CASO PANTANI. La Cassazione potrebbe ridurre la pena a Carlino

| 09/11/2011 | 18:57
«Ho la sensazione che la notorietà del personaggio e la spettacolarizzazione data dai media alla sua morte abbiano influito nella distribuzione, in misura eccedente, delle responsabilità per il suo decesso». Così il sostituto procuratore generale di Cassazione Oscar Cedrangolo sui verdetti comminati al presunto pusher Fabio Carlino (4 anni e 6 mesi) per aver causato la morte vendendo coca del ciclista Marco Pantani ed ha chiesto di annullare buona parte della condanna.
In particolare il Pg Cedrangolo ha chiesto - ai giudici della Sesta sezione penale della Cassazione - di annullare senza rinvio la condanna di Carlino in relazione all'accusa di aver causato la morte di Pantani come conseguenza del reato di spaccio e di confermare, invece, la parte della
condanna relativa alla cessione di coca. Il Pg, nella sua requisitoria, ha messo in evidenza come «non c'è certezza del fatto che sia stato Carlino a comunicare, a chi materialmente consegnò la droga a Pantani, la circostanza che il ciclista alloggiasse al residences 'Le rose' di Rimini», dove morì la sera del 14 febbraio del 2004. Inoltre «non c'è alcuna certezza nemmeno del fatto che il Carlino fosse al corrente del precedente malore di Pantani». In pratica, ad avviso del Pg, nei confronti di Carlino, «non si può addebitare nessun concorso nell'aver provocato la morte del ciclista». Entro stasera, o domani, si saprà se la Cassazione confermerà, o meno, la condanna di Carlino a quattro anni e sei mesi di reclusione e 19 mila euro di multa emessa dalla Corte di Appello di Bologna il 23 novembre del
2010. In appello fu convalidata la pena stabilita in primo grado dal Tribunale di Rimini il 14 gennaio del 2008, comprensiva anche di una provvisionale di 300 mila euro in favore dei familiari di Pantani. Carlino ha sempre professato la sua estraneità nella cessione di droga al 'Pirata'. Oggi, nella sua arringa, l'avvocato Alessandro Gamberini, difensore dell'imputato, ha ricordato che Carlino non voleva essere coinvolto nella vendita di droga a Pantani perché era risaputo che ne faceva un uso smodato. «Non fatemi più trovare Pantani alla porta», avrebbe detto Carlino - secondo quanto è agli atti - ai pusher Fabio Miradossa e Ciro Veneruso, condannati con patteggiamento dal gip di Rimini il primo a 4 anni e 10 mesi, e il secondo a tre anni e 19 mesi. Gamberini ha aggiunto che «non risultano telefonate in cui Carlino avrebbe detto a Veneruso che Pantani era al residences. Si sa, invece, che Veneruso andò da Pantani per dirgli che non gli avrebbero più venduto droga e che, dopo aver visto i soldi in contanti di Pantani, telefona a Miradossa per aver l'ok alla vendita». «In tutto questo Carlino è estraneo», ha concluso Gamberini.
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COMMENTI
10 novembre 2011 09:03 emmemme53
Mi chiedo: ma in Italia la magistratura ha un senso? Ho l'impressione che, la legge uguale per tutti è solo una invenzione e molto dipende, invece, da come ha dormito il magistrato di turno oppure se, sempre al magistrato, va a genio o meno quella persona. Indipendentemente da chi possa essere colui che ne subisce le conseguenze, uno spacciatore (e questo è già sinonimo della più squallida ed odiosa realtà)che oltretutto provoca la morte di un individuo, a questo punto potrebbe tranquillamente chiedere i danni e magari anche un vitalizio governativo.

Che pena
10 novembre 2011 09:10 cimo
Signori di questo passo riusciranno a stabilire che la "sostanza" Pantani se la fabbricava da solo in casa...........questa storia continua ad essere avvolta in una spessa e tetra cortina di nebbia, insabbiamenti, reticenze e quant\\\'altro.
Quindi ci si rassegni, la vera verità non emergerà mai per chissà quanti e quali coinvolgimenti.
Comunque Marco era diventato troppo scomodo per molta gente dentro e fuori il mondo del ciclismo.
L\\\'unico fatto resta la perdita prematura di un ragazzo di 34 anni: Pantani Marco.

garantismo?
10 novembre 2011 09:51 nemesi56
La legge italiana è molto garantista. Forse anche troppo. Ma per i giudici contano i fatti. Se non ci sono evidenze certe - come sembra evidenziare il pg Cedrangolo - vale la regola "in dubio pro reo absolvi". In ogni caso, per il momento, si tratta di una richiesta, aspettiamo a vedere se verrà accolta...

un altro sfregio
10 novembre 2011 12:35 mark130664
Non bastava tutto quello che gli hanno fatto, questo e' un altro sfregio al pirata. Mi chiedo ora la madre in che stato d'animo si trova, oltre ad aver perso un figlio prematuramente (questa e' la cosa piu' tragica) ne hanno fatto erroneamente un simbolo del doping , a 7 anni e mezzo dalla morte qualcuno gli "spara" ancora addosso e adesso anche questo.... Siamo un paese del c...o!!

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