Oggi a Tokyo2020 mi sono concessa una giornata di pausa dal ciclismo, ficcando il naso in altri sport. In attesa che scatti la rassegna su pista e del gran finale della BMX freestyle di domani, oggi ho colto l'occasione di seguire gli azzurri del judo impegnati nel team mixed event e i cestisti che contro la Nigeria sono riusciti a conquistare i quarti di finali.
Al mattino ho davvero provato una forte emozione quando entrando nel Nippon Budokan, il tempio del judo, ho visto il tatami pieno di atleti che si scaldavano. Mi sono trovata davanti un crogiolo di culture, ragazzi e ragazze di ogni colore e stazza che rappresentano il meglio di questo sport, in un luogo sacro per chi come loro ha dedicato la vita a questa disciplina, che da bambina ho praticato anche io brevemente prima di venire rapita dalle due ruote.
È stato davvero coinvolgente seguire i portacolori della nostra Nazionale in judogi bianco contro gli israeliani in blu, mentre i tedeschi affrontavano la squadra olimpica dei rifugiati. Le polemiche per le frasi razziste del tecnico tedesco del ciclismo nei confronti di due corridori africani durante la cronometro e le polemiche sugli immigrati che a casa sento ogni giorno al tg mi sono sembrate distanti anni luce davanti a questi campioni pronti a darsele sportivamente di santa ragione, tra un inchino e un abbraccio.
Purtroppo i nostri non hanno conquistato un posto in semifinale, ma io li ringrazio perchè mi hanno appassionato da matti. Nicholas Mungai, Odette Giuffrida, Fabio Basile, Maria Centracchio, Christian Parlati, Alice Bellandi sono andati al golden score dopo il 3-3 su cui si era inchiodato il risultato. Decisivo lo scontro donne sotto i 70 kg: Maria Centracchio, medaglia di bronzo nell'individuale sotto i 63 kg, nulla ha potuto contro Gili Sharir.
Prima delle finali in programma alla sera, che avrebbero visto trionfare la Francia sui padroni di casa e Israele, con il fotografo toscano Paolo Nucci decido di fare una scappata alla Saitama Super Arena per vedere un po' di pallacanestro. Paolo ha uno studio fotografico a Lamporecchio, ai piedi del San Baronto, e da oltre 20 anni lavora per il quotidiano sportivo più diffuso in Giappone, Nikkan Sports. «Hai presente La Gazzetta dello Sport? È 10 volte più grande. Nel '99 a Perugia arrivò Nakata, primo calciatore giapponese in Italia, un idolo in patria, il Cristiano Ronaldo giapponese, aveva 30 persone al seguito solo per lui. A una partita di serie A, a cui ero inviato per Il Corriere dello Sport, un fotografo giapponese che doveva ritornare nel suo paese mi chiese il contatto. Mi aveva notato perchè ero attrezzato bene per trasmettere, avevo un telefonino gps e un portatile. Poco tempo dopo mi fece fare una prova, dovevo consegnare entro pochi minuti dalla fine della partita 3 foto, considerato il fuso orario, i tempi di chiusura erano ristretti. Ora i file si inviano in un attimo da un capo all'altro del mondo, all'epoca era più complesso» mi racconta mentre ci spostiamo in taxi (i mezzi pubblici continuano ad esserci banditi, ndr).
L'anno successivo Nakata passa alla Roma e vince lo scudetto, Paolo diventa la sua ombra e così farà con i successivi calciatori di riferimento provenienti dal Sol Levante. Nel 2002 viene chiamato a seguire i mondiali di calcio in Giappone e, da allora, viene schierato a tutti gli eventi internazionali di punta. «A Tokyo2020 per questa testata ci sono io più due fotografi giapponesi. Le pagine dedicate ai Giochi sono tante, ma grande spazio viene dato anche al campionato di baseball, sport nazionale. Non so bene cosa scrivano perché il giapponese non sono riuscito ad impararlo, ma riconosco gli ideogrammi che compongono il mio nome. Vederlo in prima pagina insieme alle mie foto significa che sto lavorando bene» mi spiega sfogliando il giornale, che qui si legge al contrario rispetto a come siamo abituati noi. Quella che per noi sarebbe l'ultima pagina, per loro è la prima e spesso c'è una foto di Paolo.
Arriviamo al palazzetto che il fischio di inizio è già stato dato ma veniamo aggiornati al volo dai colleghi presenti e ci godiamo il resto. La partita finisce 80-71 con un ultimo quarto strepitoso che manda in visibilio Giulia Cicchinè, collega di Eurosport che porta con sé il tricolore e giustamente lo sfoggia orgogliosa, ma anche il presidente della FCI Cordiano Dagnoni, che non si preoccupa troppo delle dichiarazioni di Davide Cassani e si gode i Giochi sempre in prima linea. Io applaudo capitan Nicolò Melli, che il nostro Angelo Costa mi descrive come un gran pedalatore, e tutti i giocatori in campo. Questa giornata in cui sono uscita dal mio habitat naturale mi ha fatto rendere conto di essere sul serio ai Giochi, mi ha fatto sentire al centro del mondo dello sport e fatto apprezzare tutti gli atleti perchè, indipendentemente dallo sport che praticano, so che hanno affrontato immensi sacrifici per essere qui. Ognuno ha la sua storia e deve esserne fiero.
Dopo questa bellissima giornata in veste di tifosa più che da addetta ai lavori, domani torno alle due ruote. In fondo, tuttoBICI mica mi ha mandato in Giappone in vacanza.
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