C’è chi lo chiama “Pogastar” e chi dice che è stato un “Pogashow”. Di certo la vittoria di oggi di Tadej Pogacar a Plateu de Beille stordisce. Diventa quasi difficile parlarne. Allora meglio affidarsi ai numeri, che non hanno sentimento ma che neppure tradiscono. Al termine di una giornata durissima, con oltre 4.800 metri di dislivello e caldissima, con il termometro spesso oltre i 30°, la maglia gialla - per scalare i 15,8 km al 7,9% di pendenza media - ha impiegato 39’42”. La sua velocità media è stata di 23,89 km/h, la sua Vam di 1896 e ha erogato una potenza media di 6,74 watt/kg. Sono valori mostruosi, persino difficili da interpretare. Ma per chi ha poco dimestichezza con questi dati ce n’è un altro, ed è forse ancora più clamoroso, più chiarificatore. Il record di scalata lo aveva stabilito Marco Pantani nel glorioso Tour del 1998: 43’30”. La seconda prestazione era di Contador e Rasmussen nel 2007: 44’08”. Vuol dire che lo sloveno ha impiegato 3’48” meno del Pirata. Ma attenzione perché pure Vingegaard ed Evenepoel, che oggi escono con le ossa rotte dal confronto, hanno fatto meglio del record precedente. Pensate che Landa, 4°, ha impiegato solo 6” più di Marco. La telefonata con Re Leone è una specie di ancora a cui aggrapparsi per capirne di più.
Cipo, in tv ho ascoltato grandissimi elogi alla tattica della Visma. A me verrebbe da dire che l’operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto.
«Certo, la Visma ha sbagliato tutto. Impostare una corsa così dopo la tappa di ieri è una follia. Ma cosa pensavano che Pogacar si staccasse oggi? E se anche avesse perso qualche metro, credi che Vingegaard sarebbe arrivato in cima a quel ritmo folle? Ma no. Dovevano assolutamente aspettare la terza settimana. Tattica suicida. Hanno fatto fuori il loro capitano».
Che valore hanno i dati che sono emersi oggi?
«Che ti devo dire… Sarà merito dell’alimentazione, degli integratori che prendono ora e che pompano tanti zuccheri nel sangue».
Mi viene da dire che quella di oggi forse è la migliore prestazione in salita della storia. E non solo del Tour. Concordi?
«Che ti devo dire…Io non ricordo di avere mai visto nulla di simile. Solo Indurain, nel Tour del 1995 - tappa le Grand Bornand/La Plagne - fece qualcosa di simile. La Once del grande Manolo Saiz aveva messo in atto la tattica perfetta. Alex Zuelle viaggiava con oltre 4 minuti di vantaggio. Ai piedi dell’ultima salita Miguelon non aveva più compagni. Si mise in testa al gruppo e - senza mai girarsi - lo sgretolò a colpi di pedale. Uno alla volta si staccarono tutti. Zulle vinse la tappa, ma Indurain - leader della corsa dal giorno prima - chiuse a 2’02” e portò la maglia gialla fino a Parigi».