Oggi ne abbiamo viste delle belle. Dal Tour cominciano ad arrivare segnali importanti. Pogacar, che con un attacco tremendo sul Pas de Peyrol e una discesa a “tomba aperta” sembrava avere sferrato il colpo del k.o., è stato battuto. Vingegaard perde qualche secondo dalla maglia gialla in salita, si stacca in discesa, ma poi rientra con una progressione monstre sul Col de Pertus. In 4 km recupera 35 secondi al suo rivale, lo riacciuffa e vince. Jonas, come pensavamo, c’è eccome. La sua forma è in clamorosa crescita.
Così l’unica tappa sul Massiccio Centrale finisce con un colpo di reni. I due favoriti per la vittoria finale vanno persino al fotofinish. Con queste premesse immagino che Re Leone sia bello carico.
Mario, le prime parole di Vingegaard - tra le lacrime - sono state: «Questa vittoria per me significa davvero tanto».
«Dopo la caduta ha avuto davvero la paura di morire. Infatti ha spesso belle parole per la famiglia che gli è sempre stata vicino. Questo dimostra quanto questo atleta, durissimo e freddo in bici, sia nella vita normale una persona sensibile e dolce. Credo che questo lo avvicini ancora di più al grande pubblico. E con questa vittoria credo che lui e la Visma cominceranno a pensare che le cose potranno, per loro, andare nel verso giusto».
Dettaglio tecnico a mio avviso importante. Oggi Vingo ha corso con una doppia corona (52-39) mentre sul Galibier aveva usato una mono. Visto che il peso delle bici è regolamentato (minimo 6,8 kg) che senso ha privarsi della metà dei rapporti?
«Guarda io se fossi un corridore la monocorona non la userai mai a meno che sia una crono piatta. Non capisco il significato. Poi no, la catena con quegli incroci è impossibile che lavori bene. Ti racconto un aneddoto. Alla vigilia del mondiale di Zolder ebbi una discussione con Mike Sinyard, il grande capo di Specialized che forniva le bici alla mia squadra. Lui voleva che usassi le loro ruote, io gli risposi: ‘Ti ascolto, ma fino a un certo punto. Io qui corro con le Lightweight. Se anche mi danno solo lo 0,000001 di vantaggio io non ci rinuncio. Sono qui per vincere’. E Vingegaard è in Francia per provare a vincere il Tour. Poi alla Visma non è bastata la brutta esperienze di Roglic al Giro? Ti ricordi quando gli saltò giù la catena nella cronoscalata decisiva?».
Oggi il tema Pogacar credo sia un po’ complesso. Vediamo se siamo d’accordo. Primo punto: mi sembra abbia fatto un finale in calando. L’ho visto anche a bocca aperta. Inusuale. Potrebbe essere un problema di alimentazione?
«Ogni volta che Tadej ha una piccola debacle si pensa a una crisi di fame. Potrebbe avere speso troppo e lui, quando non ha la gamba piena, perde sicurezza. Oggi perché non c’era più terreno altrimenti credo che il danese avrebbe provato a staccarlo. Ma che qualcosa non andasse come al solito lo si era capito lontano dal traguardo quando, in salita, lui si apre a destra per andare a prendere un ciuccino dall’ausiliario a bordo strada. Poi si sfila e lo beve. Non è da lui. Non è una cosa che lui di solito fa».
Però non sembrava neppure tranquillo. Non sembrava il solito Pogacar.
«Non credo sia felice. Mi ha dato l’impressione di non essere a suo agio come al solito. Ho notato una cosa. Le salite con una certa pendenza, diciamo oltre il dieci per cento, non gli sono congeniali. A parte lo scatto che ha fatto quando è partito, lo si è visto anche oggi. Vingegaard è più scalatore. Più a suo agio sulle grandi pendenze. Detto questo Pogacar non ha perso il Tour e Vingegaard non l’ha vinto. Diciamo che adesso le quotazioni sono pareggiate».
Allo sprint Tadej - sulla carta nettamente favorito - non aveva più gambe. Partito da dietro, nella posizione ideale, s’è alzato sui pedali tre volte e per tre volte s’è dovuto risedere. Finito.
«Ci è arrivato affaticato, in riserva. Lo si vedeva anche come pedalava sulle ultime due salite che era in riserva. Jonas aveva un altro rapporto ed era molto più efficace. Poi, facci caso, quando Pogacar è stanco accorcia la posizione e si ruota verso destra. Quando è al massimo dello sforzo e cerca di ancorare in modo profondo la sua catena cinetica va in leggera torsione. Non siamo macchine perfette».
Anche la gestione tattica della corsa non mi ha convinto.
«La Uae è in una morsa. Non ha alternative. Non può mandare in fuga Almeida o Yates. Loro vogliono vincere con Pogacar».
Che cosa ne pensi di Ayuso? Oggi ha tirato per trecento metri poi s’è staccato. Circolano voci che sia molto ambizioso e che non voglia fare da gregario. Del resto anche sul Galibier il suo atteggiamento è stato chiaro tanto che venne ripreso in corsa da Almeida. Però Matxin, il responsabile tecnico cella Uae, prova molto affetto per lui.
«Ayuso non ha brillato. La sgridata del Galibier può avere avuto riflessi negativi. Sicuramente quello che è successo, e che tutti hanno visto, ha avuto ripercussioni all’interno del team. Ci saranno state discussioni e magari il ridimensionamento a gregario ha demoralizzato Ayuso».
Torniamo alla Visma. Van Aert - di cui un commentatore tv ha detto che “guida la bici in modo sublime” - in curva ha commesso un errore di distrazione enorme e s’è schiantato.
«Per me è incredibile. Arriva dal cross e certamente ha sensibilità e padronanza del mezzo, però è molto spesso per terra. La cosa mi sorprende. Potrebbe essere distrazione. Boh, qualcosa non quadra. Certo che un Van Aert al top della condizione, come credo sarà, nella terza settimana potrebbe essere decisivo a fianco di Vingegaard».
La chiusura oggi è extra-ciclistica. Mario qualche giorno fa, mentre si allenava, ha trovato e salvato una gatta con quattro gattini. Erano denutriti e malandati.
«Sono qui a Lucca. Ora li ha una signora che li sta curando. Si stanno rimettendo in forza. Adesso dobbiamo cercare qualcuno che ami gli animali e se ne prenda cura. Che li adotti. Sono bellissimi e dolcissimi».