La corsa più dura del mondo vinta dal corridore più forte del mondo. Il Giro d'Italia negli ultimi anni ciurla un po' nel manico con il suo slogan sempre più bugiardo – il Giro non è più la corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo -, ma da Bergamo è possibile lanciare questa nuova versione, grazie a un Lombardia davvero impietoso (tu pensa se avessero preso pure la pioggia e il freddo che hanno flagellato la Lombardia fino a due giorni fa), e prima ancora grazie a Pogacar, che su questo genere di percorsi è a pieno titolo e senza discussioni il più forte di tutti.
Quello che combina andando via di rapportone spaventoso sul Ganda (prova di potenza), poi disciplinandosi nella discesa del Selvino (prova d'intelligenza), infine sobbarcandosi l'intera fuga fino alla volata (prova di forza), trainandosi dietro il peso passivo di Masnada (il più forte dei battuti), tutto questo fa davvero del ragazzino sloveno una specie di nuovo Merckx. Diciamo un Merckx 4.0, come piace dire al giorno d'oggi, nel senso che è espressione dei suoi tempi e della sua generazione, tempi e generazione in cui conta di più la qualità delle vittorie rispetto alla quantità. E già che ci sono: tra le altre cose, Pogacar tira lo sciacquone nel suo modo lieve e disinibito sul famoso dogma moderno, questa certezza assoluta della specializzazione esasperata, “perchè ormai devi scegliere, o sei per le classiche o sei per i grandi Giri”. Ecco, appunto. Allora, per consegnare agli annali il rapporto finale su questo 2021 di ripresa post-Covid: a 23 anni appena compiuti (il 21 settembre), dopo aver vinto il Tour dell'anno scorso, questo fenomeno si porta a casa la Liegi- Bastogne-Liegi, il Tour de France e il Giro di Lombardia. Qualcuno mi spieghi se c'è qualcosa di più e di meglio che un campione potrebbe inventarsi. Nella sua annata c'è tutto il meglio del meglio. Mi diranno i pignoli da tastiera: mancano le Olimpiadi e il Mondiale. Certo, come no. Ma siccome neanche Merckx vinceva proprio tutto tutto, io personalmente non ho difficoltà a riconoscere che Pogacar chiude un bilancio allucinante, perchè dal mio punto di vista la Liegi e il Lombardia, con questo tracciato il Lombardia più ancora della Liegi, sono nettamente le corse più autorevoli e sincere del pianeta, lasciando alla Roubaix il suo primato di cattiveria, stravaganza, pericolosità, certo non di durezza. Quanto al Tour, non ne parliamo neanche.
E allora: non è italiano, ma tutti noi italiani dobbiamo lustrarci gli occhi e compiacerci davanti a questo prodigio contemporaneo che a tutti gli effetti è ormai Pogacar. Per come va, per quanto va, io lo chiamerei Pogajet, altro che car. Senza contare che s'inventa questo genere di capolavori, autentici assoli d'autore, all'età in cui di solito si aspetta pazientemente che i ragazzi si facciano le ossa e sbattano il muso contro le prime difficoltà della vita.
Caso mai, noialtri italiani possiamo dire che tra gli umani ci stiamo benissimo, a testa altissima, senza imbarazzi e senza complessi di inferiorità: dopo la Roubaix di Colbrelli e Moscon, abbiamo pure il Lombardia di Masnada, anche se qualche supertecnico adesso è già qui a dire che avrebbe dovuto fermarsi per aiutare Alaphilippe, va bene, si ascolta tutto e si ascoltano tutti, comunque resta una grandissima gara e un grandissimo risultato. Il resto, al bar sport.
Qui Bergamo, qui Lombardia: si chiude il 2021 con il suo signore sul podio, com'è giusto e com'è bello. Un nuovo campionissimo per un'annata comunque fantastica, con vincitori nobilissimi in tutti e tre i grandi giri (Bernal, Pogacar, Roglic). Non c'è davvero niente di più da chiedere al destino. E voglio vedere chi ha ancora il coraggio di dire che il ciclismo moderno si sta livellando sempre più in basso. Averne di livellamenti così bassi.