Il primo ad apparire è Felice Gimondi: maglia Bianchi, mani strette al manubrio, il simbolo della volontà. Dopo di lui – dopo di lui!, dopo! – c’è Eddy Merckx: maglia iridata, braccia al cielo, il gesto del trionfo.
Ecco Fausto Coppi: un uomo solo, solo comunque e dovunque, chino sui pedali, in salita, accanto a lui un tifoso esulta, salta, gode.
Poi Virginio Pizzali, Ottavio Bottecchia e Franco Pellizotti, eroi del territorio: Pizzali, che andava come una moto dietro le moto, su pista, e Bottecchia, che andava come un mulo sulle mulattiere, su strada, a chiamarle così, e Pellizotti, che ha avuto i suoi momenti di gloria.
E i duelli, e i duellanti, e i dualismi: Coppi e Bartali, così divisi in corsa, così uniti dalla borraccia; Pantani e Armstrong, cioè il Pirata e il Texano, dall’altare alla polvere; Contador e Scarponi, prima che la giustizia sportiva cancellasse Alberto dal podio del Giro, prima che l’ingiustizia umana eliminasse Michele dalle strade della vita; Moser e Saronni, che non si sono mai amati, né prima né durante e neanche dopo, viva la sincerità.
Mortegliano s’illumina di corridori e corse, di scalatori e velocisti, di Giri d’Italia. Città di tappa, sede della partenza mercoledì 24 (sede di arrivo sarà Sappada), ha riunito protagonisti di ieri e l’altroieri. In un video. Magico. Il paese – neanche 17 km da Udine, cinquemila abitanti, ospita il campanile più alto d’Italia (113,20 metri) – è arredato di giganteschi quadri con le fotografie dei campioni del ciclismo. Un miracolo reso possibile solo grazie a tecniche digitali e fantasie letterarie. Ma così, a prima vista, sembra tutto vero.
Che bello se fosse veramente vero (si può dire?, si può dire). La piazza del municipio, le vie del centro, la piazzetta dove il negozio di biciclette (vendite, riparazioni e soprattutto collezioni) di Renato Bulfon è diventato un punto di passaggio, un punto di riferimento, un punto esclamativo. Sui muri dei palazzi, eccoli, come se fosse un album di figurine, o una galleria d’arte, o un pantheon.
Mortegliano (come tanti altri paesi sulle strade del giro, come Cento e Martellago, ma anche solo sfiorati dal Giro, come Tagliacozzo) accoglierà la corsa e i corridori dopo incontri letterari e pedalate cittadine, dopo mostre di bici e maglie, dopo vetrine addobbate e intonate, dopo prodotti a chilometro zero e con etichette rosa. Perché la scia del gruppo non evapori in un solo mattino, ma ci accompagni, già, nel ricordo e, sia pure, nella nostalgia.