L'attesa che sale sotto il sole per il primo podio del weekend tricolore di Darfo Boario, lo speaker che chiama un'atleta che al traguardo è arrivata quarta, la stranezza nel vedere una maglia lombarda anziché le due che hanno chiuso dietro alla vincitrice solitaria Carretta. E poi un pianto, a pochi metri di distanza dall'area delle premiazioni. Quello di una ragazzina nata a venti chilometri dalla location di questi campionati italiani, che ha preso di petto la corsa delle Esordienti 1° anno ed è giunta seconda, vincendo la volata per l'argento.
È la disperazione fanciullesca di una Nina Marinini che dopo l'arrivo, al posto di fiori e medaglia, ha ricevuto l'amaro verdetto della giuria: la sua bici ha un rapporto da Allieva, non conforme ai regolamenti attualmente in vigore per la sua più giovane categoria. In una parola sola: squalifica. Ineccepibile, perché perfettamente oggettiva; immeritata, poiché dipendente da fattori esterni e non da lei, che però inevitabilmete la subisce.
Ed è su quei fattori esterni che s'inserisce un episodio che ci sentiamo di rimarcare dalla giornata di ieri. Due ore esatte dopo il piccolo grande dramma giunge una nota di Roberto Bicelli, presidente della Biesse Carrera: perché agli italiani si corre per rappresentative regionali, quindi la classe 2010 di Sovere ha difeso i biancoverdi colori della Lombardia, ma è il proprio club a fornire la bicicletta. Queste le parole diffuse da Bicelli: "Purtroppo, con grande rammarico abbiamo visto sfumare questa prestigiosa medaglia tricolore con Nina. A seguito di un clamoroso errore dello staff tecnico, la nostra giovane atleta è risultata avere un rapporto non corretto per la categoria e di conseguenza è stata squalificata. Ci scusiamo di cuore con tutti gli appassionati, con chi ci segue costantemente e con tutti i nostri sponsor per questo spiacevole episodio".
In un Paese nel quale uno degli sport nazionali, altro che ciclismo, è il rimpallo delle responsabilità e delle colpe, la rapida chiarezza d'intervento del team Biesse Carrera non cancella l'erroraccio ma lo troviamo un gesto degno di nota. Di merito.
(foto Rodella)