La splendida tripletta di Girmay, con Van Aert battuto al termine di una volata confusa, e la caduta di Lutsenko che coinvolge Roglic il quale, molto probabilmente, dovrà dire addio ai suoi sogni in giallo, sono gli argomenti del giorno. Lascio quindi carta bianca a Re Leone. Sarà lui a decidere da dove incominciare.
Cipo, vai pure, io ascolto e prendo nota.
«È cambiato il ciclismo. Sono incredibilmente sorpreso dalla terza vittoria di Girmay. Chi l’avrebbe mai detto alla vigilia? Poi gli va tutto dritto. Se Van Aert non fosse stato a costretto a frenare quando lui è partito, chissà. Ma quando sei in condizione ti metti sempre nella condizione favorevole. E Girmay oltre a questa forma straripante non ha niente da perdere. Ha già toccato il cielo più volte».
Che cosa pensi di Van Aert? So che è un corridore che ti piace, ma è giusto che abbia fatto la volata? La sua Visma è qui per la maglia gialla di Vingegaard.
«Boh, forse ha avuto un giorno di libertà. Poi avrà anche lui le sue esigenze. In una squadra riuscire a tenere sempre tutti sotto pressione per ventun tappe non è semplice. Nella sua mente il belga avrà il desiderio di fare qualcosa anche per sé».
Si, capisco, ma resta il fatto che la sua squadra abbia un altro obiettivo. E lui è al Tour per contribuire al raggiungimento di quello.
«Guarda, Van Aert è tutto tranne che un gregario. È un campione. Mi sorprende che con le qualità che ha in passato ha un po’ troppo annullato sé stesso. Nei Tour vinti dal danese ha fatto cose incredibili. Forse è andato persino più forte di Vingegaard stesso. Però così rischia di fare la fine di Kwiatkowski perché ti logori e il serbatoio alla fine non lo riempi mai tutto. I grandi sforzi ripetuti poi li paghi sia fisicamente, sia psicologicamente. Io piuttosto ti rigiro la domanda: oggi Van Aert non doveva fare la volata per non rischiare oppure doveva avere un uomo ad aiutarlo? Perché se vince si gasa, prende morale e domani ti torna utile. Non puoi prendere un cavallo da corsa e mettergli la cavezza per fargli tirare il barroccio. Così non può andare. Del resto, ripeto, non è facile incastrare in una squadra le esigenze di chi deve vincere il Tour. Poi guarda, Van Aert per me - e te l’ho sempre detto - è il corridore perfetto per le squadre di Patrick Lefevere».
Comunque anche oggi s’è vista una volata incerta, senza un leader e senza uno schema tattico preciso.
«Guarda mi ha appena mandato un messaggio Mario Scirea. Te lo giro (lo riporto testuale: ‘Non c’è più nessuno che comanda le squadre e sa fare il lavoro che gli facevi fare tu ai tuoi gregari. Cipo leader si nasce’). Io ero una testa di c…. Però in squadra ho sempre preteso professionalità e le capacità di tutti. Più il rispetto reciproco anche con il personale. Ognuno aveva un ruolo preciso e tutti sapevamo cosa fare al millesimo di secondo. Ora le squadre come le intendevo io non esistono più e la cosa mi fa arrabbiare. Perché, parliamoci chiaro, i corridori non è che sono cambiati. Perché in salita li vedi che tirano, che mettono in fila il gruppo. In volata invece tutti allo sbando. Li vedi all’ultimo chilometro che devono ancora trovare la posizione. Noi si passava a settanta all’ora e con il gruppo così tirato che quasi potevi già fare l’ordine d’arrivo. Ora è un casino e arrivi ai 200 metri dove ancora non si capisce nulla e tutto può accadere».
Roglic caduto e fuori dai giochi?
«Sono finiti a terra per la poca correttezza tra corridori: nessuno ha avvertito. Lo avevamo già detto. Il casco graffiato in quel modo significa che Roglic ha preso una bella botta alla testa. Può diventare un ottimo gregario di Vingegaard. Ieri lo abbiamo già visto».