MCEWEN. «PUNTI UCI? UN CANTIERE APERTO! MILAN RICORDA LE VOLATE DI BOONEN, LA INEOS SI È LIBERATA... DA SE STESSA»

INTERVISTA | 28/02/2025 | 08:30
di Nicolò Vallone

Dopo aver preannunciato la stagione delle classiche con la notizia dell'esclusiva tv su Fiandre e altre corse di prim'ordine, Discovery/Eurosport ha organizzato ieri per i media internazionali un incontro virtuale con Robbie McEwen, uno dei primi grandi cacciatori di successi del ciclismo australiano. Giusto un piccolo promemoria: 116 vittorie in carriera tra seconda metà degli anni Novanta e primo decennio dei Duemila, di cui 12 tappe al Giro d'Italia e altrettante al Tour de France, aggiudicandosi per tre volte la maglia verde. Su al nord ha messo nel palmarès Scheldeprijs, Samyn, Amburgo, Dwars door Vlaanderen e cinque Parigi-Bruxelles.


Di seguito le parole di McEwen su molteplici temi riguardante la stagione 2025


I DUE ALFIERI ITALIANI - «Nutro grandi aspettative nei loro confronti. Spero che Milan non abbia raggiunto il picco di condizione troppo in anticipo, dato che sta mettendo in mostra valori e vittorie pazzeschi, e gli auguro di mantenere questa forma a marzo e aprile. Ha dimostrato di poter battere Merlier e Philipsen, e dopo averlo visto dominare al Giro d'Italia sono davvero curioso di vederlo al "salto di qualità" del Tour de France, ma prima ancora di vederlo resistere agli strappi della Milano-Sanremo per giocarsi le sue chance nella Classicissima. Per quanto riguarda Ganna, penso sia sul punto di mostrare finalmente tutto il suo potenziale su strada, portando a compimento il lavoro straordinario compiuto negli anni: il suo mix di solidità da cronoman, velocità allo sprint ed esperienza lo rendono un prototipo di corridore da pavè e lui sta puntando dritto la Parigi-Roubaix. Inoltre la Ineos è uscita fuori trasformata rispetto alla scorsa stagione, come se quest'inverno il bruco fosse uscito dal bozzolo diventando farfalla. Mi sembrano tutti molto più brillanti e lui può solo beneficiarne!»

CHI DOMINERÀ LE VOLATE - «Poche sorprese, direi che il "trio magico" è Milan-Merlier-Philipsen. Di Jonathan abbiamo appena parlato, di Tim adoro la costanza e quel suo modo di infilare gli avversari sbucando dal nulla, Jasper aspettate solo che recuperi la condizione... Al di fuori del loro dominio menzionerei Groenewegen, che se becca la giornata giusta può battere chiunque, e m'incuriosisce Caleb Ewan ora che è approdato alla Ineos, sempre alla luce di quanto dicevo prima sul team britannico e su cui torneremo dopo: nei primi mesi di rodaggio deve trovare un paio di compagni con cui instaurare il giusto feeling in volata e innescare un meccanismo virtuoso di fiducia reciproca con la squadra e con se stesso. All'inizio sarà tosta, ma secondo me ce la faranno.»

I VELOCISTI DI IERI E DI OGGI - «La "regola" della volata è rimasta immutata: vince il più veloce, il più coraggioso, il meglio supportato dal treno. Oggi c'è magari qualche velocista che si distingue per delle particolarità, come Merlier per la sua arguzia tattica cui accennavamo poco fa, o Milan che parte lungo e si produce in un lavorìo sui pedali talmente potente da sembrar disordinato. Il friulano mi ricorda un po' Boonen quando prendeva parte alle volate di gruppo. Per quanto riguarda Philipsen, mi piacerebbe vederlo più concentrato e pulito nel modo di sprintare: coi nuovi criteri di giudizio della UCI dovrà farlo per forza!»

LA VELOCITÀ GENERALE DEL CICLISMO - «Sicuramente la velocità media è aumentata: non perché i picchi che possono raggiungere i campioni siano aumentati (Petacchi e Cipollini non avevano nulla da invidiare ai velocisti odierni) ma perché, grazie alla preparazione e ai materiali, molti più corridori sono in grado di raggiungere certi picchi e i fenomeni di quest'epoca come Van der Poel, Van Aert, Pogacar ed Evenepoel hanno portato un modo di correre aggressivo e spettacolare che alza l'asticella della velocità e appassiona tutti. Non penso che la UCI debba mettere mano a restrizioni e limitazioni tecniche perché vorrebbe dire limitare artificialmente lo spettacolo, così come però ritengo che la ricerca esasperata dell'aerodinamica da parte dei produttori di bici e componenti non debba spingersi oltre. In definitiva, ritengo che in questo momento, a livello di peso delle biciclette, rapporti, resistenza al rotolamento, regole e normative varie, ci troviamo sul punto di equilibrio da cui non spostarsi né in una direzione né nell'altra. Semmai, ciò che si dovrebbe fare (e ciò riguarda gli organizzatori insieme alla UCI) è un lavoro sempre più attento sui percorsi: evitare traguardi in discesa o col vento in poppa e, in particolare per gli arrivi più veloci, metterli su strade ampie e ben transennate.»

LA OMLOOP HET NIEUWSBLAD DI DOMANI - «Per la gara che inaugura la stagione delle classiche pronostico Van Aert: dopo aver corso l'Algarve e aver trascorso poi una settimana di recupero e preparazione, penso che si presenterà sufficientemente competitivo all'appuntamento. Mi aspetto comunque che Wout duelli con Pidcock e che gli avversari provino a sorprenderli approfittando del loro marcarsi stretti, come quando l'anno scorso vinse Tratnik. Il bello della Omloop è proprio questo: è la prima classica del pavè, ci si arriva belli carichi e in tanti possono vincerla. In ogni caso, dovessi puntare su qualcuno, direi appunto WVA.»

IL RILANCIO DELLA INEOS - «Ho l'impressione che abbiano cambiato metodo: prima i "granatieri" avevano chi prendeva loro la maggior parte delle decisioni dall'ammiraglia, adesso si prendono le loro responsabilità e corrono più liberi. Per questo ho usato la metafora del bruco e del bozzolo: avevano finito per essere intrappolati nel loro stesso sistema, pressati dall'eccesso di performance e programmazione, mentre ora i veterani come Thomas e Kwiatkowski (vincitore in grande stile a Jaén) hanno guidato un cambio di atteggiamento. Finalmente questa squadra si diverte nel correre! E finalmente con Ewan hanno un top-velocista puro: considerando che Viviani per me non era uno di primissima fascia nonostante le sue belle vittorie, era dai tempi di Cavendish in Sky che non succedeva.»

I PORTOGHESI DELLA UAE - «Dopo anni ai margini del grande ciclismo, il Portogallo soprattutto nel team emiratino (ma non solo, vedi Leitao) sta trovando corridori validi in ogni specialità. Il portabandiera è stato Rui Costa, oggi c'è Almeida che ha il potenziale per salire sul podio sia al Tour de France che alla Vuelta a España: Joao ha una solidità impressionante che gli permette di essere sempre affidabile in una formazione piena di corridori di prim'ordine; gli manca solamente quello step per convertire la sua costanza nell'essere eccezionale per tre settimane. Al Tour chiaramente sarà al servizio di Pogacar quindi sarà più difficile lottare per un'altissima posizione in classifica, dato che dovrà sacrificarsi, ad ogni modo può essere un ottimo piano B in caso di problemi per lo sloveno; alla Vuelta, presenza o meno di Tadej permettendo, è un obiettivo alla portata. E poi c'è Morgado, che ha margini enormi e non vedo l'ora di vedere cosa potrà diventare.»

LA LIDL TREK - «Per i grandi giri manca ancora qualcosa, viste anche le disavventure fisiche di Geoghegan Hart, ma per classiche e vittorie da un giorno la annovero come un top team mondiale al pari degli altri. A Pedersen e Milan aggiungiamo Stuyven, mettiamo a loro supporto un roster continuamente rinforzato e cementato da uno spirito di gruppo vero: otteniamo uno squadrone pronto a mietere successi.»

MADS PEDERSEN - «Sapete perché è così tanto amato e rispettato? Ha fame di vittoria e non ha paura di mettersi in gioco anche se davanti a lui sa di avere rivali superiori: potete star certi che, anche se in gara c'è il miglior Pogacar o il miglior Van der Poel, Pedersen lotta centimetro per centimetro e prova a mettere in seria difficoltà il favorito fino all'ultimo. E magari ci riesce, come alla scorsa Gand Wevelgem. Sempre propositivo, sempre a testa alta, sempre leale, può vincerti una semiclassica in volata o uno sprint ristretto dopo attacco da lontano, un duello dopo aver scremato il gruppo o una solitaria. Ha iniziato il 2025 vincendo il Giro della Provenza e sono certo che ci farà divertire nelle classiche.»

LA MULTIDISCIPLINA - «Il futuro del ciclismo passa anche dai corridori che si cimentano in più specialità. Ovvio, ci sono e ci saranno sempre corridori fortissimi che fanno solo ed esclusivamente strada, ma generalmente i multidisciplinari come Pidcock, Van Aert, lo stesso Pogacar, Van der Poel (che ha dichiarato di ambire anche ai Mondiali di mountain bike) e a suo tempo Sagan, hanno una marcia in più. Io stesso, oltre alla strada, ho praticato Bmx e pista: sviluppi soprattutto un bagaglio tecnico più ricco, e in un'epoca dove le velocità e dunque il nervosismo e i pericoli in gruppo sono maggiori, certe abilità di guida della bici fanno ancora di più la differenza.»

IL DOMINIO DEI SOLITI NOTI - «Non vedo sul breve-medio termine un talento che possa realmente scalfire la supremazia di Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel. Tra i talenti emergenti vedo segnali incoraggianti da Juan Ayuso, che però palesa un atteggiamento non sempre corretto: a volte sembra voler essere la stella di una squadra che di superstar ne ha già parecchie. Inoltre mi ha colpito parecchio il giovane danese Albert Philipsen (a proposito di Lidl Trek) che è passato direttamente da Juniores a World Tour come Remco e ha le qualità per poter confermare da professionista ciò che ha fatto vedere nelle categorie giovanili. Andrà gestito bene.»

IL SISTEMA DI RANKING E PUNTI - «C'è uno squilibrio nel sistema di punteggio, per cui un corridore ottiene più punti in una corsa da un giorno di basso livello rispetto che a sgomitare in una gara a tappe di livello medio-alto. Specialmente nelle annate come questa, che completano il triennio e determinano promozioni e retrocessioni tra World Tour e Professional, finisce che per andare a caccia di punti si affollano magari certe gare e ti ritrovi solo 3-4 WorldTeam al via di O Gran Camiño, che sto commentando questa settimana. Comprendo le lamentele degli organizzatori, il sistema di punteggio della UCI sia un cantiere aperto molto complesso da bilanciare: mi sa che ci vorranno anni per essere perfezionato, nel frattempo alcune corse purtroppo non avranno il parterre che meritano. Un'altra criticità è che si vedono delle big andare a mettere i bastoni tra le ruote a Professional e Continental in gare di seconda schiera per prendersi punti facili. Io non sono contrario all'esistenza di promozioni e retrocessioni come nel calcio e in tanti altri sport, anzi si può assistere a duelli appassionanti come quello che si profila quest'anno tra Cofidis e Astana, tuttavia si potrebbe aggiustare il tiro per evitare troppi squilibri: vietare alle WT di prender parte a gare di livello palesemente troppo basso per loro è una possibile soluzione. Ricordiamoci che nel ciclismo la presenza degli sponsor è vitale per la sopravvivenza stessa di una squadra, e una discesa di categoria può indurre uno sponsor ad abbandonare...»


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