Archiviati gli strepitosi successi ottenuti dal movimento lombardo sia al Giro d’Italia, sia in occasione dei recenti Campionati Italiani, per il settore del ciclocross è già tempo di bilanci e di nuova programmazione. Mancano d’altra parte soltanto il tradizionale Memorial Guerciotti, che avrà luogo sabato 18 all’Idroscalo di Milano, e l’attesissimo Campionato del Mondo, quest’anno in programma l’1-2 febbraio a Hoogerheide, in Olanda, alla fine di una stagione, che ha visto nuovamente primeggiare, all’interno del panorama nazionale, atleti e team di estrazione lombarda.
Per alcuni dei nostri corridori poi si è trattato di una vera e propria apoteosi. Emblematico il caso di Gioele Bertolini, che, a 18 anni e 9 mesi, è diventato il più giovane ad aver vinto la maglia rosa al Giro d’Italia di specialità, nella massima categoria, poco prima di centrare, a livello di U23, la quinta maglia tricolore consecutiva, dopo le due conquistate a livello di allievi e le altre due quindi in ambito juniores, agli Assoluti di Orvieto. Meritevoli di una particolare citazione quindi quelli Manuel Todaro, tricolore tra gli junior, al vertice di un podio tutto lombardo, e di Marco Aurelio Fontana, al sesto titolo italiano in sette anni, per la gioia ovviamente dei tifosi, degli appassionati e di tutti i protagonisti del movimento ciclistico lombardo.
Sì, perché, quello vantato dalla nostra Regione a livello di specialità è molto più di un semplice primato. È una sorta di monopolio tecnico-culturale, al cui consolidamento stanno notevolmente contribuendo anche le ragazze. Su tutte le sorelle Arzuffi, con la senior vincitrice del titolo italiano U23, dopo essere stata beffata al Giro dalla valorosa compagna di colori, Elena Valentini, e la junior, di tricolore vestita, a livello di allieve. E sempre in tema di “meglio gioventù lombarda” grave sarebbe dimenticare poi i successi degli esordienti Loris Conca ed Alessandra Grillo, dell’allievo Lorenzo Calloni e delle maglie rosa Nicole Fede, Chiara Teocchi e Moreno Pellizzon.
A trionfare, con loro, sono stati naturalmente i tecnici ed i dirigenti che tanto hanno lavorato ed investito sul fronte della loro crescita, all’interno delle migliori società del panorama nazionale. Cadrezzate – Verso l’Iride, Selle Italia Guerciotti e Melavì Tirano Bike in particolare, giunte non a caso, ai vertici del campionato italiano di società, senza naturalmente dimenticare tutti gli altri importantissimi team attivi sul territorio regionale, che, con il loro impegno, contribuiscono a puntellare la leadership lombarda.
Va quindi altresì sottolineato l’importante ruolo di stimolo e promozione assolto con encomiabile dedizione, insieme ad un puntuale lavoro di selezione e programmazione, dal tecnico regionale, Gino Bortoluzzo, che, di concerto con l’omologo piemontese, è riuscito a dare vita alla prima riuscitissima edizione del Trofeo Lombardo-Piemontese di specialità, tanto spettacolare quanto coinvolgente, vista l’altissima partecipazione di atleti, ad ulteriore conferma della centralità del bacino lombardo e, più in generale, nord-occidentale all’interno di un movimento in continua crescita ed in grado di coinvolgere ad oggi più di 3.000 praticanti.
Poiché però i successi non possono costituire un mero traguardo, semmai, al contrario, la piattaforma da cui partire alla conquista di nuovi risultati e la base su cui discutere dei nostri evidenti limiti, si pone ora l’esigenza di una franca discussione di carattere tecnico-programmatico assolutamente indifferibile, che veda, ancora una volta, la Lombardia impegnata nel ruolo di capofila.
Ed è quindi, in questo quadro, che merita di essere affrontata, secondo il Presidente del CRL, Francesco Bernardelli, la questione di una specifica programmazione dell’attività agonistica di quegli atleti di interesse e rilievo nazionale, che, finita la regolare stagione del ciclocross, per mancanza di un piano articolato e specifico di lavoro, non possono che proseguire la stagione cimentandosi in altre specialità. “Qui c’è in ballo la vexata quaestio della finalizzazione – prosegue Bernardelli. Va senz’altro bene, a livello giovanile ed in fase di formazione, il principio della multidisciplinarità. Ma se poi a livello di categorie UCI si vuole competere con le nazioni-guida di questa specialità in particolare, che lavorano tutto l’anno con programmi appositamente votati al perfezionamento specialistico dei loro migliori corridori, il salto di qualità da parte nostra si rende necessario ed improcrastinabile. Ed è qui che i competenti organismi federali devono dare risposte, dicendo chiaramente dove e in quali termini è possibile investire, a partire evidentemente dalla programmazione tecnica, per passare quindi alla promozione culturale, sportiva e mediatica dello spettacolo prodotto dai nostri atleti. Solo lavorando in quest’ottica – ne sono convinto – sarà possibile colmare quel profondo gap che ci separa dai Paesi nord-occidentali del Vecchio Continente e che fa sì che ad esempio gli atleti lombardi, oggettivamente i migliori sulla scena italiana, varcati i confini nazionali, fatichino non poco a mettere in evidenza il loro valore”.
Si tratta insomma di una delicata questione attinente alla competitività, alla qualità ed al prestigio dell’intero movimento ciclistico italiano, che non può non stare a cuore ai vertici della FCI e che merita quindi di essere subito affrontata e quanto prima risolta nell’interesse del nostro mondo.
Enrico Landoni
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