Tadej Pogacar non ha dubbi e per lui la maglia più bella di tutte è quella arcobaleno, con scritto sopra UAE. Lo sloveno, che ha già conquistato due Tour de France, sa quanto sia importante conquistare la maglia gialla della Grande Boucle, ma ammette anche che quella di Campione del Mondo ha un fascino completamente diverso. «Al Mondiale hai solo una freccia nell'arco. L'attacco che decidi deve essere quello giusto ed è anche per questo che è una gara così unica, perché sai che non puoi sbagliare».
Pogačar è consapevole che domenica sarà una gara difficile, dove il tempismo per scegliere l'attacco giusto sarà determinante ed è per questo che ultimate le gare in Canada, dove ha vinto a Montreal, è volato direttamente in Australia. Pogačar ha dimostrato più volte di essere bravissimo anche nelle gare di un giorno e nel suo palmares ci sono due Classiche Monumento: il Giro di Lombardia e la Liegi-Bastogne-Liegi, e la scorsa primavera ha vinto anche la Strade Bianche. Tante vittorie importanti per lo sloveno, che però non è mai riuscito ad entrare nella top ten di un Mondiale.
«E’ vero che posso far bene nelle gare di un giorno, ma di certo non sono uno specialista. Tutto ciò che è inaspettato, mi piace e il Mondiale è proprio una corsa così, dove non sai mai cosa può accadere. Devi sempre correre dei rischi e vedere come andranno le cose durante la giornata. Non sai mai cosa aspettarti».
Per Tadej Pogačar, la chiave di un Mondiale è nel momento in cui decidi di fare la tua azione, perché se sbagli quel momento sicuramente non avrai possibilità di vittoria. «Al Mondiale di Imola avevo attaccato troppo presto. In quel momento, mi aspettavo che qualche altro corridore venisse con me, ma quando ho visto che nessuno aveva reagito al mio attacco, sono andato comunque avanti. Peccato, avevo le gambe forti e quella è stata sicuramente una lezione importante».
Per la Slovenia, il miglior risultato nella prova iridata, rimane ancora quello di Andrej Hauptman che 21 anni fa è salito sul podio di Lisbona, ma adesso Pogačar vuole donare alla sua nazione la maglia più importante del ciclismo. «Non abbiamo una squadra numerosa come altre nazioni che correranno con otto corridori. Ma questo non ci mette pensiero, perché il percorso sarà duro per tutti. Io farò del mio meglio e cercherò di trovare il momento migliore per attaccare e vincere il Mondiale».
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