di Francesca Monzone
Sono poche le parole che possono definire un cronoman come Filippo Ganna. C’è chi lo definisce sensazionale, altri straordinario o unico, ma lui - ragazzo semplice di Verbania - preferisce definirsi bravo e con la testa sulle spalle. Il 2020 è stato il suo anno magico, ha conquistato quattro tappe al Giro d’Italia e l’oro ai Mondiali di Imola e questo 2021 deve essere l’anno della conferma e dei cinque cerchi olimpici. Nato a Verbania nel 1996, questo giovane alto 193 centimetri è il ragazzo dei record nella pista e nelle prove contro il tempo. È stato quattro volte iridato nell’inseguimento individuale (2016-18-19-20) e suo è anche il record del mondo di specialità con 4’01”934. Nel 2017 è diventato professionista con Giuseppe Saronni e la neonata UAE Emirates, per passare poi con la Sky nel 2019. Il primo successo da professionista è arrivato proprio quell’anno in una cronometro nel giorno di San Valentino al Tour de la Provence.
Filippo Ganna è il gigante buono che lo scorso anno aveva versato lacrime di gioia quando a vincere la corsa rosa era stato l’amico e compagno di squadra Tao Geoghegan Hart. Non riusciva a trattenere l’emozione, il piemontese, e aveva spiegato quanto avevano dovuto faticare per rimettersi in piedi dopo il ritiro di Thomas. Super Pippo aveva stupito lo scorso anno, conquistando il titolo italiano a cronometro, la prima tappa a Palermo e la maglia rosa: sulle strade di Palermo la sua velocità media era stata di 58,831 km/h, straordinaria anche la potenza con 460 watt di media e 1000 di massima. Ganna lo scorso anno conquistò anche una tappa in linea, una delle più difficili con arrivo a Camigliatello Silano con la pioggia e il freddo, poi la crono del vino in Veneto e l’ultima a Milano.
Quest’anno, al Giro partito dal suo Piemonte, non c’era Gheoghegan Hart ma Filippo ha dato tutto per Egan Bernal. Dopo il successo a Torino e la nuova maglia rosa, Ganna si è immediatamente messo al servizio del suo capitano e per lui ha rinunciato anche a difendere quella maglia prestigiosa. Filippo non si è mai risparmiato, ha dato tutto se stesso per la squadra e quella maglia che ancora una volta la Ineos Grenadiers voleva portare a casa.
Non ha mai smesso di sorridere, Filippo, anche quando alla Tirreno-Adriatico è stato pesantemente criticato per non aver vinto la crono finale. Il giovane di Verbania non ha cercato scuse ma ha difeso il proprio lavoro e quello degli altri corridori. «Non si può pretendere che uno vinca sempre - aveva detto il piemontese -. La forma non può essere sempre al massimo, anzi se lo fosse bisognerebbe chiedersi se sia normale».
Ganna è il ragazzo dei record e a Milano ha scritto una nuova pagina di storia del ciclismo italiano, conquistando la quinta cronometro consecutiva nella corsa rosa, superando così anche Francesco Moser che ne aveva vinte quattro. Il piemontese ha inanellato Palermo, Valdobbiadene e Milano nel 2020, Torino e Milano nel 2021. Ormai a tutti è chiaro che quando si parla di prove contro il tempo, il nome del superfavorito è quello di Filippo Ganna.
Ma il ragazzone della Ineos ha un altro appuntamento importante in questo 2021: le Olimpiadi di Tokyo, dove sarà impegnato proprio nella prova a cronometro e poi in pista con il quartetto, con l’obiettivo di portare ancora in alto i colori dell’Italia.
Tornando al Giro d’Italia, a Torino Filippo si è preso la sua rivincita personale, rimandando al mittente le polemiche nate durante la Tirreno-Adriatico che ancora gli tornavano alla mente e insieme anche i dubbi che avevano suscitato le due prove al Romandia, su percorsi decisamente atipici e impegnativi.
«Tornare a vincere non è mai facile in particolare quando hai alle spalle tre crono che non sono andate bene - ha detto Ganna dopo aver vinto e conquistato maglia rosa -. Sono stato in altura e ci sono state tante polemiche nei miei riguardi, in molti non hanno parlato bene di me. Senza considerare che affrontiamo 60-80 giorni di corsa in un anno e non si può essere sempre al massimo».
Rispetto allo scorso anno è cresciuto e quella maglia rosa che aveva indossato allora, stavolta ha avuto un sapore diverso, perché più desiderata.
«È stata più voluta rispetto allo scorso anno. Sono partito da casa con un unico intento: riconquistare la maglia rosa. Ci sono riuscito e questo mi da molto più morale per affrontare i prossimi giorni di corsa. Se avessi perso nella prima prova, forse nei giorni successivi avrei avuto più pensieri e la cosa non mi avrebbe aiutato» ha detto Pippo nel dopocorsa a Torino.
Ganna non ha deluso se stesso e neanche i tifosi, ancora una volta ha conquistato le prove a cronometro e lungo tutto il percorso del Giro ha impressionato per i chilometri inanellati in prima linea a lavorare per il suo capitano.
A Milano, nella crono finale, però, non tutto è andato liscio e qualche momento di apprensione c’è stato. Filippo ha scaricato la sua potenza e i suoi watt sui pedali, ma a tre chilometri dal traguardo è stato tradito da una foratura. Alza il braccio, chiama l’ammiraglia che però non è subito dietro di lui, è stata fermata dalla giuria perché c’è Keisse che, dopo essere stato superato da Ganna, lo ha preso come punto di riferimento e pedala a poca distanza da lui. Finalmente il cambio arriva, Ganna lascia in terra la bici con i colori dell’iride e prende quella di scorta.
«Era un po’ che sentivo che la bici non andava bene, avevo forato, la sentivo che non reagiva come doveva: non so quanti secondi ho perso, ma per fortuna sono riuscito a ripartire limitando i danni».
Miglior tempo al tragurdo, Ganna si siede aspettando l’arrivo degli avversari. Il suo tempo finale è di 33’48”, con Edoardo Affini che va forte ma resta dietro di lui per 13 secondi, così come era stato a Torino, quando Pippo Ganna spiegava: «Io ed Edoardo siamo cresciuti insieme e tante volte lui le ha date a me e poi io le ho restituite a lui, sarei felice se un giorno mi superasse». Ma c’è un altro pericolo in corsa, Rèmi Cavagna, il francese della Deceuninck-Quick Step che insegue il successo di tappa. Rèmi va veloce, anche più forte di Filippo e nel finale sembra poter spodestare l’italiano ma, forse tradito dalla foga, sbaglia una curva, cade contro le transenne, si rialza come un acrobata, inforca la bici e vola verso il traguardo ma paga un ritardo di 12” e deve accontentarsi del secondo posto. E poi c’è ancora Matteo Sobrero, che di Ganna è amico e qualcosa di più, visto che è fidanzato con la sorella di Filippo, Carlotta: forse non può vincere, ma le ammiraglie della DSM e della Groupama FDJ lo ostacolano proprio a pochi metri dal traguardo e gli fanno perdere secondi preziosi.
Filippo Ganna è onesto e corretto: dopo aver visto il ritardo del francese si mostra dispiaciuto. «Con Cavagna posso dire di essere stato preoccupato, è andato forte. Ha perso qualcosa con quella caduta e mi è dispiaciuto, perché per me è bello quando si vince ad armi pari».
La Ineos ha dominato il Giro d’Italia con una squadra straordinariamente forte. La maglia rosa ha iniziato il suo viaggio sulle spalle di Filippo Ganna e a Milano la festa è stata doppia con il successo finale di Bernal e la cronometro vinta da Ganna.
«Lo scorso anno quando arrivai a Milano stavo bene, neanche mi sembrava di aver corso 21 giorni. Stavolta è diverso è stato molto più difficile, ma la gioia è davvero tanta».
Ganna è stato protagonista nelle prove contro il tempo e lo è stato anche con la sua squadra, quando davanti pilotava il gruppo, cercando di ricucire dei ritardi o alzando il ritmo per rendere la corsa più dura. «Egan mi ha ringraziato tante volte, è stato veramente incredibile. Sono io che voglio ringraziarlo per tutto quello che ha fatto».
Il Giro d’Italia si è concluso per Ganna con tre giorni in maglia rosa e il successo nelle prove a cronometro: ora per lui c’è un momento di pausa per recuperare e poi ripartire di nuovo verso un sogno chiamato Olimpiadi.
«Adesso ho bisogno di staccare la spina per qualche giorno. Ma il mio lavoro riprenderà presto e andremo in altura e poi con Marco Villa e gli altri ragazzi ci vedremo per preparare il quartetto. Le Olimpiadi sono vicine e vincere una medaglia penso che sia qualcosa di straordinario, qualcosa che nessun altro evento potrà mai darmi».