In diversi arrivi del Giro Next Gen 2024 c’era un ragazzo in maglia General Store - Essegibi - F.lli Curia a battagliare, a fare a spallate, coi talenti delle squadre satellite del WorldTour. Lorenzo Peschi ha chiuso la sua settimana rosa con 3 piazzamenti in Top 10, 4° Borgomanero, 10° a Cremona e 6° a Zocca, il tutto dopo il podio conquistato alla Coppa della Pace. Toscano di Massa, classe 2002, l’obiettivo è chiaro e scontato: passare professionista.
Lorenzo, contento del tuo Giro Next Gen?
«È stato un bel Giro per me, senz’altro. Soprattutto se pensiamo al livello che c’era, in tantissimi avevano già un contratto firmato con una squadra WorldTour. La fortuna ha voluto che quest’anno ci sia arrivato nella condizione di forma giusta e alla fine sono riuscito a portare a casa quello che volevo».
Ne avevi già corsi due, si è alzato il livello in gruppo?
«Assolutamente sì. Credo sia stata la gara di più alto livello che abbia mai fatto. La velocità media è stata elevatissima e l’impostazione di gara è sempre più simile a quella professionistica. Della tipica corsa U23, in realtà, c’era poco».
E a te piace così?
«Il sogno di tutto il gruppo è quello di passare professionista, quindi prima ci abituiamo a fare questo tipo di corsa meglio è per noi».
Quanto migliorano il motore corse come queste?
«Tanto. Quest’anno mi sono rotto la clavicola a febbraio, per la seconda volta, e ho dovuto rinunciare alla Coppi&Bartali e al Giro d’Abruzzo, quindi il Giro è stata la prima corsa a tappe della mia stagione. Sono gare che ti fanno crescere e, quando vedi che riesci anche a competere, ti danno anche tanto morale».
Non disdegni nemmeno inserirti nelle fughe da lontano…
«A Zocca abbiamo fatto la prima ora a 54 km/h ma sono comunque riuscito a centrare la fuga, è stato un delirio. L’arrivo non era proprio adatto alle mie caratteristiche ma alla fine mi son portato a casa un discreto 6° posto, davanti a un corridore come il campione francese Noa Isidore che ha già vinto anche tra i professionisti. Ci avevo provato anche a Pian della Mussa, ma lì non stavo un granché bene».
Le tappe sono state vinte tutte da formazioni satellite WorldTour. Quanto è difficile farsi largo per una realtà più piccola come quella della General Store?
«Ovviamente molto, ma credo che come squadra abbiamo lavorato estremamente bene per cercare di essere all’altezza di questi squadroni. Già il fatto di aver corso in Slovenia a inizio anno, e poi a Circuit de Wallonie e Flèche Ardennaise a maggio, ci ha permesso di sapere a cosa andavamo incontro. Rispetto all’anno scorso abbiamo fatto un passo in avanti».
Cosa è cambiato?
«Innanzitutto direi il mezzo meccanico (pedalano su bici Specialized, ndr), dal punto di vista della componentistica c’è stato un netto miglioramento, poi anche il fare ritiri in altura ben mirati ci ha aiutato, anche se io ho dovuto saltare quello in Spagna per infortunio. E poi anche in termini di staff siamo più seguiti, abbiamo il nutrizionista, due massaggiatori, il medico. Io mi son pigliato una bronchite prima del Giro e avere un medico al mio fianco è stato sicuramente utile per riprendermi nel giro di un paio di giorni».
Prossimi impegni?
«Ora farò Campionato Italiano, Trofeo Città di Brescia, il Sibiu Tour coi professionisti e poi andrò sul Sestriere per preparare la seconda parte di stagione».
Insomma, il calendario rimane di ottimo livello.
«Sì, e devo dire grazie alla squadra. Ci sta facendo fare tante esperienze all’estero che invece altre formazioni italiane non riescono a fare. Sono palcoscenici importanti e se riesci a metterti in mostra lì le chances di passare professionista aumentano. Per questo dopo il bel Giro voglio dare continuità anche al Sibiu».
Ecco, a proposito, il professionismo. Quante chances ti dai di passare?
«Eh bella domanda. Io credo che dopo il Giro sia più un obiettivo che un sogno. L’unica cosa che posso fare è continuare a lavorare senza pensarci troppo. Al momento non ci sono stati contatti concreti, ma resto fiducioso. Nessuna ansia, anzi mi spinge ad alzare sempre più l’asticella. Non è un caso che dopo il Giro non mi sia fermato, sono rimasto concentrato. L’obiettivo è lì, chiaro davanti a me».
Se dovessi convincere una squadra a sceglierti, cosa diresti?
«Sono un uomo squadra, in corsa e fuori. Credo di avere caratteristiche da corridore moderno, tengo in salita e sono competitivo in una volata ristretta. E poi parlo le lingue, inglese e spagnolo, mi sono diplomato al Liceo Classico col massimo dei voti e ora sto studiando Scienze della Comunicazione all’Università di Pisa. Sono uno che impara!».
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