Da Evans in giù, stanno tutti cercando di capire come stia Nairo Quintana, il miglior scalatore del mondo: in Colombia lo chiamano così, senza nemmeno troppa enfasi. A dire il vero, i rivali vorrebbero capire prima di tutto dove sia: è vero che fin qui non ha avuto salite a disposizione, ma lui ha trovato ogni modo per nascondersi. Corre in mezzo al gruppo, con due occhiali giganteschi, modello Monica Bellucci: lì dietro, nessuno lo vede. Sta coperto anche fuori corsa: all’arrivo non si fa consegnarel’asciugamano ma preferisce sparire dentro un lenzuolo, in albergo fa colazione e cena seduto dietro una tenda, nei trasferimenti in pullman si infila nel bagagliaio. «Non si è mai visto», dicono i compagni, rivelando che nella sua camera hanno tolto gli specchi.
Quintana non si vede. E non si sente: per come si comporta, potrebbe scrivere il manuale del perfetto imboscato. Zero parole, zero sospiri, zero movimenti: tutto serve a farlo passare inosservato. Non sorride nemmeno, ma questa non è una strategia: Nairo viene da un’infanzia difficile e ne porta i segni. Ormai anche i tombini sanno che ha sofferto del popolarissimo ‘male dei defunti’, che secondo le popolazioni andine colpisce le donne incinte quando passano accanto a una salma. A pagarla pesantemente, però, sono i neonati: per mesi soffrono di coliche, fitte e scariche intestinali e quanto c’è di peggio. Va capito, Quintana: se la vita ti accoglie col mal di pancia e te lo lascia per parecchi mesi, ti passa in fretta la voglia di ridere.
E’ ufficiale: il vero enigma di questo Giro è Quintana, l’unico che ha un cognome da giostra ma ancora non c’è salito sopra. Fa parte del suo clichè: sbuca dal nulla e colpisce. Un anno fa è sparito dopo la Liegi: quando si è ripresentato al Tour, ha conquistato secondo posto, maglia degli scalatori e titolo di miglior giovane.
Quest’anno, dopo la Tirreno-Adriatico, è svanito nel nulla: siccome è ricomparso al Giro per vincerlo, c’è il forte sospetto che si tratti di un rito propiziatorio o di una cabala. Dalla vigilia è ritenuto il grande favorito, anche se finora non ha tradito la minima emozione: se piove ha quella faccia, se c’è caldo ha quella faccia, se cade ha quella faccia, se fora ha quella faccia, se gli rovesciano il caffè addosso ha quella faccia, se lo bacia una miss ha quella faccia. Non resta che aspettare le grandi montagne: lì dovrà metterci la faccia. Inutile chiedersi quale.
La frase del giorno.«Inutile dar la colpa a qualcuno: le cadute sono un rischio del nostro lavoro». (Andrea Fedi dimostra che dopo 150 chilometri di fuga si può esser più lucidi di chi ha visto la tappa in poltrona).
Proprio una frase indovinata: bravo Fedi finalmente uno che ragiona!!!! Altro che quelli che fino all'altro giorno correvano e si lamentavano ora che fanno opinionisti sparano giudizi e attribuiscono colpe agli ex colleghi, sapendo bene , e chi ha corso ad alto livello lo sa' , che le cadute ci saranno sempre e che un po' di rischio fa parte del mestiere e chi non lo accetta puo' starsene a casa o cambiare mestiere!!
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