Swedish School of Sport and Health Sciences ancora di più. E osservando lo sport di oggi, dagli Europei di calcio a Wimbledon passando e arrivando al Tour, si comprende che stiamo vivendo qualcosa di assolutamente nuovo e di diverso.
Ma andiamo con ordine e se volete leggete queste poche righe e se lo riterrete interessante andate in edicola a comprare una copia di Repubblica, non farete un viaggio a vuoto, ma verso la conoscenza. L'articolo di Cito parte da un enunciato, che altro non è che un'inchiesta pubblicata sul sito specializzato Escape collective rivela che «almeno tre squadre presenti al Tour che utilizzerebbero abitualmente un inalatore di monossido di carbonio, un apparecchio del valore di diverse decine di migliaia di euro. Il monossido di carbonio viene usato di norma per misurare i benefici fisiologici dell'allenamento in quota. L'articolo si spinge oltre: ci sarebbe, secondo quanto scritto, un utilizzo "più aggressivo della metodica, che consiste nell'inalare questo gas tossico al fine di migliorare le prestazioni"».
Cito ricorda che il monossido di carbonio è già fisiologicamente nel nostro corpo (ad una percentuale dell'1%), ma uccide se inalato per lungo tempo e in grandi quantità: una concentrazione superiore al 25% è letale. «Doping? No, questo lo escluderei. Ma dipende da dove tracciamo la linea», spiega il già citato professor Daniele Cardinale, ricercatore presso la Swedish School of Sport and Health Sciences, tra i massimi esperti mondiali di questa metodica. «I test con il monossido di carbonio si fanno durante i camp di allenamento in altura per la rilevazione della percentuale di emoglobina, l'elemento del sangue deputato all'assorbimento e al trasporto dell'ossigeno: il monossido viene spinto intorno al 5% con una macchina, detta rebreathing, con la quale si inala la sostanza per 10-15 minuti. Il monossido si diffonde e si lega con l'emoglobina: dal suo andamento si comprende se il lavoro in altura sta avendo gli effetti desiderati».
Insomma, una pratica che viene effettuata attraverso un costoso dispositivo chiamato "carbon monoxide rebreather": uno strumento chiaramente lecito, di misurazione, che aiuta a monitorare rapidamente e con precisione i principali valori ematici e ottimizzare i potenti benefici fisiologici dell’allenamento in altura. Poi c'è il "rebreathing" intensivo, ovvero l'utilizzo più rischioso che per la Wada non è assolutamente vietato, ma chiaramente molto più borderline...