STORIA | 14/12/2016 | 07:46 “Sully”, il film. La storia è vera: il 15 gennaio 2009 un aereo decolla dal La Guardia di New York e si scontra con uno stormo di oche o uccelli che ne danneggiano i motori, e il capitano decide – al volo, in volo – di ammarare sul fiume Hudson. Operazione, missione, impresa, miracolo: comunque i 155 a bordo salvano la pelle. Grazie a Sully, Chesley Sullenberger, il capitano, ma grazie anche al vice, alle assistenti, ai passeggeri, a tutti quelli impegnati nel pronto soccorso. Un gran bel gioco di squadra, vincente.
Durante il recupero dei passeggeri, fra le unità navali chiamate a intervenire ce n’è una chiamata Yogi Berra. Prima giocatore, poi allenatore, Lawrence Peter Berra detto Yogi, figlio di immigrati italiani originari di Cuggiono, era uno che nel baseball ha fatto, e detto, di tutto. Come un Bartali nel ciclismo, come un Trapattoni nel calcio. Berra negli Stati Uniti, Gino e Giovannino in Italia. E non c’è libro di frasi, citazioni, aforismi, insomma, di “formiche” che non riporti qualche dichiarazione surreale di Yogi. Contraddizioni come “Nessuno viene qui a mangiare, c’è troppa gente”. Insensatezze come “Se la gente non vuole venire allo stadio, nessuno la fermerà”. Ripetizioni come “Ha fatto troppi errori sbagliati”. Giri di parole come “Veramente non ho detto tutto quello che ho detto”. Misteri come “Se ti trovi a un bivio, imboccalo”. Imperativi come “Non rispondere mai a una lettera anonima”. Ammissioni come “E’ difficile fare previsioni, specialmente per quello che riguarda il futuro”. Boskovismi come “Non è finita finché non è finita”. Per Berra l’unica certezza era il baseball, il resto, anche la matematica, era solo un’opinione: “Di solito faccio un pisolino dall’una alle quattro” o “Sono diventato rosso come un lenzuolo”.
Così, nell’affanno del salvataggio e nell’angoscia dei sopravvissuti, l’apparizione della motonave battezzata Yogi Berra mi ha fatto sorridere. In questo – mantenere in vita i loro eroi sportivi battezzando con i loro cognomi treni o aerei, ristoranti o parchi, stazioni della metropolitana o aule delle università - gli americani sono insuperabili.
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