Continua il dominio dei colombiani sulle salite del Giro d'Italia, anche se in maglia rosa ci va un ragazzo britannico, Stephen Williams, che si lancia sulle tracce di Froome, Thomas e dei gemelli Yates. La classifica resta cortissima, è ancora tutta da scrivere la storia di questa corsa rosa.
E’, la sesta della serie, una tappa tutta tracciata nel territorio della provincia autonoma di Trento, con distanza contenuta e profilo altimetrico solo “increspato” da ondulazioni che dovrebbero essere bene assorbite e digerite anche dalle ruote veloci del gruppo, almeno per quelle che saranno riuscite a salvare le gambe nelle due dure e impegnative tappe precedenti.
La frazione riparte da Dimaro, centro disposto su un pianoro soleggiato, a fianco del corso del fiume Noce, nell’ambito naturalistico del Parco Naturale Adamello-Brenta. Diversi sono gli edifici storici e fra questi, la quattrocentesca chiesa di San Lorenzo con affreschi dei fratelli Giovanni e Battista Baschenis, il palazzo del Dazio e varie fontane in pietra.
Il tracciato prevede il passaggio da Malé, considerato da sempre il comune capoluogo e mercato principale della val di Sole e che ospita il Museo della Civiltà Solandra che ripercorre momenti, luoghi con ricordi di personaggi e peculiarità della val di Sole. E’ località di villeggiatura estiva e pure invernale, con estese attività nel terziario e nell’artigianato. E’ nata a Milano ma è originaria di qui – e qui è cresciuta - Samantha Cristoforetti, la prima astronauta italiana. E’ sta più volte sede di partenza del Trofeo Melinda e tappa del Giro del Trentino, ora confluiti nel Tour of the Alps. Si prosegue, in costante discesa, per Ponte Mostizzolo, località del comune di Cis, con il ponte situato in un’importante snodo stradale, con splendida vista sul lago, con sbarramento artificiale del Noce, di Santa Giustina. Da qui si entra nella val di Non, trovando la cittadina di Cles, storico capoluogo della valle con pregevoli edifici di valore per varie epoche, quale il palazzo Assessorile e la struttura militare di Castel Cles. Nel 1980 qui terminò la Longarone-Cles, vittoria per Giuseppe Saronni davanti a Hinault e Panizza in maglia rosa. L’indomani, la Cles-Sondrio, con la scalata dello Stelvio che vide l’impresa di Bernard Hinault con il compagno Jean René Bernaudeau, primo a Sondrio, che permise al “Tasso” francese di vincere il primo dei suoi tre Giri d’Italia. Cles, con Maurizio Fondriest, significa ciclismo con campionati italiani strada professionisti e varie edizioni del Trofeo Melinda. Una corsa che rappresentava e diffondeva la principale attività di tutta la val di Non, le pregiate mele qui coltivate e che occupano e caratterizzano il piacevole panorama con altri motivi.
Si scende sempre passando Dermulo, frazione del comune di Predaia, dove sorge la spettacolare diga che forma il lago di Santa Giustina, si superano gli svincoli per Denno e per Andalo, ritrovando la pianura nella Piana Rotaliana, zona di vini d’eccellenza con il Teroldego in primo piano e pure grappa, sotto l’imponente sagoma della sovrastante Paganella. S’incontrano Mezzolombardo e subito dopo Mezzocorona, popolosi centri che presentano caratteristiche costruzioni unitamente a vari motivi di diverso interesse culturale, storico e paesaggistico. Si raggiunge quindi San Michele all’Adige, dove nell’antico monastero degli agostiniani, si trovano l’importante Istituto Agrario, il Museo degli usi e costumi della gente trentina e la chiesa parrocchiale di San Michele. Si passa poi a Nave San Felice, frazione di Lavis, nella val d’Adige, all’uscita della val di Cembra, con l’Avisio – torrente dal quale mutua il nome - che confluisce nell’Adige e quindi Gardolo, frazione del capoluogo, nella popolosa e industre zona a nord di Trento. Poco sopra, in panoramica posizione lungo la strada verso l’antico castello, c’è il Maso Villa Warth, antica residenza estiva dei vescovi di Trento, dove Francesco Moser, esponente di valore assoluto di una vera e propria dinastia ciclistica nella quale rientra anche Gilberto Simoni, “governa”, da patriarca mai disgiunto comunque da quello abituale di “sceriffo”, l’azienda che produce qui ottimo vino (e altro) da oltre dieci anni dopo il periodo della nativa e vicina Palù di Giovo.
Trento è il capoluogo, per storia, cultura, monumenti e altre importanti valenze, del Trentino, provincia autonoma del Trentino-Alto Adige regione autonoma a statuto speciale. E’ in posizione che la pone al centro delle valli alpine che ne caratterizzano piacevolmente il territorio. La parte dell’abitato più antico, conserva importanti testimonianze medievali e rinascimentali quali il Duomo dedicato a San Vigilio, l’omonima piazza con la settecentesca fontana del Nettuno, l’elegante e ampia via Belenzani, il Castello del Buonconsiglio e molto altro. E’ città legatissima al ciclismo per vari avvenimenti con il sovrastante monte Bondone, nome entrato nella geografia delle “montagne sacre” del ciclismo.
Si prosegue per Civezzano, nell’arco collinare del Monte Calisio, con strada ad andamento altimetrico mosso e raggiungere Pergine Valsugana per il primo passaggio da questa località. Siamo poco oltre metà percorso. Da qui inizia un circuito, da percorrere due volte, che si sviluppa attraverso la frazione di Masetti, poi Levico Terme, piacevole nota località termale e di villeggiatura, nella Valsugana, con il distensivo, omonimo lago dove sono praticati vari sport d’acqua. Nel 1988 il Giro d’Italia propose la 18^ tappa Levico-valico del Vetriolo, cronometro individuale di km. 18 vinta dallo statunitense Andrew Hampsten, già in maglia rosa nel suo vittorioso Giro, e in cima al valico, quota m. 1550, una cronoscalata in verità, con Visentini 2^ a 32” e Giupponi a 40”. Altre gare si sono qui concluse (Giro del Trentino, Trofeo dello Scalatore). Si prosegue per la vicina Caldonazzo, con l’omonimo lago dal quale origine il fiume Brenta che sfocia nel mar Adriatico, dove si concluse nel 1968, la 9^ tappa della corsa rosa, la Brescia-Lago di Caldonazzo, vinta dallo scalatore spagnolo Julio Jimenez con 2'032 su Michele Dancelli in maglia rosa e Felice Gimondi al 3^ posto.
Dopo la frazione di Valcanover, si ritrova Pergine Valsugana con le frazioni di Masetti e Ischia, disposta con panoramica vista su un pendio sopra la riva est del lago di Caldonazzo e quindi lo strappo di Alberè nel comune di Tenna, località che divide il lago di Caldonazzo da quello, meno esteso, di Levico con l’omonimo forte austro-ungarico, zona ricca di percorsi pedonali. Si scende e si ripassa da Caldonazzo, da Valcanover e infine raggiungere il traguardo finale di Pergine Valsugana.
La cittadina presenta caratteri cinquecenteschi nel suo nucleo costitutivo e sorge in una panoramica conca all’inizio della Valsugana, nella zona percorsa dai fiumi Fersina e il Brenta. E’ sovrastata dallo storico castel Pergine, esempio di architettura militare gotica, risalente alla fine del 1400, ora trasformato in residenza alberghiera. Notevole è la chiesa parrocchiale d’impronta gotica, lungo la via Mayer fiancheggiata da costruzioni rinascimentali. L’economia è sviluppata soprattutto nel terziario e con varie attività industriali nella zona dedicata con il settore agricolo che produce mele, uva e piccoli frutti. L’artigianato si esprime con la lavorazione del legno in varie declinazioni. Voce importante è il turismo che comprende l’aspetto culturale, sportivo ed escursionistico. Come tutto il territorio trentino la zona è ricca di piste ciclabili. E’ nativo di qui Marcello Osler (1945), professionista dal 1973 al 1980 con un successo di tappa al Giro d’Italia 1975, nella Potenza-Sorrento, per distacco con oltre 8’ di vantaggio sul secondo, Giovanni Battaglin. Anche Daniel Oss, eclettico professionista tuttora in attività, è di Pergine Valsugana.
Nell’ambito comunale anche di Pergine Valsugana, nel comprensorio del Rifugio Panarotta, cima più a sud della catena dolomitica del Lagorai, si è conclusa la tappa del Giro d’Italia 2014 con partenza da Belluno vinta dal colombiano Julian Arredondo con il connazionale Nairo Quintana, poi vincitore finale di quel Giro, già in maglia rosa.
La tappa odierna potrebbe essere definita "tappa da trappole": nessuna salita dura ma tante occasioni per chi pensa di attaccare e, magari, di far saltare il banco.
Giuseppe Figini
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