L'ORA DEL PASTO. SI VA IN BICI PER CAPIRE, IMPARARE E RESTARE CUORE A CUORE CON LUI

LIBRI | 25/06/2023 | 08:07
di Marco Pastonesi

Si va in bici per salute o per sport, per svago o per vocazione, per passione o per professione. Si va in bici per allenarsi o per dimagrire, per conoscere o per scoprire, per esplorare o per ascoltare. Si va in bici per andare o per tornare, per girare o per correre, per inseguire o per fuggire. Si va in bici per piacere o per dovere, per esigenza o per urgenza, per un bisogno o per un sogno.


Francesco Cavallaro va in bici per cercare. Per cercare Dio. E lo ha trovato, e lo trova. Non in un libro o in una chiesa, non in un confessionale o su un inginocchiatoio, non in una preghiera o in un salmo. E lo ha trovato, e lo trova, più facilmente, su un tornante, in un orizzonte, magari a occhi chiusi. E dopo “Ciclisti di Dio” (Ultra, 2022), ecco “In bici” (Ultra, 160 pagine, 14,50 euro). Come nel sottotitolo: due ruote, la montagna, la vita.


Si va in bici per sentirsi Pantani o Nibali, per reincarnarsi cerbiatto o stambecco, per immaginarsi alato o aeronautico. Si va in bici per disintossicarsi o per espiare, per scaricarsi o ricaricarsi, per analizzarsi o semplificarsi. Si va in bici per stimarsi o misurarsi, per fidarsi o affidarsi, per pregare o credere.

Francesco Cavallaro va in bici perché le salite sono ascese e ascensioni, esami di coscienza e prove di coraggio, sfide alle pendenze e alle tentazioni, per esempio alla tentazione di cedere. Può succedere sul Grappa o sul Rolle, “non esiste un posto migliore di un altro dove restare cuore a cuore con Lui, rifugio nel quale deporre, disarmati e in ginocchio, le nostre paure, insicurezze, incertezze, divisioni interiori”.

“In bici” è il tentativo di coniugare la vita di tutti i giorni a quella eterna, la pratica della bicicletta al mistero della fede, la fragilità di un uomo all’onnipotenza di Dio. Francesco Cavallaro ammette che “non mi è possibile racchiudere in un libro la mia storia con la bicicletta per spiegare l’uomo che sono e che, a Dio piacendo, sarò nei prossimi anni”. Però lo fa, salita dopo salita, pensiero dopo pensiero, emozione dopo emozione. Fra momenti di illuminazione e altri di buio. Arriva per ripartire. Alla ricerca di altre risposte. “Ogni volta affronto una salita come se fosse l’ultima”. Non per metterci un minuto di meno. Ma perché “in Paradiso guarderò, guarderemo, i monti da un’altra prospettiva, dall’alto in basso”. Finché “faccia a faccia con Dio, saremo lieti in eterno”.

Si va in bici per imparare.

 

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