Rapporti&Relazioni
Il festival delle fesserie

di Gian Paolo Ormezzano

Leggi l’elenco di quelli che si sono sciaguratamente succeduti nella giostra di iniziative millantate per salvare il Parma del calcio, e sono nomi che non dicono nulla, casomai sanno di avventura, anzi di avventurismo. E in quella che è forse la cit­tà più stimolante d’Italia, sul pia­no della sensibilità culturale, non si è sentita, a proposito di vicende cittadine così grosse e balorde, una sola voce importante, una vo­ce forte e ascoltata legata al mon­do intellettuale, quello della intelligenza classica.
Il fatto è che lo sport tutto è in pieno degrado, almeno a livello di vetrina, di impatto grosso e di sue rappresentazioni o controrappresentazioni. Nel migliore dei casi sta evolvendosi (insomma…) in spettacolo estremo grazie (insomma…) alla televisione. Lo sport umilmente praticato, popolare perché di popolo e non - attenzione - popolaresco perché di massa guardona, non interessa se non chi lo pratica. Le gaffes assortite di Tavecchio e di Sacchi e di Lo­tito e di altri non creano impatto forte un poco perché siamo sotto piena mitridatizzazione, un poco perché trattano pensieracci latenti in tanti di noi, un poco perché so­no insite in un una sorta di recita generale incasinatissima sulla sce­na a calcolatissima, guidatissima dietro le quinte, in una pseudocommedia dell’arte. L’Inter indonesiana fa ridere, la Juventus marchionnesca fa paura perché troppo forte, il Milan berlusconoide è persin patetico, per non dire di Ro­ma e Lazio e Napoli e Palermo pittoresche (eufemismo eccome): ma intanto fallisce il Parma mentre Lotito può dire, pagando qua­si nulla in “tribunale”, che le squa­dre piccole non attirano il de­naro dei diritti televisivi, e dunque se non salgono in A è meglio.

Stop col calcio, proprio fi­siologicamente non ne possiamo più. Domanda: il ci­clismo come guizza o guazza in questo degrado dello sport tutto, almeno a livello di vetrina? Il ci­clismo italiano non guizza e non guazza, il ciclismo italiano non è. O quasi. La sua rappresentatività è minima, finiti anzi strafiniti i tem­pi degli sponsor che segnavano la vita della nazione con industrie e iniziative assortite. È morto anche Michele Ferrero, il signore della Nutella, amava il ciclismo che pure gli ha tolto un figlio, mor­to per infarto su una strada sudafricana, dove pedalava, non più giovane, da ci­cloamatore. Finito il flusso degli intellettuali che seguivano le corse. In esaurimento anche le attenzioni dei po­litici (nostalgia di Prodi sullo Stel­vio, e Squinzi è troppo Sas­suolo-calcio, peraltro lì facendo bene assai). Nelle redazioni di quello che resta dei giornali d’antan scrive di ciclismo il giovine di studio, l’ultimo arrivato. Va a finire che viene voglia di un Lotito che con le fesserie almeno ci conquisti spa­zi mediatici. Ma dire fesserie sul ciclismo è assai più difficile che dirle sul calcio, così come dir­le su un nobile vero è assai più difficile che dirle su un parvenu.

La scelta forse è drastica: o non esistere, nello sport ve­trinistico di adesso, o sperare in un messia salvifico che attiri le attenzioni dicendo, ad esempio che i neri non possono pedalare perché conoscono solo i raggi del sole. Brutta situazione, lo conveniamo. Personal­mente, amando lo sport in assoluto non riusciamo neanche a es­sere contenti di questo calcio che si sfarina. E magari un Lo­tito nel beneamato ciclismo ci darebbe fastidio anche se ci ri­portasse fra le attenzioni grosse del popolo sempre più bue e sempre meno toro.

kkkkkkkkk

Una volta il ciclismo era la grande montagna e l’omino che saliva pedalando su una strada sterrata, ap­plaudito da tifosi semialpinisti, tipi caldi che erano tutti noi. Adesso è un gruppone che pe­dala su una striscia ardente di asfalto ricavata in qualche deserto d’Arabia, spettatori nada de nada, fuorché all’arrivo che avviene all’ombra dei grattacieli, neanche troppo distante da quell’Arabia dove si sgozzano o si bruciano vivi gli ostaggi. La mondializzazione forte e scabrosa di uno sport che in un tempo mica lontano era privilegio soprattutto del villaggio italofrancobelga è un fatto enorme, coinvolge anche l’al­tro emisfero, meriterebbe, e for­se fuori Italia ha, attenzioni va­riegate, di intellettuali e industriali, seriosi storici dello sport e suoi vispi poeti, lindi filosofi seduti e pedalatori che puzzano di sudore. Da noi nada de nada, non ci fosse Nibali con i suoi agganci internazionali l’inverno sarebbe trascorso senza ricordi a pedali del 2014 che è poi soltanto l’anno scorso.

Sembra che tutto vada bene solo perché non ci sono gra­ne, intanto che il mon­do dello sport si è accorto che c’è tanto ma tanto doping in tante par­ti, senza cercare solo nel ciclismo. Segnaliamo al proposito un libro delle edizioni Gruppo Abe­le, lo ha scritto Lam­berto Gher­pelli e si intitola Qualcuno corre troppo e parla, toh, di calcio e di chimica. E i nostri pedalatori alla vecchia amfetamina fanno, al confronto dei supercagliostri del pallone, quasi tenerezza.

Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Chiamare in causa Mario Cipollini è come cavalcare un fiume in piena. Un fiume limpido, estremamente sincero e ricco di severo amore per questo sport. Senza frasi fatte, senza dichiarazioni "da zero a zero" e senza paura di essere scomodo,...


Il Giro d'Italia si conferma straordinaria vetrina per il nostro Paese e ora anche per l'Albania, come confermano le dichiarazioni delle autorità presenti in sala al vernissage ufficiale della corsa. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: «Per noi è una...


Finalmente è nato! Abbiamo dovuto attendere a lungo - troppo a lungo - ma ora il Giro d'Italia c'è, con il suo carico di passione e di insidie, di previsioni e di critiche, di attesa (per la corsa) e di...


Si alza il velo sull'edizione Giro d'Italia Women 2025, la seconda organizzata da RCS Sports & Events che si svolgerà dal 6 al 13 luglio 2025. Riparte il viaggio della Corsa Rosa al femminile dopo l'esaltante edizione 2024, caratterizzata dal duello sul...


«Se si sta disputando uno sprint e il compagno che tira la volata vede che il velocista sta vincendo e alza le mani per la vittoria mentre ci sono gli altri dietro ancora in volata, è giusto avere rispetto per...


É il Pidcock meno famoso, ma questa volta si merita tutta la ribalta. Joseph, per tutti Joey, ha 22 anni ed è il fratello minore di Tom, due volte campione olimpico del cross country mountain bike ma anche predestinato della...


Remco Evenepoel è stato nominato sportivo belga dell'anno: un altro riconoscimento per la sua eccellente stagione 2024, durante la quale ha conquistato nove vittorie, tra cui due medaglie d'oro ai Giochi Olimpici di Parigi e oò secondo titolo consecutivo ai...


Per la VF Group Bardiani-CSF Faizanè è tempo di tornare in terra spagnola per il training camp, dal 14 al 26 gennaio, una grande occasione per preparare le prime corse della stagione 2025. Alcuni atleti, soprattutto i più...


Jonathan Milan, Jasper Philipsen, Olav Kooij, Tim Merlier e via di velocisti elencando possono stare tranquilli: sul traguardo potranno continuare ad alzare le braccia nel più naturale e conosciuto gesto del trionfo. Nessuno, nemmeno l'Uci che per tante altre decisioni...


Il prossimo Mondiale di ciclismo si correrà in Ruanda e considerando il percorso adatto a scalatori, Jonas Vingegaard potrebbe essere uno dei favoriti per conquistare la maglia iridata. Sarebbe un’opportunità importante per il due volte vincitore del Tour de France,...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024