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Elia Viviani è contentissimo, per la prima volta in carriera è riuscito a battere il re delle volate Mark Cavendish. Vince al Giro di Turchia, corsa in cui aveva assaporato per la prima volta il successo nella massima categoria. Nel 2010 aveva alzato le braccia al cielo ad Antalya, oggi ha potuto esultare con il mignolo in alto (contenti confratelli veneti?) a Bodrum, a una settimana dal via del Giro d'Italia.
Raccontaci la volata. «I miei compagni hanno fatto un'ottimo lavoro. Formolo e Wurf che sono tutt'altro che velocisti hanno dato l'anima per fare selezione sullo strappo finale e mettere in difficoltà l'Omega Quick Step. Io sono semplicemente dovuto stare alla ruota di Cavendish. Alla fine credo di aver vinto perché avevo più gambe e il suo treno, a differenza dei giorni scorsi, è stato più corto con "solo" Renshaw e Petacchi. A 200 mt sono uscito dicendomi "o la va, o la spacca" e l'ho spuntata. Che gioia!».
Quanto ti serve questa vittoria in vista della corsa rosa? «Tanto. L'anno scorso mi è mancato proprio questo e la testa ne ha risentito. Non essendo mai riuscito a sbloccarmi avevo timore di non avere gambe a sufficienza per arrivare primo, ero titubante quando era il momento di lanciare lo sprint. Arrivarci con una vittoria così importante mi dà un grande morale. Stimo molto Cavendish, gli sono arrivato dietro tantissime volte, riuscire per una volta a batterlo io è un sogno».
Hai trovato il modo per battere Cavendish, al Giro dovrai vedertela con Kittel. «Eh, sì (sorride, ndr). Per le volate sarà lui l'uomo da battere insieme a Bouhanni, ma io mi sento davvero bene e sono felice della fiducia che avverto dalla squadra. I miei compagni stanno dando davvero il 110 % perché credono in me. Al Giro dovrò trovare subito il feeling con Ratto, con cui quest'anno non ho mai corso, con Gatto, con il quale ho disputato poche corse, potrò contare su Alan Marangoni che sa invece bene come mi muovo e quindi è il mio uomo più fidato... La Giant Shimano avrà senz'altro un treno più attrezzato del nostro, ma d'altronde anche l'Omega qui sembrava imbattibile e invece siamo riusciti a spuntarla. Qualcosa ci inventeremo».
Hai qualche tappa in particolare nel mirino? «Le prime in Irlanda sono adatte a noi uomini veloci e, se disputeremo una buona cronosquadre, potrei giocarmi anche la possibilità di vestire la maglia rosa che l'anno scorso mi è sfuggita per pochissimo (la vestì proprio Cavendish che lo anticipò sul traguardo di Napoli, ndr). L'importante per me è arrivarci al top, così è quindi non avrò nulla da recriminare. Di tappe che finiranno in volata ce ne sono parecchie, ora preferisco concentrarmi sulle prime poi man mano studierò le successive. Meglio prefissarsi un traguardo alla volta».
Come è messo il ciclismo italiano? «Non così male come si dice ultimamente. Abbiamo un atleta tra i migliori al mondo che ci rappresenta nelle corse a tappe che si chiama Vincenzo Nibali e tanti giovani come il sottoscritto che stanno arrivando. Penso a Ulissi, Modolo e agli altri che arriveranno nei prossimi anni a far risultato anche nelle classiche».
Ascolta nel file audio le prime battute a caldo di Elia Viviani dopo la vittoria.
da Bodrum, Giulia De Maio
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