CORSE ITALIANE. Il bilancio è positivo

PROFESSIONISTI | 31/12/2013 | 09:48
La tempesta è insidiosa, ma la barca degli organizzatori italiani continua a tenere il ti­mone saldo e procede con buo­na andatura. A fronte delle difficoltà economiche che condizionano il mondo intero in tutti i settori, della crescente concorrenza di nuove gare ciclistiche nei più diversi angoli del mondo e di un calendario che attende di essere riscritto dalla nuova riforma, infatti, le corse italiane si sono difese decisamente bene e mandano in archivio una stagione positiva. 
Buona la media di presenze di squadre WorldTour e di corridori di vaglia alle nostre corse, con punte di eccellenza as­soluta e numerose prove che hanno visto crescere la loro qualità.

Ad aiutarci nell’analisi è Fausto Fer­rario, segretario del Settore Tecnico Nazionale, “numerologo” scrupoloso e attento, che ci ha messo a disposizione il frutto delle sue analisi.
«Una prima lettura dei dati - che abbiamo stilato prendendo come punto di riferimento le classifiche di rendimento redatte dal sito www.cqranking.com, in attesa che l’Uci finalmente metta a di­sposizione di tutti delle classifiche at­tendibili di quelle attualmente adottate - ci permette di dire che lo stato di salute delle corse italiane è sostanzialmente buono. Come ogni anno, ci sono corse che migliorano e altre che compiono piccoli passi indietro, ma nel complesso il bilancio del nostro movimento re­sta decisamente positivo».

Entriamo nel dettaglio.
«Volentieri. E vi invito a puntare l’attenzione sulla Tirreno-Adriatico che, già nell’eccellenza, ha migliorato ulteriormente il suo grado di qualità: al via della corsa dei due mari quest’anno c’erano 43 corridori tra i primi 100 del mondo. Due anni fa erano 40, nel 2012 34. E solo il Tour de France nel 2013 ha avuto una partecipazione migliore, con 51 tra i top 100. Tutte le altre corse, dalla Vuelta al Giro d’Italia per scendere alle altre corse a tappe del WorldTour e dintorni, sono lontane. Questo dato ci porta ad un’altra analisi...».

Dica.
«Le corse che l’Uci ha cercato di im­porre ad ogni costo - come il Giro di Polonia o il Giro di Pechino - non mi­gliorano e non riescono ad attirare l’attenzione dei corridori e delle loro squadre: in Polonia c’erano 16 dei top 100, a Pechino solo 15. Al loro confronto, è molto più elevato il peso specifico del Giro del Trentino (categoria 2.HC) che ha vi­sto al via 12 corridori tra i top 100 ed ha proposto la sfida Ni­bali-Wiggins di fascino assoluto, oltre ad avere la partecipazione di molti corridori che stavano preparando il Giro d’Italia».

Torniamo alle note positive delle corse italiane.
«Ci sono corse che hanno sfruttato nel migliore dei modi il cambio di data prescelta, collocandosi in posizione strategica nel calendario: gli organizzatori del Gran Premio Nobili Rubinet­te­rie, per esempio, hanno scelto di posizionarsi tra Tirreno e Sanremo ed han­no avuto al via ben sette formazioni WorldTour (nel 2012 erano state due) e ben 13 corridori della top 100. Di­scorso uguale per il Gran Premio di Ca­maiore, che ha avuto 8 team World­Tour (era stato uno solo nel 2012 e nel 2011) e 12 corridori tra i top 100. Direi che ha funzionato molto bene il “pacchetto”composto da Camaiore, Strade Bianche e Roma Maxima, proposto all’inizio del mese di marzo».

Altre conferme?
«Detto del Giro del Trentino, che riesce a mantenersi ad alto livello nonostante la concomitanza con le classiche delle Ardenne, buoni risultati continuano a raccogliere la Milano-Torino, le Strade Bianche e il Trittico Lombar­do».

Quando si ha a che fare con i numeri, inevitabile avere qualche risultato meno entusiasmante.
«Certo, in particolare nei periodi di mas­simo affollamento del calendario, come nel mese di settembre, quando il numero dei top 100 presenti al via delle corse italiane è andato da un minimo di due ad un massimo dei sette, mai oltre. Un calo importante lo hanno fatto registrare, purtroppo, il Giro dell’Emilia e il Gp Beghelli ed è un vero peccato, perché le corse organizzate da Adriano Amici hanno sempre standard di qualità molto elevati: il grande lavoro del Gs Emilia ed il grande fascino di una corsa storica e affascinante come il Gi­ro dell’Emilia, meriterebbero ben altro premio».

Da dove derivano queste difficoltà?
«Secondo me c’è una triplice motivazione. Innanzitutto, Emilia e Beghelli si corrono in contemporanea con il Tour of Beijing, corsa WorldTour alla quale i top team hanno l’obbligo di partecipare con le poche forze rimaste a metà ottobre. Tra l’altro dobbiamo dire che questa corsa cinese ha poco da proporre a livello agonistico e spettacolare e non possiamo nascondere che molti corridori fanno poco più che un atto di presenza, perché non hanno più nulla da spendere. Tornando alle corse del Gs Emilia, non dobbiamo di­menticare che nello stesso weekend si corre anche la Parigi-Tours che, seppur decaduta, rimane sempre una corsa di grande nobiltà che attira le ambizioni delle ruote veloci. La terza ragione, invece, è puramente tecnica: la settimana che va dal Mondiale a Il Lombardia è davvero durissima e prosciuga letteralmente le ultime energie rimaste nei muscoli dei corridori. Continua a crescere, infatti, il numero dei corridori che dopo la classica lombarda chiudono la loro stagione. In più quest’anno ci si è messa la pioggia che ha bersagliato i corridori sia durante la corsa iridata a Firenze che durante tutto il Lombardia e ha letteralmente finito i corridori. Per questi tre motivi, figli di un calendario dissennato, Emilia e Be­ghelli hanno finito per pagare un prezzo molto alto in termini di qualità di partecipazione».

Cosa possiamo aspettarci per il prossimo anno?
«Intanto speriamo che i nostri organizzatori riescano ad allestire le loro gare nella prossima stagione, dribblando an­cora una volta le insidie della crisi. Per il resto è difficile fare una previsione, perché tutto dipenderà dalla riforma del ciclismo che dovrebbe entrare in vi­gore nel 2015 e dal regolamento attuativo della stessa. Ci sono discussioni ancora aperte per quanto riguarda la possibilità dei team di Prima Divisione A e B di partecipare alle gare .1 ma soprattutto sarà importante capire qua­le sarà il metodo scelto per l’assegnazione dei punti che determineranno promozioni e retrocessioni. La nostra speranza deve essere quella che le cor­se .HC e .1 possano assegnare parecchi punti e quindi diventare appetibili per tutti i team Professional italiani e non solo. Se così sarà, potremo assistere a corse italiane sempre più appassionanti e di livello sempre crescente». 

di Paolo Broggi, da tuttoBICI di dicembre
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