Campionati italiani di velocità professionisti, quelli del 1964, il 24 luglio, al Vigorelli. Antonio Maspes contro Sante Gaiardoni. Maspes li aveva già conquistati 11 volte in 14 anni (più due secondi e un terzo posto), Gaiardoni una volta (più tre secondi posti). Maspes aveva 32 anni, Gaiardoni 25. Maspes, milanese, giocava in casa, Gaiardoni, veronese milanesizzato, nella sua seconda casa. Però entrambi correvano in casa, perché il Vigo era la casa, anzi, il tempio, anzi, il paradiso di tutti i pistard. Ma con una differenza decisiva: per Maspes era la prima casa, per gli altri la seconda.
Maspes gareggiava per la Ignis, Gaiardoni per la Termozeta. Maspes pedalava su una Masi, Gaiardoni su una Dei. In semifinale Maspes aveva battuto Valentino Gasparella in due prove, e anche Gaiardoni, nell’altra semifinale, in due prove aveva superato Beppe Beghetto. Nella finale, una finalona, una finalissima, vinse Gaiardoni.
Gino Sala sull’Unità: “La pista ‘magica’ ha tradito il vecchio sprinter che è stato sconfitto in due prove, chiaramente nella prima e clamorosamente nella seconda. Gaiardoni ha dominato nettamente il rivale, fin troppo nettamente, diremmo. Un guizzo negli ultimi metri ha portato Sante vittorioso nella gara numero uno e quando tutti davano per scontata la ‘bella’, ecco di nuovo Sante alla ribalta e Maspes che desiste dopo la partenza-razzo del rivale. Maspes è finito k.o., o meglio ha perso male. Qualcuno ha persino sollevato il dubbio che il milanese abbia rinunciato al titolo italiano per avere vita meno difficile ai mondiali. La cosa può far ridere se pensiamo alla rivalità fra i due contendenti. Ma questa rivalità è tutta vera o in parte è fasulla? Intanto il vecchio e il giovane continuano a recitare la loro parte da attori consumati. Dice Maspes: ‘Nella gara numero due si è sfilato il rocchetto, ho pedalato a vuoto e Gaiardoni mi ha piantato. Comunque complimenti al vincitore. Sante è fortissimo e ciò mi sprona a prepararmi con la massima serietà per batterlo ai campionati del mondo’. Gaiardoni: ‘E’ inutile che vada in cerca di scuse. Avete visto come l’ho sistemato. Nella prima prova l’ho preceduto di misura e nella seconda ho cambiato tattica sorprendendolo mentre abbozzava il surplace’”.
La fotografia dell’arrivo di Gaiardoni e Maspes, separati di qualche centimetro e da gigantesca rivalità, nella prima prova di quella finale di quasi sessant’anni fa, campeggia nella Trattoria Prestino Posteria Santoro, Arcangelo Santoro il padre, Antonio Santoro il figlio, a Gudo Gambaredo, una frazione di Buccinasco, alle porte (sud) di Milano. Un piccolo mondo antico, un grande tuffo nel passato, tovaglie a quadretti, tavoli all’aperto e sotto il pergolato nella bella stagione, parcheggiati trattori e mietitrebbia invece di Smart e Suv, gioco delle carte e lettura dei quotidiani, tanto che i telefonini qui neanche prendono, menu autunno-inverno e primavera-estate come se fossero collezioni del pret-à-porter, risotto ai funghi e risotto al limone a scandire le stagioni dell’orto.
Arcangelo andava controcorrente: teneva a Gaiardoni. E fino all’ultimo il Gianni (così gli amici, Maspes compreso, chiamavano il Sante) veniva qui, accolto come un vecchio re senza più lo scettro ma sempre maestoso nella sua figura e nel suo incedere, in esilio dal Vigorelli ma sempre presente nei ricordi e nei racconti, nonché in quella fotografia in bianco e nero, incorniciata e appesa, a ribadire un’appartenenza, uno schieramento, un partito, una fede. E una convinzione: era il più forte, e se non il più forte, era il più potente, e se non il più potente, era il più esplosivo. E se non era niente di tutto questo, ma lo era, ma lo era, qui Gaiardoni era il padrone di casa. Maspes possedeva il Vigorelli? Gaiardoni dominava la Trattoria Prestino Postino Santoro.