PROFESSIONISTI | 18/05/2015 | 17:20 Un simpatico intermezzo giallo nel cuore della corsa rosa. La Astana di Fabio Aru ha fatto visita qiesta mattina a Villa San Filippo di Monte San Giusto alla sede dell'azienda calzaturiera che produce i marchi Fabi e Barracuda, da quattro anni ormai al fianco della formazione kazaka grazie al sapienete lavoro di Giovanni Gibosini e Beppe Martinelli. Nell'occasione è stata presentata la nuova linea di scarope da riposo gialle, nata per essere indossata al prossimo Tour de France. Nell'occasione Fabio Aru ha commentato: «Ho imparato da Nibali a risparmiare
energie, dentro e fuori dalla corsa. Stanchi? Abbiamo speso quel che era
necessario, in tappe come quelle della prima settimana si fatica anche stando a
ruota. E’ un Giro ancora aperto a tutti, oltre a Contador e Porte continuo a
considerare Uran. Come si batte Contador? E’ esperto, ha vinto tutti i grandi
giri, ma la squadra è la mia forza. Come il pubblico sulle strade: mi dà una
grande forza, mi emoziona, la popolarità non la vivo come un peso ma come
carica in più. Non so dirvi quanto potrei perdere a cronometro, ho lavorato
tanto e non ho riferimenti esatti, ma ricordo che il giorno dopo c’è subito
montagna vera. La tappa che mi piacerebbe? Quella del Mortirolo, che ha fatto
sempre la storia: mi ci sono allenato varie volte, è difficile non sognare di
passarci sopra da solo». E ancora: «Io non amo i proclami. A chi parla troppo accorciano le gambe. Io sono fatto diversamente: preferisco parlare poco e cercare di far vedere qualcosa. Non sono uno che fa proclami, ma sicuramente do il massimo. L'Astana? Ancora ci sono tante tappe e vedremo come comportarci da qui a Milano. L'importante è dare il massimo, a cominciare dagli allenamenti, dalla preparazione delle corse. So quello che ho fatto per arrivare a questo punto e, malgrado gli sforzi, i sacrifici, tutto questo non mi pesa assolutamente. Preferisco arrivare a un appuntamento ben preparato e dare il massimo. Ma, ripeto: con pochi proclami. Sono qua, consapevole di avere dato il massimo ed è logico che un corridore abbia sempre l'ambizione di fare qualcosa di buono».
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