Simon Clarke ha realizzato il suo sogno. L’australiano della Israel-Premier Tech, che lo scorso inverno era ancora senza contratto ed è tormatoin sella grazie alla fiducia che gli è stata data dal suo nuovo team, ha realizzato il suo sogno più grande: vincere una tappa al Tour de France.
«Quando ci sarà il secondo giorno di riposo, sarà il mio compleanno e avrò 36 anni – ha detto Clarke dopo la vittoria ad Arenberg -. Sono venuto in Europa quando avevo sedici anni e quindi sono vent'anni esatti che inseguo il mio sogno. E ora l’ho realizzato».
Il futuro di Clarke lo scorso inverno era ancora molto incerto, perché l’australiano che correva con la Qubeka era rimasto senza contratto e solo quando la stagione stava per ripartire ha ricevuto la chiamata della Israel-Premier Tech. «In inverno non avevo ancora una squadra, ma la Israel-Premier Tech mi ha voluto dare una possibilità. Questo mi ha cambiato, facendomi vedere la realtà in un modo diverso e spingendomi ad ottenere sempre il massimo come ciclista, a cogliere ogni opportunità che si presentava. Nelle prime tappe ho corso per la squadra, ma stamattina il mio direttore sportivo ha detto che questa sarebbe stata la mia giornata per andare in fuga».
Clarke è riuscito ad entrare nella fuga di giornata, insieme a Magnus Cort, Edvald Boasson Hagen, Alexis Gougeard, Taco Van der Hoorn e Neilson Powless. Nel finale, nonostante i tanti tratti di pavè che hanno consumato le ultime energie dei corridori, la vittoria è stata decisa da uno sprint a due, tiratissimo. «A 50 metri dalla fine la differenza con Taco era ancora grande e avevo i crampi alle gambe. Ma ho resistito, sapevo quello che dovevo fare e ho pregato di riuscirci... Ancora non riesco a credere a quello che ho fatto».
Nonostante i crampi e la paura di vedere svanire la vittoria, Clarke è riuscito a mantenere i nervi saldi e ad avere la giusta lucidità per gestire lo sprint. «Quando Powless è partito, speravo che altri corridori si facessero prendere dal panico prima di me. Ho anche dato un po' di spazio a Boasson Hagen, sperando che rispondesse. Lo ha fatto e poi sono riuscito a seguirlo. Taco poi è andato via a 350 metri dal traguardo, io ho pensato che c’era ancora tanta strada da fare per arrivare e che mancava troppo al traguardo. Nonostante tutti questi pensieri, ho deciso di partire e sono riuscito a superare Taco. Questa vittoria è veramente speciale e mi dà fiducia per il futuro e spero che tutti gli australiani mi abbiano visto e che siano orgogliosi di me».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.