In gruppo lo si riconosce subito: 189 cm per 85 kg di muscoli. Gleb Syritsa è uno di quei corridori che incute timore solo a guardarlo, non solo per la sua stazza ma anche per i lineamenti duri e fieri dell’est europa. In realtà, però, è un ragazzo piuttosto timido ed educato, il classico apparentemente duro, che però in fondo è un tenerone.
Il giovane velocista dell’Astana Qazaqstan è al primo anno tra i professionisti e oggi, a Kota Bharu, seconda tappa del Tour de Langkawi 2023, ha colto la sua seconda vittoria da professionista. La seconda l’aveva centrata sempre qui in Malesia, un anno fa: «Speravo di riuscire a vincere di nuovo e ce l’ho fatta, grazie a una grande squadra - ha detto Syritsa -. Ieri sono partito troppo presto, oggi ho preferito aspettare, piazzandomi a ruota del treno della Tudor e sono uscito molto forte negli ultimi 100 metri. Ora non voglio fermarmi, punto a vincere qualche altra tappa e la maglia arancio della classifica a punti».
Il suo fisico non mente, Gleb è un ottimo pistard, campione del mondo nell’inseguimento a squadre tra gli junior e 5 volte campione europeo nelle categorie giovanili. Da qualche anno, però, sgomita per farsi largo su strada. Gli italiani più attenti se lo ricorderanno per il doppio successo alla Vicenza-Bionde e le vittoria a Circuito del Porto e Trofeo Bottecchia tra gli U23 quando militava in maglia Lokosphinx. «Avevo 11 anni e andavo spesso al parco in scooter. Quello che poi sarebbe diventato il mio allenatore mi ha detto “perché non ci vai in bici?, così ho cominciato ad usarla sempre più spesso ed è diventata il mio sport. Le prime gare le ho fatte in velodromo».
Quest’anno è stato soprattutto di gavetta, ma il potenziale c’è sicuramente e anche i veterani della formazione kazaka potranno aiutare a tirarlo fuori: «Per forza di cose ora mi sono specializzato molto sulla strada, anche perché in pista si corre con la Nazionale, e sappiamo bene che come Russia non ce la passiamo benissimo. Ma ho avuto la fortuna di trovare una squadra straordinaria come l’Astana Qazaqstan che mi sta dando la possibilità di testarmi in tante corse. E poi ci sono corridori come Bol e Cavendish dai quali sto imparando davvero tanto. Mark dieci anni fa lo guardavo in televisione vincere, ora ce l’ho affianco. Davvero incredibile».
Non solo volate però, Gleb punta a completarsi come corridore: «Il mio sogno è Parigi-Roubaix, ma anche le grandi classiche del Belgio, il pavè mi piace e voglio migliorare. Poi, ovviamente, da corridore veloce il desiderio di conquistare la maglia verde al Tour de France c’è sicuramente».
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