CAPECCHI. «Quintana? È davvero un grande»

PROFESSIONISTI | 04/06/2014 | 08:17
Per la serie “Io lo conosco bene”, Eros Capecchi ci racconta il Giro d'Italia 2014 e il suo vincitore, l'indio o meglio “El Condor” Nairo Alexander Quintana Rojas. Il longilineo passista scalatore di Cortona, che attualmente abita a Montecarlo, ha festeggiato il primo successo da imprescindibile luogotenente, in un grande Giro a tappe, concedendosi una giornata di completo relax in occasione del battesimo di un nipote che ha avuto luogo proprio a Cortona. E il prossimo 13 giugno festeggerà il suo 28°compleanno.

Capecchi ha militato da juniores nel GS Mastromarco-Chianti Sensi e dal 2005 ad oggi ha totalizzato quattro successi tra i professionisti, con la classifica finale della Euskal Bizikleta (Spagna) nel 2008 e la 18a tappa del Giro d'Italia nel 2011. Al suo attivo figurano 7 partecipazioni al Giro d'Italia, 4 alla Vuelta di Spagna e una al Tour de France. Nessuno meglio di lui può dare un giudizio circa  il risultato e il vincitore del Giro d'Italia appena concluso.

Cosa si prova ad avere portato al successo in un grande Giro un compagno di squadra?
«E' una gioia immensa, poiché ogni atleta della Movistar è felicemente consapevole di avere contribuito al successo di Quintana. Dopo il brutto inizio la nostra squadra è sempre stata al fianco di Nairo, anche nelle situazioni più difficili e la vittoria è stata la logica conseguenza».

Quella di Val Martello è stata la tappa decisiva?
«Certamente e le polemiche dei perdenti sono risultate del tutto fuori di luogo. Certe critiche, soprattutto in presenza di regolamenti che non esistono, hanno fatto male principalmente agli sconfitti. Quintana non ha attaccato lungo la discesa dello Stelvio, ha semplicemente seguito Hesjedal e Rolland, che riteneva insidiosi per la classifica. Poi, lungo la salita finale, ha raddoppiato il vantaggio dimostrando che quando la strada sale lui non ha ciclisti in grado di impensierirlo».

Quindi per Quintana si è trattato di un Giro facile, senza veri avversari...
«I più pericolosi sono stati  Aru e Uran, ma Nairo ha dovuto combattere soprattutto contro la bronchite che lo ha tormentato in queste tre settimane e non è mai stato al 100% delle sue potenzialità. Altri al suo posto si sarebbero ritirati, lui no, ha recuperato quello che poteva  nelle giornate di riposo e ha terminato la corsa continuando a utilizzare gli antibiotici».

Ma che tipo è questo Quintana?
«E' un ragazzo tranquillo, molto attaccato alla sua terra, modesto e che non si monta mai la testa. Non è uno scalatore puro e si difende bene anche nelle cronometro. Inoltre è testardo, non si arrende mai davanti alle difficoltà e riconosce sempre i meriti dei suoi compagni di squadra».

Quindi è stato molto generoso con voi, domenica sera?
«Sì, abbiamo cenato tutti insieme in un ristorante vicino a Venezia e lui ha regalato ad ognuno di noi una maglia rosa autografata, oltre ad una confezione di vero caffé colombiano. Nei prossimi giorni riceveremo ovviamente anche un riconoscimento a livello economico».

Ad osservarlo nel dopo corsa, Quintana non sembra essere un tipo molto gioviale..
«E' un'impressione sbagliata. Di fronte ai media Nairo sta spesso sulla difensiva, ma non è affatto timido o troppo riservato e con noi della Movistar è sempre pronto allo scherzo, un vero simpaticone».

Come vedi il suo futuro?
«Nei prossimi anni Nairo sarà il numero uno nelle grandi  corse a tappe a potrà addirittura scegliere quale Giro andare a vincere..La giovane età  lo favorisce rispetto agli altri big attuali».

Il tuo pronostico per il Tour de France 2014?
«Froome è in pole position, ma il mio ex-compagno di squadra Nibali può salire sul podio».

I programmi futuri tuoi e di Quintana?
«Io parteciperò al Giro di Svizzera cercando di sfruttare l'ottimo stato di forma attuale, poi staccherò la spina e non credo che Quintana correrà la Vuelta...».

Un pensierino per il mondiale di Ponferrada?
«Cassani mi conosce bene e sa che in estate io riesco a dare il meglio, una volta superato  il periodo delle allergie primaverili. Un pensiero alla maglia azzurra lo posso fare ma serviranno, come al solito, soprattutto dei buoni  risultati».

Stefano Fiori
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