In maglia rosa c'è Thomas e nessuno può negare che se la sia pure meritata: come dice Damiano Caruso, sicuramente uno dei più lucidi nel piazzale dei pullman, “la tappa del Bondone è molto leale e sincera, ha messo tutti al loro posto”. Ma ai piedi delle montagne decisive, mi sembra a dir poco doveroso segnalare anche la maglia rosa a squadre: non mi interessano i punteggi ufficiali, per me la migliore finora è la Uae.
E' la squadra di Pogacar, come fanno altre potrebbe vivere di rendita sul talento del suo leader, concentrandosi esclusivamente su di lui. Ne avrebbe buoni motivi e pieno diritto: dico Pogacar, non un pisquano qualunque. Basta guardarsi in Giro: ci sono team di prima fascia che mandano qui formazioni improbabili, tenendo tutti quelli buoni in fresca per il Tour, anche se per il Tour non hanno in squadra neanche una metà di Pogacar.
L'Uae ha Pogacar, farà di tutto per rivincere il Tour con Pogacar, eppure sta facendo seriamente un signor Giro. La squadra ha corso fino a Caorle in modo praticamente perfetto: senza sprecare una caloria, coperta quando non serviva scoprirsi, scoperta solo con uno scopo serio e preciso. Strada facendo ha già vinto tre tappe, benchè non sia questo l'obiettivo principale dell'avventura. La vera missione è vincere a Roma con Almeida. E anche qui, siamo sul filo della perfezione. Il portoghese si è mosso a lungo nell'ombra, come se non ci fosse, senza dare nell'occhio: gliel'avessero permesso, sarebbe andato in Giro con occhiali e barba finta, dichiarandosi al massimo transennista.
Eppure, ad occhi più attenti, il suo disegno è apparso da subito tremendamente efficace: buone le cronometro, magistrale il primo attacco vero, nella prima tappa vera, salendo al Bondone (parentesi: la popolazione sentitamente ringrazia per il gesto umanitario con cui ha svegliato tutti quanti dal grande sonno).
Vincerà il Giro, Almeida? Vai a saperlo, non siamo qui a fare i Maghi Otelma. Però già da adesso si può riconoscere un fatto concreto: ha cominciato a vincerlo nel modo giusto, facendo la cosa giusta. Ad assisterlo, una squadra esemplare, che nelle tappe di libertà sa proporre il solista e nella tappe cruciali diventa un blocco unico, diciamo pure un solista corale, se è permesso l'ossimoro. Quell'Ulissi che va in fuga sul Bondone e poi aspetta il capitano per la spaventosa tirata di un chilometro più di tutto riassume il senso e lo spirito.
E allora, anche se non siamo nel calcio, in cui il mister sembra artefice solitario di tutti i successi e di tutte le rovine, rendiamo atto anche qui, nello sport individuale per definizione, ai grandi direttori d'orchestra Uae. Baldato, Guidi, Marzano, i tre dell'ammiraglia che guidano e consigliano, incitano e consolano, governano e informano, possono ben dire di aver fatto fino in fondo il loro lavoro. Non hanno qui Pogacar, ma tutte le mattine si alzano dal letto come se ci fosse, con la stessa serietà e la stessa passione.
Poi il Giro andrà come deve andare, Almeida può vincere e può perdere, ma niente cambierà sulla bilancia del giudizio globale. I signori degli Emirati possono ben dire di aver speso bene i soldi del loro investimento. Anche senza Pogacar, hanno qui tutta gente da Pogacar.