Lorenzo Jovanotti è sempre stato un grande innamorato dello sport e del ciclismo in particolare. Classe 1966, aretino di Cortona, ha pedalato e pedala per ispirarsi, per viaggiare, per scoprire. Ed il suo amore per la bicicletta è stato il filo conduttore della lunga intervista che il cantante ha concesso a Matteo Dore de La Gazzetta dello Sport. Vi proponiamo alcuni passi del Jovanotti-pensiero sulle due ruote.
IL GIRO. «La bici è un grande amore, fin da quando ero bambino. Il mio babbo era appassionato, guardavamo insieme il Giro d'Italia, era il segnale che stava per cominciare l'estate, ho sempre legato il Giro a un sentimento bello. E l'anno scorso ho anche fatto la sigla ufficiale».
PANTANI. «L'ultima volta che l'ho visto mi parlò di quello che avrebbe voluto fare dopo e mi disse che non voleva stare nel mondo della bici, mi chiese dei consigli sul mondo della musica. Io cercai discoraggiarlo, gli dissi "ma Marco che ti metti a fare il cantante? Fai una scuola di ciclismo, usa tuttele esperienze che hai...". Stavamo pedalando su una strada vicino a Forlì. Marco mi ha dato una delle emozioni più potenti, ancora ho in testa quei momenti in cui gettava gli occhiali e andava, era pazzesco».
LO SPORT. «Sono un praticante prima che tifoso. Ho la mentalità dell'atleta, prima di iniziare un tour mi sono sempre allenato come se dovessi fare le Olimpiadi. Ho cominciato con la bici quando ho capito che mi faceva bene, mi serviva per la performance sul palco, poi è diventata una passione che compensava la mia vita pubblica, la bici è andarmene via per i monti, perle strade provinciali. Ho fatto qualche gara di ciclo amatori e li ho capito che non è la mia storia. Per me la bici è uno sport solitario, è il mio modo di fare meditazione. Ho scritto alcune delle mie canzoni più belle andando in bicicletta. "Il più grande spettacolo dopo il big bang" è nata pedalando».
I VIAGGI IN BICI. «Ne ho fatti tanti: Patagonia; Pakistan; Armenia e Iran; Cile e Argentina; Nuova Zelanda. Qual è quello da rifare subito? L'Argentina. Strade senza fine, persone gentili. In bici si incontrano le persone. C'è una normalità che si manifesta con l'accoglienza, la gentilezza, semplicemente dando un consiglio sulla strada da prendere. La bici è un modo di viaggiare bellissimo, che finché non lo provi non lo puoi sapere quanto è bello. Entri dentro i luoghi, vieni a contatto con il panorama, diventi il panorama».
LA BICI NON HA COLPE. «A Santo Domigo, luglio del 2023, un rettilineo, un dosso non segnalato e mi sono trovato per terra con la gamba as pezzi. E pensare che sono attento, porto sempre il casco non ascolto musica, non uso le cuffie. Forse doveva andare proprio così. La bici non ha colpe. Anche in questi mesi l'ho guardata con affetto. E oram finalmente, l'ho ritrovata».