
Il ragazzo lì, maglia Flandria, era passato professionista appena un
mese prima, a settembre. Dopo essere stato preceduto dal solo danese Mortensen
nel Campionato Mondiale dei dilettanti che si era disputato ad agosto, a Brno.
Il ragazzo lì, Jean Pierre Monserè (nella foto), sguardo non sai se più timido o sfrontato nelle
foto, o solo viso di ragazzo, 21 anni da poco compiuti, era appena arrivato
secondo, il mercoledì precedente, a Lissone, nella Coppa Agostoni. Primo Bitossi,
secondo Monserè, terzo Karstens...
E l' 11 ottobre 1969, 40 anni fa, il Giro di Lombardia non sembrava una corsa
delle foglie morte, c'era uno splendido sole. solo la Tv dava tenacemente
le immagini ancora in bianco e nero.
Una grande corsa degli italiani, quella, con la lunga fuga di Motta e Dancelli che
sembrava dovesse illustrare di Italia il finale. E poi, invece, la crisi improvvisa
di Dancelli, Motta che preferisce allora insistere da solo. E che affronta l'ultima
ascesa del
San Fermo, una quindiciana di chilometri dall'arrivo di Como, con poco più di
un minuto di vantaggio sugli inseguitori. Troppo poco, per un corridore stanco. Ed ecco
il contropiede di due perdenti perfetti, Delisle e Pintens, che riprendono
l' esausto Motta e scollinano da soli. E poi arrivano i 'nostri' che planano sui
primi tornanti
della discesa: Poulidor, Bitossi, Van Springel, Vandenbossche, Poppe, Karstens
e Monserè. Gimondi, Dancelli e Motta per poco perdono il treno giusto.
L'ultimo attacco di Van Springel è il giusto input per Bitossi, che entra primo
nel Velodromo Sinigaglia e spera di ripetere la vittoria dell'anno prima.
Ma lì la cronaca di una corsa spasmodica è già senza storia.
Monserè, quel ragazzo lì, rimonta tutti e sembra primo fino al rush finale di
un velocista olandese, Gerben Karstens, che con il 'Lombardia' aveva feeling,
dal momento che nel '65 era arrivato già secondo, dietro Motta.
Primo Karstens, allora, secondo Monserè, terzo Van Springel, solo quarto
Bitossi, e poi la litania di quegli stranieri che il tempo avrebbe reso amici.
Ma il Lombardia 1969, il più fatale 'Lombardia' che la storia ricordi, non era finito
lì. Karstens, difatti, al primo infortunio di questo genere in carriera, fu poi
squalificato e cancellato dalla classifica - fatto salvo l'asterisco che lo ricorda
ancora negli almanacchi...-, perchè positivo al controllo antidoping. E Monserè
sarebbe diventato così vincitore a tavolino. E per sempre.
Lui, quel ragazzino lì che sembrava destinato a conquistare il mondo e che
il mondo del ciclismo l'aveva cominciato a conquistare da noi, al 'Lombardia' 1969.
Prima di vincere, a Leicester 1970, il Mondiale da 'pro': il più giovane campione
della storia, fino a Lance Armstrong. E scomparire tragicamente, nel Gran Premio
di Retie, il 15 marzo 1971, investito da un' auto che procedeva in senso contrario.
Con il sogno nel cuore di vincere la 'Sanremo'. Lui che aveva vinto da noi
quel 'Lombardia' 69 e l' aveva idealmente consegnato, destino di Karstens compreso,
ad una ulteriore definitiva fatalità.
Gian Paolo PORRECA