L'ex presidente della Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, Dick Pound ha chiesto un trattamento "più duro" per gli atleti e le nazioni che si troveranno coinvolti in vicende di doping ma rimane ottimista sulla battaglia. "Molte discipline sportive ora sanno che qualcuno si sta guardando alle spalle", ha detto il 77enne canadese ad AFP in vista del meeting dell'agenzia a Katowice. Pound, ex nuotatore olimpico, ha guidato la Wada dal 1999 al 2007 ed è attuale vicepresidente del Comitato olimpico internazionale.
"Quello che trovo più deludente - ha spiegato - è la reticenza nell'agire in maniera davvero dura contro chi si iscrive al Codice mondiale antidpong ma si ferma a metà dell'attuazione. Dopo 20 anni, tutti conoscono il codice, tutti conoscono le regole e non sono sempre vengono applicate. Dobbiamo essere più persuasivi".
L'ex numero uno Wada ha citato, come esempio su come affrontare il problema, la sospensione in corso della federazione russa di atletica leggera da parte della Iaaf per la vicenda del doping di stato. "È successo cinque anni fa e non è ancora autorizzata a competere. E' così che devono essere fatte le cose", ha sottolineato Pound. "Dobbiamo essere più severi. Conosci le regole: se non riesci ad applicarle, sei sospeso. Se lo fai tre o quattro volte, le persone riceveranno il messaggio".
Nonostante le difficoltà che vede nell'opera di pulizia dello sport, Pound si è dichiarato sinceramente orgoglioso del lavoro e dei risultati raggiunti dalla Wada negli ultimi 20 anni, in particolare il Codice mondiale antidoping che è stato implementato poco prima delle Olimpiadi di Atene nel 2004. "Significa che ogni disciplina sportiva, in ogni paese, è soggetta alle stesse regole. Era una delle nostre prime missioni. C'erano 200 paesi, 40 federazioni olimpiche e ognuna - ha ricordato - aveva le sue regole con un elenco diverso di prodotti vietati, di entità delle sanzioni, di procedure. Era il caos".
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