
Nicola Boem racconta così la sua giornata di gloria, appena tagliato il traguardo: «Ci credevo fin dall’inizio del Giro che sarebbe arrivata. Ci sono riuscito nella tappa più impensabile perché era scontato per tutti che sarebbe arrivata la volata. Quando è partito Alan ho dovuto chiudere io perché ero il più veloce e gli altri mi temevano».
Ha poi aggiunto: «Questo è il risultato che aspettavo fin da bambino. Sono davvero felice e voglio ringraziare i miei compagni, Mirko Rossato che mi ha seguito in ammiraglia, Bruno e Roberto Reverberi e tutto lo staff della Bardiani CSF. Dedico questa vittoria alla mia ragazza che mi sprona sempre. Sono emozionato, ricevere i complimenti da Contador e altri campioni non capita tutti i giorni ad uno come me che corre spesso per gli altri. Vado sempre all’attacco, prima o poi doveva arrivare. Spero nei prossimi giorni possano alzare le braccia al cielo anche i miei compagni».
In conferenza stampa ha approfondito:
Vi eravate messi d’accordo prima di partire?
«Alan lo ha chiamato Roberto Reverberi, dicendogli di mandare uno della squadra in fuga per provare. Ai -20 km dall’arrivo avevamo ancora due minuti e mezzo, e siamo andati a tutta fino a -2km. Ho chiuso personalmente il buco su Marangoni sennò arrivava, ai -500 metri sono partito e ho pensato o lo prendo o vince lui».
Il momento in cui capisci che puoi prendere l’avversario è come il torero col toro sfinito?
«Vedevo Alan davanti e avevo paura che qualcuno mi avrebbe passato dopo che lo avessi ripreso, ma vedevo che Busato e Malaguti erano molto stanchi e quindi ho pensato di tirare a tutta fino alla fine senza pensarci troppo. Sono opportunità che capitano una volta ogni cento e l’ho sfruttata».
La Bardiani è senza capitani. Ora che sei in maglia rossa dopo la vittoria di tappa, diventi tu capitano?
«No, non abbiamo capitani, facciamo il nostro lavoro e tattica prima di partire, ognuno dà il suo. Non mi sento capitano, ho sempre fatto ciò che i direttori mi hanno detto, oggi la fortuna capitata a me, ringrazio i ragazzi della squadra perché mi danno sempre fiducia, mi avevano rassicurato che un giorno sarebbe toccato e me ed è finalmente successo».
Argentin ha telefonato?
«Non ha telefonato ancora nessuno per ora».
C’è stato un momento in cui avete capito che sareste arrivati?
«Ai -20km avevamo ancora 2’30’’ che è un buon vantaggio, ma non sufficiente. A -10km era ancora a 1’50’’ e così abbiamo dato tutto fino alla fine. Oscar è stato sfortunato, non so cosa gli sia successo, ma meglio per me perché lui in volata non è l’ultimo arrivato, mi dispiace per lui, ma questo è lo sport».
Quando ha forato Gatto cosa hai pensato, che era fatta?
«In realtà non lo sapevo nemmeno che avesse forato, a un certo punto si è spostato di colpo e pensavo avesse crampi. Fortuna per me, lui è molto forte nei gruppetti».
Il ciclismo è avventura?
«Sì, quando vado in bici mi diverto tantissimo, penso che sia uno sport tra i più belli e ancora di più in giornate come oggi, in cui finalmente è arrivata la vittoria per me».
Giornata decisiva per la tua carriera, qualcosa cambierà?
«Intanto mi godo la vittoria, spero di ottenere altri risultati, ho un contratto con la Bardiani che rispetterò fino alla fine (termina nel 2016 NDR) come è giusto che sia, poi vedremo che proposte arriveranno».
Sky ha l’elicottero e il motorhome, la Bardiani come vive il ciclismo?
«Siamo una piccola squadra, ma quando ci mettiamo il nostro diamo filo da torcere anche alla Sky come è successo oggi. Ognuno dà il suo, proviamo il tutto per tutto, oggi è arrivata la fuga e c’era uno dei nostri ed è andata bene».
Sei di San Donà di Piave, ma il tuo nome non è veneto, di dove è originaria la tua famiglia?
«Non so da dove deriva, mio zio Andrea e mia zia Roberta mi hanno spronato ad andare in bici».
Ora che hai la maglia rossa come ti comporterai?
«La considero un premio per oggi, da qui a tenerla ci sono tante tappe difficili, io ci proverò come ci ho sempre provato, vedremo cosa succederà. Sono convinto che entro fine Giro arriveranno altri bei risultati».
Prima bici? Prima corsa? Prima gara?
«Era una Pinarello; campionato regionale da giovanissimo G3; prima corsa campionato regionale a Mestre».
100 anni fa l’Italia entrava in guerra.
«Il Piave è nella storia. C’è Venezia, c’è il mare, è uno dei posti più belli da viverci e da visitare».
Diego Barbera
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