L'INTERVISTA. Mario Androni: volevo lasciare il ciclismo, ma...
| 12/06/2011 | 11:09 «So di non sapere, ma ho una testa per poter ragionare e capire che nel nostro mondo così non si può più andare avanti». Mario Androni, 70 anni il prossimo 31 agosto, si presenta a noi con socratico pensiero. Affabile, semplice e genuino come pochi. Siamo qui nella sua azienda di Varallo Pombia per scambiare due parole sullo stato di salute del nostro sport, per discutere di un movimento che fatica - soprattutto in Italia - a riprendere smalto e credibilità. Lui, che alle domande dovrebbe rispondere, ci anticipa: «Ma è proprio sicuro che io possa essere utile alla vostra causa?». Noi altrettanto prontamente lo stoppiamo con una risposta affermativa. «E allora, proviamoci…». Senta Androni, questo ciclismo la diverte? «Il ciclismo mi diverte sempre, perché mi piace da matti, perché adoro i corridori e non solo quelli che vestono la mia maglia: mi piace, anche se qualcosa andrebbe sistemato». Cosa, ad esempio? «Ci sono poche regole certe e soprattutto condivise. Mancano certezze, anche per le squadre di World Tour, che ogni anno devono scoprire quali siano i requisiti di accesso al grande ciclismo. Quali i punti fermi per correre le grandi corse a tappe. Per non parlare invece di tutto il sottobosco delle squadre Professional, di cui Androni fa parte. Io penso che non sia tutto da buttare, anzi. Trovo giusto che l’Uci guardi i conti delle società, verifichi la solidità finanziaria e stili anche una classifica inserendo i requisiti etici. Però l’aspetto sportivo deve pur avere una valenza in tutto questo, perché stiamo parlando di sport. Quindi un team deve soprattutto vincere, e nel contempo dare ampie garanzie etiche e finanziarie. Mi sembra che attualmente non sia così: l’aspetto finanziario ed etico è preponderante. E poi le regole ogni anno vengono modificate. Non mi sembra che per il regolamento della Champions League accada lo stesso. Quando Platini ha fatto la riforma della Europe League ha stabilito un regolamento che ora durerà anni. Così dovrebbe fare anche l’Uci». È vero che ha pensato quest’anno di abbandonare il ciclismo? «È vero. Mica per altro, ma solo per questo senso di impotenza che non è assolutamente tollerabile. Fino all’ultimo non sapevamo se saremmo o no stati invitati al Giro d’Italia. E con questo non voglio dire nulla di male agli organizzatori del Giro d’Italia: loro fanno quello che è nelle loro possibilità. Il problema è un altro: se ci fosse un regolamento che dice “chi arriva nelle prime tre o quattro posizioni della classifica Professional, previo controllo finanziario ed etico, l’anno successivo può partecipare di diritto alle gare più importanti” sarebbe molto meglio e più giusto per tutti. Niente. Quest’anno hanno pensato bene di fare una classifica di World Tour e quella Professional mondiale in pratica non c’è più (il 25 di ogni mese vengono aggiornate solo le classifiche Continentali. Al momento di andare in macchina la Farnese è al comando in quella asiatica, mentre la Androni in quella europea è terza, e quarta in quella americana, ndr) e di fatto non si ha un meccanismo sportivo chiaro che garantisca un salto di qualità». Cos’altro non la convince? «La gestione del doping. Pellizotti fermato, Contador che corre. Occorre più chiarezza, un organo garante super partes. La perfezione sarebbe quello di arrivare ad un regolamento antidoping unico per tutti gli sport, ma sarei già contento di vedere un regolamento chiaro e fermo nel ciclismo». Si è fatto un’idea sul problema delle radioline? «Mi sono fatto l’idea che un non problema diventa un problema per rimarcare l’assoluto dominio dell’Uci. Credo che i corridori e i loro tecnici abbiano ragione nel dire che è uno strumento che semplifica il lavoro, lo rende migliore e più sicuro. Però sono convinto che sia assolutamente necessario più nelle categorie giovanili, dove i ragazzi corrono in strade spesso non chiuse al traffico, che tra i prof». Sa che gli integratori fanno male? «Ho letto. Sono senza parole. Se quello che il ministro alla Sanità Fazio dice è vero, allora bisogna prendere dei provvedimenti. Bisogna vietare immediatamente l’uso di integratori. Però anche in questo caso ci vedo poco chiaro. Mi sembra solo propaganda, che non fa nemmeno tanto bene al ciclismo. Secondo me bisogna combattere duramente il doping vero, le sostanze che sono realmente dannose alla salute degli atleti. La vitamina C fa male? Certo, se ne prendi una quantità industriale fanno male anche il cioccolato o il latte, ma se presi in dosi giuste fanno solo bene. Con quello che voi di tuttobiciweb.it avete pubblicato (gli atti della sentenza Bani, ndr) è venuta fuori solo una cosa: tanta confusione. E forse anche un po’ di ipocrisia». È vero che lei sarebbe pronto anche a fare un team più forte e di grande internazionalità? «Intanto io credo che la Androni Giocattoli sia già un’ottima squadra. Gianni Savio, che per me resta un vero galantuomo, uno dei migliori team-manager che il ciclismo possa vantare, ha allestito anche quest’anno assieme a Marco Bellini un ottimo team. È vero, da un paio di anni sto cercando invano di convincere il mio socio tedesco ad entrare nel ciclismo. Si chiama Mike Sieber, è il titolare della Simba Dickie Group. Ma sa qual è il problema? In Germania non si può più pronunciare la parola ciclismo. È uno sport bandito, e tutto quello che è successo poco prima del Giro d’Italia non fa altro che complicare ulteriormente le cose. E questo, credete a me, è un vero peccato».
È nata ufficialmente la nuova maglia rosa, quella che sarà protagonista del Giro d'Italia 2025. A presentarla questa sera a Verona sono stati Matteo Veronesi, figlio del fondatore del gruppo e membro del board di Oniverse che è proprietario tra...
Tadej POGACAR. 10 e lode. Aveva tutto da perdere e ha vinto, senza se e senza ma. Prende e va: da seduto. Noi sul divano, lui sulla sua bicicletta (la V5RS, seconda gara, prima vittoria per la nuova creatura di...
Ci ha provato, riprovato, riprovato e riprovato ancora, e alla fine Marco Frigo ha portato a compimento la prima fuga della sua carriera, sbloccandosi da professionista al Tour of the Alps 2025. A San Candido, in Alto Adige, il bassanese...
Un'altra impresa, un'altra tacca, un'altra grande vittoria: Tadej Pogacar conquista la Freccia Vallone per la seconda volta in carriera a distanza di due anni da quella del 2023. Un attacco secco da lontano (per il Muro, partire a 800-900 metri...
Freccia sfortunata per il re dell’Amstel Gold Race: Mattias Skjelmose infatti è rimasto vittima di una caduta avvenuta a 41 km dalla conclusione. In una curva ad angolo retto verso destra, il danese ha forse piegato troppo sull’asfalto bagnato: Skjelmose...
Tutto lombardo il podio femminile dei campionati italiani cronosquadre Allievi a Roma, organizzati da Terenzi Sport Eventi alle Terme di Caracalla: la Flandreslove Fiorenzo Magni fa valere i gradi delle sue giovani campionesse come Anna Bonassi, Emma Cocca, Beatrice Trabucchi e Anna...
Marco Frigo firma l'impresa nella terza tappa del Tour of the Alps e sul traguardo di San Candido conquista la sua prima vittoria tra i professionisti. Il venticinquenne vicentino della Israel Premier Tech si è infilato nella fuga scattata sin...
Gli ultimi saranno i primi. Una massima valida ai campionati italiani cronosquadre Allievi di Roma, sul circuito delle Terme di Caracalla, dove gli ultimi a scattare dai blocchi, i favoritissimi marchigiani della Petrucci Zero24 Cycling Team, sono stati gli unici...
Le manca solo lo zucchero filato, ma per Paola Magoni, oro olimpico di slalom a Sarajevo nel 1984, il Tour of the Alps è il parco giochi più bello che ci possa essere. «Che organizzazione: è tutto calcolato, anche l’accesso...
Il tema è quello della sicurezza sulle strade. Ma stavolta dalla parte del torto ci sono un automobilista e un ciclista. Insieme per commettere un reato e per rischiare la vita (del ciclista). Le immagini sono state registrate domenica di...
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.