Stefano Garzelli è ormai uno spagnolo acquisito. Alla Volta a la Comunitat Valenciana è riconosciuto, fermato e stimato tanto quanto alle corse italiane. D’altronde è più di 20 anni che, grazie alla moglie María Benimeli, queste zone sono casa sua. Di questi tempi è apprezzato opinionista per la Rai, ma non tutti sanno che ha anche un ruolo attivo nell’organizzazione della corsa valenciana.
Stefano, di cosa ti occupi all’interno del comitato organizzatore?
«Sono coinvolto nell’allestimento della corsa fin dal primo anno della sua rinascita, nel 2016. L’organizzatore Angel Casero (vincitore della Vuelta nel 2001, ndr) ha chiesto una mano agli ex professionisti che abitavano in zona e sono salito a bordo volentieri. Principalmente mi occupo di tenere i rapporti con gli sponsor, li seguo negli spostamenti nei giorni di gara, spiego come funziona e così via. È una bella corsa, cresciuta molto con gli anni e c’è sempre un’ottima risposta di pubblico, soprattutto alle partenze e agli arrivi. Certo, quella di quest’anno è un’edizione particolare…».
Già, i danni provocati dal disastro naturale della DANA si fanno sentire.
«Sì, una catastrofe del genere è difficile immaginare da fuori. Nelle cittadine di Algemesì e Alfafar, partenze della terza e quinta tappa, l’acqua ha inondato case e negozi per un metro e mezzo. Tantissime persone hanno perso tutto, dalla casa alla macchina. In tanti edifici c’è ancora fango da togliere. Noi ci siamo evitati la furia della DANA per appena 3 chilometri. In compenso, l'alluvione di 12 anni fa, seppur decisamente meno disastroso, mi aveva distrutto due macchine. Ripartire ora è difficile, il supporto economico è modesto, ma bisogna farsi forza. Anche i magazzini dell’organizzazione, che sono a Massanassa e ad Aldaia, sono stati spazzati via. È andato tutto perduto, in poco tempo abbiamo dovuto recuperare il necessario per allestire la corsa».
Come vi siete mossi per ricordare le vittime?
«Simbolicamente in tutte le maglie di leader sono scritti i nomi dei paesi colpiti dal disastro. Concretamente, ai comuni di Algemesì e Alfafar, come è normale che sia, non sono stati chiesti contributi economici per organizzare le partenze, anche se gli accordi erano stati presi prima del disastro. Per una piccola organizzazione come questa, però, posso assicurare che non è cosa da poco rinunciare a quei soldi. Penso quindi vada fatto un applauso a Casero, sono sicuro che questi comuni in futuro se ne ricorderanno».
Ormai qua sei trattato come uno di casa…
«Sì, d’altronde sono 22 anni che vivo qui. Precisamente sono a Bétera, a circa 15 km da Valencia, da dove spesso parte la tappa di chiusura della Volta. Per tanti anni abbiamo portato avanti lo Stefano Garzelli Team per i ragazzi, ma dall’anno scorso purtroppo abbiamo chiuso il progetto».
Come mai?
«Non riuscivamo più a starci dietro. Mia moglie Maria è stata eletta assessore al turismo di Bétera e io faccio continuamente su e giù con l’Italia. In più i figli crescono. Le cose van fatte bene, altrimenti meglio non farle».
Quando ti ascolteremo in Rai?
«Presto, commenterò la Clasica Almeria da Milano, poi andrò alle Strade Bianche, la Parigi-Nizza la seguiremo da Roma, e infine la Milano-Sanremo. Poi, in teoria, Giro e Tour».
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