L’ultima giornata dei Campionati Europei di pista regala poche soddisfazioni alle Nazionali di Marco Villa e Dino Salvoldi, ma questo non cambia la sostanza di un europeo positivo. Chiudiamo con 5 medaglie, 2 ori, 2 argenti e 1 bronzo: sfioriamo il record dello scorso anno e, soprattutto, diamo continuità ai risultati, soprattutto nelle discipline olimpiche. Ci torneremo.
Oggi erano in palio le medaglie nel Keirin, sia maschile che femminile, andate rispettivamente al tedesco Stefan Botticher e alla francese Mathilde Gros. In questa specialità abbiamo difficoltà a trovare l’interprete in grado di dare continuità. Elena Bissolati, Maila Andreotti, Luca e Francesco Ceci, i quattro azzurri in gara, non sono riusciti a superare le qualificazioni e i ripescaggi.
Maggiori speranze, per quanto riguarda il settore maschile, erano affidate a Michele Scartezzini nell’Eliminazione. L’azzurro, però, si è lasciato sorprendere subito dopo il via nella parte bassa del gruppo, quella, per intenderci, che non permette di uscire da situazioni complicate. E’ così uscito al terzo sprint, che gli è valso il 17° posto. Ha vinto il britannico Matthews Walls, sospinto da un pubblico di casa quanto mai caldo e partecipe. Alle sue spalle è giunto il portoghese Rui Oliveira, terzo il polacco Szymon Krawczyk.
Entusiasmante il quinto posto della coppia Letizia Paternoster e Maria Giulia Confalonieri nell’Americana. Le consegne erano quelle di seguire la coppia olandese Wild-Pitersen. Queste a loro volta hanno impostato la gara sulle britanniche Archibald-Kenny. Come spesso accade in questi casi, a godere di marcamenti incrociati è stato il “terzo” incomodo, ovvero la Danimarca (Dideriksen-Leth) che, insieme alla Russia (Badykova-Klimova), guadagna un giro e mette nel ghiaccio il successo. Quando la Wild si sveglia è tardi. Per l'Olanda c'è solo la terza piazza, seguita dalle rivali di sempre, le britanniche, e dalle nostre azzurre, che dicono la loro praticamente in ogni sprint. Data l’età di tutte le avversarie, si è trattato di un risultato positivo e che dà fiducia soprattutto in chiave olimpica.
Dicevamo che questi Campionati Europei su pista si chiudono con un bilancio molto positivo. Le medaglie conquistate a nostro avviso hanno un peso superiore al valore specifico delle stesse. Il quartetto maschile torna sul gradino più alto di un campionato dopo diversi anni e comincia, come meglio non si poteva, la sua marcia di avvicinamento alle Olimpiadi di Tokyo. A Rio approdammo perché “ripescati”; l’intento, nei prossimi mesi, è quello di andare ai Giochi nipponici a pieno diritto e da protagonisti.
Elia Viviani, senza una preparazione specifica, torna in pista e porta a casa un oro (nell’inseguimento a squadre) e un argento, nella sua gara, l’Omnium. Quando un campione del suo calibro si impegna e si mette in discussione sul tondino, tutto il settore ne trae beneficio. Il suo esempio è il miglior modo per avvicinare i giovani a queste specialità e, soprattutto, per contagiare, con il suo entusiasmo, l’intero team.
Il titolo vinto da Maria Giulia Confalonieri è la conferma che il nostro settore femminile ha numerose “punte” in grado di colpire. Atlete giovani e che hanno già dimostrato di possedere le doti per figurare in gare difficili o complicate, come la Corsa a Punti o l’Omnium, che ha lanciato anche tra le Elite la giovanissima Paternoster.
La bontà di questo gruppo, abilmente gestito da Dino Salvoldi, la si percepisce soprattutto leggendo i risultati e le componenti del quartetto dell’inseguimento a squadre. Dopo due anni di successi è arrivata la medaglia d’argento (contro una incontenibile Gran Bretagna); tre quarti del trenino era composto da ragazze di 19-20 anni: Paternoster, Balsamo, Cavalli. Pian Piano Salvoldi sta portando a termine quel cambio generazionale che si era proposto dopo le Olimpiadi di Rio e lo sta facendo non abbassando il livello complessivo del gruppo.
Dal punto di vista del medagliere siamo tra le nazionali leader del settore, al quinto posto alle spalle di Olanda, Gran Bretagna, Germania e Russia. La strada per Tokyo è appena all’inizio, ma ci sembra già imboccata con il passo giusto.
da federciclismo.it a firma di Antonio Ungaro