DA TUTTOBICI. Allenatori: nuova figura, nuova lobby
| 22/04/2012 | 09:24 LOBBY. Il mondo corre veloce, pure troppo, ma soprattutto si amplia, si aggrega, si associa, si apre alle liberalizzazioni: basta steccati. Basta caste. Basta con i confini e i confinati. Apriamoci al mondo. L’Uci, in verità, lo sta facendo già da un po’ e in questo numero di tuttoBICI, Mario Zorzoli illustra i risultati di dieci anni di lavoro. Il mondo si apre, la Federazione Ciclistica Italiana si chiude. Diciamo pure si arrocca, chiudendosi ad una modernità solo apparente, che sa solo di lobby. A cosa mi riferisco? Alla nuova idea che potrebbe essere varata o forse nel momento in cui questo giornale sarà tra le vostre mani o sul vostro tablet, potrebbe essere già diventata operativa. È un’idea del Centro Studi della Federciclismo, che ormai tutto muove e tutto dispone: ma anche indispone. L’idea è quella di creare una nuova figura del ciclismo - che nella sostanza c’è già da tempo -, con tanto di diploma, attestato e master: e fin qui non ci sarebbe nulla di male. Anzi. Il problema sorge quando si comprende che allenatori possono diventarlo per legge (quella della Federciclismo) solo e soltanto i membri di una parte eletta della popolazione. Una nuova figura, quella dell’allenatore, che potrà operare dai giovanissimi ai professionisti, solo però se si è laureati in Scienze Motorie, solo se si sarà conseguito i tre livelli da direttore sportivo e se si sarà affrontato un corso di 50/150 ore organizzato con la Scuola dello Sport del CONI. «E’ una specializzazione...», fanno sapere, che prevede di “diplomare” non più di dieci allievi l’anno da collocare sul mercato del lavoro. Finiscono asserendo che tale decisione darà finalmente dignità al lavoro del “preparatore-allenatore”. Sia ben chiaro: per andare a ricoprire certi ruoli, certi incarichi, è necessario avere determinati requisiti. Che però i soli eletti siano i laureati in Scienze Motorie non mi sembra cosa buona e giusta. Solo loro. Nessun altro titolo è sufficiente. Ci sembra una decisione “corporativa”. In Italia nessuna norma giuridica ordinaria o di tipo sportivo regola le caratteristiche e i titoli che deve possedere colui che voglia allenare. Peraltro la FCI stessa ha sfornato in questi ultimi anni un buon numero di Direttori Sportivi che hanno frequentato con profitto tutti i livelli dei corsi indetti dal Centro Studi e, sempre con tali corsi, sono state ratificate in questi ultimi anni anche diverse figure di Preparatori. Per loro in passato nessun filtro d’ingresso. Che fine faranno? Ci sarà spazio solo per i laureati in Scienze Motorie? Come Fabrizio Tacchino, tra i grandi promotori di questa bella trovata appunto e con il benestare dell’immancabile Daniela Isetti del Centro Studi che tutto muove e tutto crea, che ha il grande merito, ancora una volta, d’aver fatto breccia nei convincimenti del presidente Renato Di Rocco, che ultimamente non si fa mancare nulla. Di questo passo, in futuro, per fare i direttori sportivi potremmo chiedere solo la laurea alla Bocconi o alla Normale di Pisa, mentre per fare il Team Manager sarà necessaria solo quella conseguita ad Oxford. A noi piace pensare che possano continuare a fare il loro onesto lavoro tutte le persone capaci e preparate, che abbiano seguito corsi e conseguito diplomi di specializzazione richiesti. Siamo per la selezione e la qualificazione, ma non per le “lobby”. Vi porto qualche esempio. Un medico che vuole diventare preparatore-allenatore, non può farlo. Alle spalle generalmente ha un corso di specializzazione in medicina dello sport (quattro anni prima, ora cinque). A questo ci sia arriva solo dopo una laurea in Medicina di sei anni. Per ogni anno, di quei quattro o cinque anni, c’è un corso di teoria e programmazione dell’allenamento: da frequentare obbligatoriamente e da superare con un esame annuale. La specializzazione in medicina dello sport è riconosciuta dalla CEE. Perché un medico non può diventare allenatore-preparatore? E ancora: prendiamo Dario Cioni. Oggi è un ex professionista con alle spalle dodici anni di onesta carriera su due ruote nella massima serie. Nel cassetto ha anche una laurea breve in marketing sportivo e se volesse fare i corsi di tre livelli da direttore sportivo e poi seguire il corso della scuola dello sport, chi può impedirglielo? A quanto pare, stando così le cose, Daniela Isetti, Fabrizio Tacchino e Renato Di Rocco. Che ringraziamo sentitamente a nome di tutti: laureati in Scienze Motorie esclusi.
TWEET UNO. È la modernità, è la chiave di volta per riportare i giovani al ciclismo. E’ da quest’inverno che gli organizzatori del Giro stanno cinguettando sul noto social per attirare, come le Sirene Ulisse, i giovani al ciclismo. Tanti cinguettii, poi alla Tirreno e alla Sanremo abbiamo udito il profumo di primavera, e il silenzio assordante di strade poco frequentate: giovani al momento ancora niente. Anziani con nipotini al seguito, in mezzo a tutta questa modernità, tra cinguittii e slang in inglese, corriamo il serio rischio di perderli. Pronti a rimangiarci tutto al Giro. Pronti ad applaudire gli organizzatori in rosa, ma visti i primi risultati vi mando un personalissimo tweet: è dura! It’s tough!
TWEET DUE. È la modernità, è la chiave per risolvere tutti i problemi: basta un tweet e il gioco è fatto. E’ proprio un bel giochino, anche noi cinguettiamo da qualche mese, anche noi siamo nel giro, anche noi siamo molto wow, cool e new. Il più grande però è Bauke Mollema, olandese di Groeningen, classe ’86, pro da cinque anni, con quattro vittorie all’attivo. Anche lui è su twitter: non segue nessuno e fino al 21 marzo non ha fatto un solo tweet. In compenso è seguito da 5.731 follower (seguaci) che seguono un corridore che non dice assolutamente niente. Eppure il “caso Mollema” qualcosa dovrebbe insegnare… Vi rimando un altro personalissimo tweet: siamo alla perversione. Close to perversion.
Pier Augusto Stagi, editoriale di tuttoBICI di aprile
Ben vengano i laureati in scienze motorie. Ma che competenza hanno in campo ciclistico? Gli ultimi anni di nuova organizzazione mi sembra che non abbia dato molti risultati. Il dott Tacchino & company non mi sembrano in condizione di ricreare un movimento e soprattutto portare qualcosa di uovo e scientificamente provato. Perchè la federazione Italiana non approfitta dei corsi Master Coach dell'UCI per formare i nuovi Allenatori? Forse perchè diventerebbe un costo e non un guadagno? In Italia c'è poco adesso, e i pochi lavorano per team stranieri.
Quanti soldi gli abbiamo regalato?
22 aprile 2012 12:28Miran
A questo punto mi sorge una domanda.
E tutti i corsisti che negli ultimi anni (e non sono pochi) hanno concluso positivamente il corso per DS 3° livello che cosa se ne faranno?
Se la loro figura verrà sostituita da questa, a cosa è servito spendere per un corso che in questo caso risulterebbe inutile?
Possibile che gli addetti ai lavori, quelli che stanno alla base (tecnici e società comprese) debbano sempre essere prese in giro e essere usati solo per pagare?
Quali sarebbero quindi le soluzioni a questa proposta? Che gli attuali DS si mettano sul mercato al ribasso? Oppure pensare a un'azione per vedere riconosciuto il diritto a fare ciò per cui sono stati formati e hanno pagato profumatamente?
Se l'obiettivo fosse creare una categoria ancor più formata, in un'ipotesi limite, non sarebbe stato meglio effettuare un'ulteriore specializzazione che potesse selezionare alcuni tecnici per competenza e non per aver frequentato un percorso di studi?
Lobby???
22 aprile 2012 12:41bike68
Salve a tutti,
Sinceramente vedo nella scelta della FCI solo qualità.
L'università è aperta a tutti e tutti possono frequentarla.
Sono un DS di 3° liv. che si è iscritto all'università di Scienze motorie all'età di 42 anni proprio per essere un Tecnico del ciclismo sempre più qualificato.
Non capisco perchè si parla di lobby?
che disastro
22 aprile 2012 12:42francobozuffi
Carissimo Direttore, Lei bussa e io rispondo! L’unica richiesta è di non tagliare e mantenere viva l’attenzione di questo importantissimo argomento che Lei ha giustamente sollevato e posto all’attenzione di tutti.
Ho letto con attenzione e grande interesse l’editoriale riguardante la nuova lobby.
Non ci dobbiamo stupire di ciò che sta accadendo in Federazione Ciclistica, basta guardare in che stato siamo ridotti. Abbiamo un solo atleta ai prossimi Giochi Olimpici di Londra. Un disastro annunciato già appena terminati i giochi di Pechino, ma nessuno ha posto un minimo di rimedio. Niente. Tutto quanto è stato fatto dal Vertice Federale ha seguito una logica di politica personalistica. Di questo, oggi, ne paghiamo le conseguenze ed è sotto gli occhi di tutti.
Certamente da quanto si evince nel suo editoriale non vi è dubbio che il Presidente, a fronte della laurea di Scienze Motorie conseguita nel mese scorso, sta perseguendo una condizione corporativistica, ovvero sta cercando, o lo ha già fatto, di rivalutare attraverso, mi passi il termine volgare, i vecchi insegnanti Isef e/o Maestri dello Sport, suoi colleghi!
Sono ormai circa 60 anni che sono “dentro” la federazione ciclistica, ne ho vissute di tutti i colori, compreso quando negli anni ottanta ci fu l’ingresso degli insegnanti Isef nei Centri d’Addestramento giovanili (per intenderci nei velodromi), fu un totale disastro. Ci fu fin da subito un evidente contrasto con i direttori sportivi, non perché non c’era posto per entrambi i soggetti, semplicemente perché questi ultimi non avevano la benchè minima esperienza di ciclismo praticato e pretendevano di gestire l’attività dei giovani ciclisti e delle scelte tecnico/agonistiche dei loro direttori sportivi! Fu una situazione incredibile e insostenibile, tantè che iniziò da quel periodo la fuga dai velodromi dei giovani ciclisti. Contemporaneamente, quasi fosse un disegno programmato, cominciarono a mancare i fondi per i tecnici responsabili dei Centri (che per la strgrande maggioranza erano ex corridori che avevano avuto una buona carriera anche nei professionisti), sembrava quasi che il Vertice politico volesse epurare questa categoria di tecnici da campo.
Fu un disastro.
Se non sbaglio alla scuola dei tecnici di calcio di Coverciano non accettano soggetti, che vogliono fare i tecnici di calcio, se non hanno giocato nelle varie categorie di serie A e serie B!
Credo che nessuno discuta la determinazione a far si che la categoria dei direttori sportivi-allenatori-preparatori sia una categoria di soggetti istruiti e a conoscenza delle moderne metodologie dell’allenamento, della psicologia, e di quant’altro ne\cessita la gestione di un gruppo.
Allo stesso tempo il Vertice politico (e in questo <status> non voglio neanche per un istante associare Tacchino e Daniela Isetti) non può non tenere in considerazione, pertanto mancare di rispetto, a soggetti di chiarissima esperienza professionale vissuta sul campo in tanti anni di professionismo e attività di vertice. Credo fortemente nel costante aggiornamento che i nostri direttori sportivi, allenatori e preparatori, già operanti e carichi di esperienze importanti, devono costantemente avere. E questo non sottintende mettere da parte uomini che hanno fatto la storia del nostro sport. Si deve avere rispetto del passato, delle esperienze personali, avere rispetto di uomini che ogni giorno sono sulle strade a insegnare ai ragazzi, a cercare gli sponsoor, a organizzare le corse, a creare società, a instillare nei giovani ciclisti il sogno da perseguire, il campione da imitare, ad avere la fantasia di creare qualcosa in ogni corsa su ogni percorso. Sapranno fare questo gli uomini laureati in scienze motorie? Sapranno questi ultimi individuare nella pedalata di ogni giovane ciclista il futuro campione?
Non è possedere una laurea che cambia il ciclismo!
Caro Direttore, il ciclismo è sempre lo stesso, ruote rotonde, telaio, fatica e sudore!
Questi “laureati” sapranno instillare il germe della fantasia, dell’attacco, sapranno indicare le tattiche di corsa come hanno saputo fare fino ad ora quei vecchi direttori sportivi venuti su dalla strada che ci hanno portato a dominare il mondo?
In ultimo mi viene una domanda, chi saranno i “professori”, che insegneranno il nuovo ciclismo? Grazie per lo spazio che mi ha concesso.
22 aprile 2012 14:36bike68
Infatti l'equilibrio ideale è creare figure che abbiano un trascorso in ambito ciclistico e tutta l'esperienza da mettere a disposizione dei ragazzi, ma anche la preparazione che indiscutibilmente una laurea in Scienze motorie ti trasmette.
Credo che il pressapochismo vada combattuto a tutto vantaggio della tutela dei nostri giovani ciclisti.
Mah
22 aprile 2012 14:49Turtle
Lobby?Modernità?..Ma che c'entrano questi discorsi?!..la parola giusta sarà CULTURA?!Era l'ora che il ciclismo si civilizzasse e fosse creata una figura competente come c'è da anni in molti altri sport ed in molti altri paesi del mondo!Ed i risultati si vedono!
22 aprile 2012 15:54giaki88
se uno non ha basi fisiologiche e biochimiche buone non può fare il PREPARATORE...
e quindi ben vangano i laureati scienze motorie/ISEF
Per fare l'ALLENATORE(e non PREPARATORE) basta fare i corsi della federazione...
PREPARATORE/DS
22 aprile 2012 16:01giaki88
Per fare il PREPARATORE è giusto essere laureati in scienze motorie/ISEF perchè si hanno basi fisiologiche/biochimiche riguardanti l'attività sportiva e si sa quel che si va a far fare agli atleti...
Per fare il DS si fanno i corsi della federazione...
Mi sembra giusto che un laureato possa divenire preparatore avendo una cultura dell'esercizio fisico maggiore di un "semplice" ds non laureato scienze motorie...
22 aprile 2012 17:02Mark77
Io ritengo che questa sia un'innovazione molto importante nel ciclismo! E' solo nel ciclismo che non abbiamo una figura del preparatore laureato in scienze motorie! Penso che con questa figura non si voglia tagliare il direttore sportivo,..quella del preparatore sarà una figura al servizio del direttore sportivo e di tutto il team! Credo inoltre che in italia abbiamo persone ben preparate sia teoricamente (laureati in scienze motorie) che praticamente (ex corridori e tutt'ora, dietro le quinte, lavorano "sul campo")!
knowledge is power
22 aprile 2012 17:27true
lobby: gruppo di persone legate da interessi comuni e in grado di esercitare pressioni sul potere politico per ottenere provvedimenti a proprio favore, spec. in campo economico e finanziario
Non mi sembra che i laureati in Scienze Motorie possano essere definiti una lobby. Credo che il 98% sia disoccupato, o lavori in palestra (sala pesi, spinning, ecc ecc).
Se nel ciclismo (in particolar modo nell'ambito della preparazione atletica) entrano persone con un po'di conoscenze specifiche (senza rubare il lavoro ai Direttori Sportivi che si occupano di ben altre cose) non c'e' proprio niente di male.
Dario Cioni potra' fare il Direttore Sprotivo. I ciclisti professionisti solitamente hanno un preparatore atletico, il fatto che abbiano pedalato per anni non li trasforma in allenatori. Mi sembra abbastanza banale, mi stupisco di doverlo scrivere...
Infine, perche' mai un medico (professione ben retribuita) dovrebbe voler fare il preparatore atletico (professione poco/non riconosciuta, e spesso sottopagata)?!?
I medici, per ragioni storiche che non sto ad elencare, e' meglio che si occupino solo della salute dell'atleta, e lascino perdere il miglioramento della prestazione, che di certo non compete ai medici.
Si veda legge 376, 2000.
Saluti
Non lobby ma risorsa
23 aprile 2012 09:55giannitendola
Caro Direttore,
leggendo il suo editoriale sul numero di aprile 2012, sono rimasto molto sorpreso per il
giudizio negativo che esprime sulla figura dell’allenatore di ciclismo laureato in scienze
motorie, proposto dalla FCI, definendola addirittura come appartenente a una lobby.
Seguo sempre i suoi articoli perchè condivido la sua posizione sulla lotta al doping in
favore di un ciclismo pulito, contro chi, a vario titolo, ha ridotto al colasso il nostro
beneamato sport, e perché individua come una delle cause principali quella culturale, che
gli impedisce di uscir fuori da un mondo chiuso che si autoriproduce e perciò
autoreferenziale. Pertanto pensavo che salutasse favorevolmente tale iniziativa che, a mio
parere, credo vada nella direzione di un concreto rinnovamento. Cerco di elencarne i
motivi. Primo, nel ciclismo manca la figura dell’allenatore che, invece, esiste negli altri
sport. Quella fin qui “formata” dal Centro Studi della FCI è in realtà un direttore sportivo
abilitato da corsi troppo impegnativi per lui, non possedendo un titolo di studio adeguato. A
tal proposito posso testimoniare l’enorme fatica che i d.s. hanno dovuto sostenere per
superare gli esami perché ad alcuni di loro ho impartito lezioni di supporto: non può un
direttore sportivo occuparsi anche dell’allenamento e della preparazione atletica dei suoi
corridori. Ha anche troppo da fare per dirigere e organizzare l’attività agonistica della
sua squadra, perché questo è il suo compito e in questo deve specializzarsi. Mentre il
ruolo dell’allenatore spetta a chi ha le competenze specifiche per insegnare all’atleta le
tecniche e le metodologie per migliorare la propria prestazione, che solo un laureato in
scienze motorie può avere, grazie alla sua formazione e alla sensibilità pedagogica che
costituiscono la sua mission.
Con tutto il rispetto per il medico sportivo, non penso che egli sia in grado di poter seguire
un corridore sul campo mentre si allena, ma lo vedrei più propriamente intento a visitare in
ambulatorio l’atleta di cui deve tutelare il buon stato di salute: pensavo che fosse ormai
archiviata l’epoca in cui i medici “preparavano” i ciclisti. Insomma è un bene che ognuno
torni a fare il suo mestiere nel ciclismo e che tre figure diverse, con ruoli distinti,
collaborino tra loro in sintonia e comunità di intenti, in un team sportivo, con lo scopo di
dare il meglio della scienza e conoscenza (per completare la rima: in piena coscienza) per
il bene del ciclista e del ciclismo in generale.
Ma non solo. Vi è un valore aggiunto alla persona del giovane laureato in scienze motorie
che entra nel mondo del ciclismo. Pensiamo, da una parte, a quanto sia proficuo metterlo
a contatto con le varie categorie, dai giovanissimi agli under 23-elite, soltanto per il fatto
del linguaggio, del comune sentire, della facilità di comunicare tra loro, rigenerando un
ambiente ormai asfittico in cui circolano sempre le stesse persone (molte di loro cresciute
da atleti con la cultura del farmaco e attualmente tecnici di squadre giovanili).
E dall’altra parte si pensi alla piaga che ha assunto l’istigazione al campionismo che ha
decimato la categoria juniores, dove si stipendiano ragazzi in età scolare con l’illusione di
essere dei campioni che vincono (qualche volta), ma che in realtà molti di essi finiranno
per abbandonare gli studi e qualche anno più avanti (la maggioranza) anche il ciclismo!
Non è questo un motivo per intraprendere scorciatoie pericolose pur di vincere, perché a
tal fine sono pagati?
Non è meglio destinare risorse ai giovani per insegnar loro l’arte di correre e pagare,
invece, l’allenatore? Sarebbe l’investimento più sicuro per evitare l’emarginazione e far
maturare i giovani perché possano avere un futuro. Questa è la cultura ciclistica in grado
di far compiere un vitale salto di qualità al nostro sport malato, per creare scuole di
ciclismo insieme alla volontà di lanciare la pista per formare i giovani, come fanno
all’estero, dove stanno raccogliendo i suoi frutti, mentre in Italia stiamo scivolando sempre
più in basso non solo in pista ma anche su strada.
Direttore, qual’ è la lobby : quella dei soliti noti che detiene il potere di veto all’ingresso di
nuovi soggetti, in difesa delle proprie rendite di posizione (questa sì che è corporativa) o
quella dei giovani “intrusi” che hanno l’unico potere della scienza, conoscenza e
comunicazione e che sono il motore che fa girare il mondo?
Gianni Tendola, allenatore di ciclismo.
24 aprile 2012 08:55gazario
A mio giudizio l'iniziativa della FCI ha come finalità il fornire un servizio di qualità.
Ormai in molti, vedendo quanta gente coinvolge il fenomeno delle granfondo e avendo capito che i cicloamatori sono disposti a spendere con facilità non solo sul mezzo meccanico, ma anche su chi promette miglioramenti delle prestazioni, si improvvisano preparatori/allenatori e con questo possono anche fare dei danni.
E' giusto quindi creare una figura professionale, che abbia avuto una formazione non solo scientifica, ma anche diretta sul campo. Non si può pensare di fare gli allenatori per il solo fatto di aver letto qualche libro sull'argomento.
Quindi l'iniziativa della federazione mi sembra più che corretta.
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