Il Giro d’Italia torna a Sappada 37 anni dopo la guerra tra Stephen Roche e Roberto Visentini, compagni di squadra alla Carrera. Il ciclismo è sport individuale o di squadra? Se lo chiesero in molti il 6 giugno 1987 dopo la Lido di Jesolo-Sappada del Giro d’Italia. Allora Sappada era nella Regione Veneto, mentre ora fa parte del Friuli, e la tappa (era la quindicesima delle 22 complessive) di 224 chilometri con scorpacciata di salite la vinse il bravissimo olandese Johan Van Der Velde della Gis.
Ma fu ciò che avvenne alla spalle di Johan a suscitare enorme scalpore. E’ la tappa in cui l’irlandese Roche conquistò la maglia rosa strappandola al coequipier Visentini, bresciano do Gardone Riviera. Il corridore nato nel 1959 a Dublino mantenne il simbolo del primato fino al termine di quel Giro. L’edizione 1987 della corsa rosa terminò il 13 giugno con una cronometro Aosta-Saint Vincent di 32 chilometri.
Quell’ anno la Carrera del manager bresciano Davide Boifava era la squadra più forte al mondo. Aveva uomini formidabili per tutte le grandi corse in linea e a tappe, oltre ad un Claudio Chiappucci ancora in rampa di lancio. C’era Visentini trionfatore del Giro d’Italia 1986 e Roche, alla sua seconda annata in Carrera, pronto a lasciare il segno presumibilmente al Tour de France.
Il Giro ’87 cominciò con un cronoprologo a Sanremo dominato da Visentini. Nel giorno successivo ci furono due semitappe ovvero quella in linea con epilogo a San Romolo vinta da Erik Breukink, nuova maglia rosa, e la cronodiscesa dal culmine del Poggio a Sanremo in cui il tempo migliore lo ottenne Roche. L’irlandese non indossò la maglia rosa (rimase a Breukink), si accontentò del successo di tappa. Nella quarta giornata la Carrera vinse la cronosquadre Lerici-Lido di Camaiore, 43 chilometri, e Roche balzò al comando della classifica.
In Casa Carrera tutto filò liscio fino alla cronometro da Rimini a San Marino, tredicesima tappa, con Roby Visentini in giornata super. Il bresciano figlio di un noto imprenditore nell’ “arte del ricordo” andò fortissimo sui pendii del Monte Titano conquistando il successo di tappa e spodestando Roche dal vertice della classifica. Quella di Stephen era stata una sconfitta, non una disfatta, e nel clan Carrera tutti erano comunque felici. Ci si augurava che a prevalere fosse la geopolitica, con l’italiano Visentini trionfatore per il secondo anno al Giro e Roche pronto a mostrare gli artigli al Tour de France. Ma non fu così.
Quarantotto ore dopo ci fu appunto la Lido di Jesolo-Sappada in cui l’irlandese andò all’attacco due volte, in netta contrapposizione con le strategie della vigilia. Roche s’involò una prima volta sulla discesa dalla Forcella di Monte Rest unitamente al trevigiano Salvador, però li riacciuffarono. Stephen diede la botta decisiva alla maglia rosa Visentini in seguito all’allungo dell’irlandese risposero in modo propositivo Lejarreta, Van Der Velde, Millar, Philip Anderson, Bernard. Tutta la Carrera si mise a tirare per riprendere Roche , “strano coequipier “. Tutti tranne Eddy Schepers, il gregario belga che con Roche era d’accordo.
“Io e Ghirotto – garantisce Claudio Chiappucci – abbiamo fatto l’andatura all’inseguimento di Roche. Io in particolare mi attenevo alle disposizioni di Boifava: ero il giovane della squadra, stavo dove mi mettevano. Boifava aveva detto a Ghirotto di farmi tirare”.
Il guaio è che negli ultimi chilometri compresi quelli della cima Sappada andò in crisi Visentini che all’ arrivo accusò notevole distacco: 6’50” da Van Der Velde, 5’54” da Roche. Van Der Velde era il vincitore di un tappone ma venne travolto dall’onda di cronisti che cercavano Roche, Visentini e soprattutto Boifava che per forza di cose fece finta di fare il pompiere. Il toscano Waldemaro Bartolozzi manager della Gis era su tutte le furie: “Ho Van Der Velde che ha vinto una tappa storica però nessuno ne parlerà, tutti lo evitano. Vanno tutti da quelli della Carrera. Io vinco con un mio corridore la tappa più bella e sui giornali ci vado di striscio”. Nel caos post-tappa Boifava apparentemente finse contentezza diplomatica. “Ho Stephen Roche maglia rosa- esclamò Boifava-, è della Carrera. L’importante è che la Carrera vinca il Giro, non importa con chi”. Visentini aveva la faccia di uno che ha sbattuto contro un tir: “Questa sera Roche va a casa !!”, urlò il figlio dell’impresario funebre. L’irlandese si difese così: “A me hanno sempre detto di aiutare Visentini al Giro e poi di andare al Tour per vincerlo. Ma Visentini al Tour a fare il gregario non ci vuole venire, dice che in luglio andrà al mare. Perché io dovrei sacrificarmi per lui ? ”. Chiappucci puntualizza: “E’ vero, Visentini nei giorni precedenti manifestò l’intenzione di correre solo al Giro, niente Tour. Roche aveva anche più dialettica, era affabile coi compagni di squadra. Roberto Visentini era più chiuso”.
Sulle Dolomiti nel clan Carrera si stentò a gestire la pace armata tra i clan di Visentini e Roche negli ultimi giorni del Giro. Il 7 giugno ci fu la Sappada-Canazei, altro tappone dolomitico con Van Der Velde trionfatore e il fuoco di polemiche e attenzioni attorno a “Visenta” e all’irlandese. Ed inevitabile nuova arrabbiatura di Waldemaro Bartolozzi: “Una doppietta sulle Dolomiti non può passare in secondo piano !”. Logicamente i tifosi italiani si schierarono col bresciano di Gardone e nelle ultime tappe Roche venne colpito anche con pugni e sputi. La Carrera stentava a fornire aiuto a Roche nelle giornate finali e così l’irlandese di fede cattolica si fece aiutare dalla Panasonic di Millar e Philip Anderson. Visentini quel Giro non lo concluse; svuotato nel morale e dolorante ad un polso per una caduta nella tappa di Pila (Aosta) si ritirò. Roche si creò un pizzico di simpatia attorno grazie al successo nella cronometro conclusiva in Valle d’Aosta. “Peccato per Visentini, però Roche è forte, ha meritato la vittoria nel Giro”, dissero in molti.
A quel punto le strade di Visentini e Roche dovevano separarsi. Roche andò al Tour de France scortato da una Carrera priva di Visentini. Stephen riuscì a vincere il Tour de France e poche settimane dopo anche il Mondiale in Austria, pur correndo la gara di Villach praticamente da solo contro Nazionali che erano autentiche corazzate, Italia compresa. Roche riuscì a trionfare quell’anno in Giro d’Italia, Tour de France, Campionato del Mondo: roba da Eddy Merckx.
“Roche – continua Chiappucci, che nel 1987 non aveva ancora il soprannome di “Diablo” – mi propose di andare con lui e Schepers alla Fagor nel 1988. Benchè al Tour de France ’87 io non avevo partecipato. Rimasi comunque alla Carrera”.