SAN LUIS. Petacchi, l'ultimo uomo si deve arrendere

PROFESSIONISTI | 20/01/2014 | 15:32
L'anno scorso Alessandro Petacchi aveva deciso di appendere la bici al chiodo perchè non aveva più stimoli, 365 giorni dopo in Argentina lo troviamo al via dell'ennesima stagione della sua carriera. É un corridore nuovo, ringiovanito e sorridente come non mai. Felice e in forma (anche se nella notte ha dovuto fare i conti con qualche pronlema di stomaco e dissenteria, qui fa molto caldo, 37°, ndr), AleJet è pronto a buttarsi nel primo sprint dell'anno al fianco di Mark Cavendish e Tom Boonen.

Come ti trovi in maglia Omega Quick Step?


«Benissimo, davvero. L'idea di tornare a disputare una grande corsa a tappe con un team così competitivo l'anno passato mi ha fatto tornare la voglia di correre. Per questa stagione abbiamo grandi ambizioni, il mio ruolo principalmente sarà quello di tirare le volate a Mark. Per quanto mi immagino ancora in sella? Vivo anno per anno, ma se la squadra mi darà spazio potrei correre anche nel 2015 senza problemi. Sono felice e sereno, ho voglia di iniziare».


Da capitano a gregario, chi te lo fa fare alla tua età?

«Me lo chiedono in tanti. La risposta è semplice: la bici non ha età, basta capire le proprie possibilità e nel caso ridimensionarsi. Ne ho parlato molto con Patrick (Lefevre, ndr) che mi ha chiesto se mi andava, visto la mia carriera, di mettermi al servizio di qualcun altro, io ho risposto "perchè no?" visto che questo qualcun altro è al momento il miglior velocista in circolazione. Mi piace vincere ma anche far vincere. Il nostro vero treno lo vedrete al Tour de France con oltre a me, Renshaw, Trentin, Stegmans, Martin e Kwiatkowski. Cav ha sempre corso con Renshaw, ma parlando con lui l'idea è che io sia il suo ultimo uomo. In questi giorni come si suol dire faremo le prove. Ad ogni modo sono un professionista, quindi se avrò qualche momento in cui non sarò al top o ci sarà bisogno di cambiare le posizioni lo farò senza problemi. L'importante è che il treno funzioni al meglio».

Dove potete arrivare insieme tu e Mark?

«Con la mia esperienza e le mie gambe, che spero reggano ancora un po', voglio aiutarlo a raggiungere traguardi importanti. Quando correrò con lui, ma anche con Tom, avrò in mente sempre al risultato massimo. Mark ha una mentalità diversa dalla mia, è emotivo come forse ero io alla sua età e avevo molte pressioni sulle spalle, prima del Tour de San Luis mi diceva "Non voglio andare in Argentina in condizione, voglio solo allenarmi, quasi quasi faccio fare le volate a Tom..." ma un discorso del genere per me è inconcepibile così gli ho ricordato "Sei Mark Cavendish, non puoi permetterti di stare a ruota tutto il giorno. Tutti ti aspettano, devi far vedere qualcosa, la gente vuole ammirare le tue volate. Se andrà bene vincerai e saprai di poter migliorare ancora molto, se qualcuno ti batterà non sarà una tragedia perchè sappiamo che non sei al top"».

Purtroppo, dopo soli 40 chilometri della prima tappa, Alessandro Petacchi non è riuscito a continuare la corsa: il caldo opprimente (superiore ai 40 gradi) e i continui problemi di stomaco e dissenteria lo hanno costretto al ritiro.

da San Luis, Giulia De Maio

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COMMENTI
....?..
21 gennaio 2014 08:15 ciclismodelsud
Sappiamo tutti che lo scorso anno la storia del finto ritiro e'stata una trovata solo per svincolarsi contrattualmente dalla Lampre per poter andare all'Omega ..

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