
L’incartamento Petacchi, con altri documenti, è in mano anche alla procura antidoping del Coni diretta da Ettore Torri. Difficile dire quando e come il nome di Petacchi sia stato incrociato dagli investigatori. I filoni dell’inchiesta sono diversi: dalla perquisizione a casa di Lorenzo Bernucci, compagno di squadra di Petacchi nella Lampre, ai blitz al GiroBio e alle 22 perquisizioni quasi tutte a casa di clienti dell’endocrinologo Filippo Manelli, uno dei personaggi chiave dell’inchiesta. È probabilmente in questo quadro che deve essere saltato fuori il nome di Petacchi, forse attraverso una confessione di uno degli interrogati. Fra questi c’era anche un ex massaggiatore della Lampre, che aveva cercato di inserirsi pure nel mondo del calcio offrendo la sua collaborazione ad alcuni giocatori del Napoli.
Petacchi era stato trovato positivo al salbutamolo nel 2007: riuscì a difendersi sostenendo che all’origine della positività c’era un antiasmatico, prima che il Tas di Losanna lo condannasse a un anno di squalifica. Ora ecco spuntare il Perfluorocarburo o Pfc. Il suo uso canonico è terapeutico: aiutare, per esempio, nell’immediato soccorso, le persone che hanno perso molto sangue. L’uso dopante è invece legato alla possibilità di aumentare il trasporto di ossigeno senza che il risultato sia "avvertito" dall’ematocrito, cioè sfuggendo a ogni controllo, anche indiretto. Non c’è mai stato un "positivo" per Pfc: su questo fronte l’antidoping sta lavorando, ma il traguardo è lontano. Sono noti, invece, i possibili effetti dell’assunzione, con il rischio di embolie. Quanto all’albumina umana, sarebbe usata in funzione diluente, per rendere il sangue meno denso riducendo l’ematocrito.