PROFESSIONISTI | 25/04/2014 | 16:54
Mikel Landa è il ritratto della felicità. Basco classe '89 ha centrato sul monte Bondone la sua seconda vittoria in carriera, la prima in maglia Astana. Dopo aver scherzato con noi sul soprannome datogli da capitan Michele Scarponi "Kung fu Landa", che ha riscosso molto successo nel suo paese natale, ci ha raccontato in un buon italiano la gioia per la sua vittoria odierna: «Scarpa mi ha detto di provarci così mi sono mosso quando mancavano una decina di chilometri all'arrivo con Pellizotti e Meintjes, staccando prima uno poi l'altro. Come ho imparato l'italiano? Sono in camera con Scarpa, è uno che parla tanto (sorride, ndr). Mi sta dando molti consigli e io lo ascolto con rispetto e stima. Al Giro (sarà la sua prima partecipazione, ndr) arrivo pronto e motivato per aiutarlo a vincere la maglia rosa. Se avrò una giornata libera cercherò di sfruttarla come ho fatto oggi, intanto me la godo. Volete sapere di più su di me? Sono un ragazzo tranquillo, pedalo da quando avevo 15 anni e ho iniziato a pensare al ciclismo come una professionismo solo a 20 quando ho firmato il mio primo contratto con la Orbea. Le due stagioni successive ho militato nella Euskaltel, una grande squadra che mi addolora non esista più. Era una grande opportunità per i giovani baschi, ma anche un team importante per la Spagna e il mondo del ciclismo tutto. Ho studiato all'Università per diventare architetto, ma dopo qualche esame ho lasciato gli studi per la bici. Un corridore che mi ha ispirato? Iban Mayo. La salita più dura mai affrontata? L'Angliru l'anno passato alla Vuelta, ma non ho mai messo il piede a terra. Anche perché quando sei in vera difficoltà una spinta da parte dei tifosi per fortuna non manca mai (ride, ndr)».
dal Monte Bondone, Giulia De Maio
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