È un nome, un volto improntato costantemente al sorriso, però sconosciuto anche per i più assidui operatori e frequentatori del ciclismo professionistico italiano, quello di Lucia Vandone.
È persona oltremodo a modo, come si suole dire, ben conosciuta però e plebiscitariamente apprezzata per doti professionali e umane, soprattutto nell’ambito del comparto ciclistico di RCS Sport, dove esercita la sua professione di traduttrice (e non solo), per i comunicati ufficiali, di vario genere, che originano dal “van” rosa-grigio “Gazzetta” che, da oltre 20 anni, ben portati comunque, staziona nelle immediate vicinanze del Quartiertappa del Giro d’Italia e delle altre classiche rosa.
È il van condotto e curato con unica “devozione” fino a due anni fa, da Giuseppe Santucci, per il quale non è fuori luogo scomodare l’aggettivo mitico come per Angelo Morlin, tuttora in attività, devozione che riservava anche a tutti coloro che nel van (guai a chiamarlo furgone…) lavorano. Un ruolo già interpretato dal compianto Mario “Mariett” Cislaghi fino all’inizio degli anni 2000, poi da Beppe Santucci e, dallo scorso anno, rilevato da Armando Cortellini, già più giovane collega di Beppe Santucci all’ATM, l’azienda del trasporto pubblico milanese dove aveva lavorato anche Mario Cislaghi, lungo la direttrice Abbiategrasso-Milano e ritorno.
Torniamo a Lucia Vandone, comasca d’origine, che non ha ritrosia alcuna a dichiarare i suoi giovanili 41 anni, che abita in Brianza, quella monzese, a Giussano precisamente. Nell’attività professionale è una traduttrice “free lance”, inglese e francese le lingue principali, con conoscenza pure di altre, comunque, con laurea magistrale conseguita allo IULM di Milano e perfezionate nella specializzazione biennale alle Scuole Civiche meneghine. Oltre all’attività con RCS Sport, anche per la traduzione dei vari testi tecnici e regolamentari del pre-gara, svolge il suo lavoro di traduttrice soprattutto nell’ambito dei testi di medicina e farmacologia dove, comprensibilmente, la precisione è fondamentale.
Il suo avvicinamento al ciclismo di RCS Sport ha, quale pronube, Isabella Negri, collega traduttrice e amica, sulle medesime lunghezze d’onda, che già da cinque anni circa collaborava, come tuttora, con le corse rosa e pure altro quale “voce” internazionale di Radio Informazioni, sulla vettura dello studio mobile pilotata con perizia dal veterano Gianni Seghetti e, al suo fianco, Virgilio Rossi per le emissioni in italiano.
E le due amiche interagiscono, sovente – per non dire sempre -, nei vari momenti concitati del dopocorsa in perfetta sinergia, secondo le esigenze tecnicamente e tecnologicamente prospettate e sviluppate dall’adeguamento alle tecnologie multimediali, con collegamenti a distanza, messi a punto dopo le vicende del Covid.
Al suo esordio il lavoro sul van era coordinato da un altro veterano, conoscitore delle diverse esigenze, calmo, educato, preciso, come il padovano Pino Lazzaro, che aveva esercitato il ruolo per diversi anni con applicazione, competenza e passione trasmessa ai vari collaboratori il cui lavoro ruotava nell’area, interna e pure esterna, del van.
Un veterano del van è il milanese Ugo Novelli, nativo di Pontremoli, agente della polizia locale di Milano, il cui piglio professionale deve fare i conti con il matriarcato, dolce ma resiliente, di Lucia Vandone e di una “new entry” abruzzese, Latifa Benharara, la cui figura e valenza anche ciclistica è stata illustrata qualche giorno fa, su questo sito dal caporedattore Paolo Broggi, da par suo. E fra le due signore – qui rappresentate in foto all’arrivo di Bergamo in uno dei rari momenti di libertà dal van - è scattata immediatamente la scintilla dell’empatia sinergica, della piena collaborazione e forte amicizia, in piena identità d’atteggiamento e vedute, proprio da “amiche veterane”.
E la “quota rosa” delle corse rosa (tautologia voluta) comprende pure molte altre figure e professionalità di rilievo, in diversi settori.
È un lontanissimo ricordo, oramai e fortunatamente, un vecchio articolo dei regolamenti di corsa che, ancora agli inizi degli anni 1980, espressamente recitava “Non possono seguire la corsa persone di sesso femminile, a meno che non vi abbiano funzioni riconosciute dagli organizzatori, e persone di minore età”.
Altri tempi.