Riceviamo e più che volentieri pubblichiamo la lettera inviata alla nostra redazione da Debora Gatti, zia e mamma di ciclisti, nonché consigliera del Comitato Regionale Lombardo. È una riflessione sulla sicurezza, alla luce della tragedia che è costata la vita a Sara Piffer.
Egregio direttore,
come ben sa ieri mattina è stata uccisa una ragazza di soli 19 anni, Sara Piffer. Non è lecchese e nemmeno lombarda, ma non importa. È un dolore immenso.
Ieri mi ha scritto il papà di un ragazzo Under23 del lecchese «per noi che abbiamo figli sulle strade ad allenarsi queste notizie tolgono il respiro». I giornalisti hanno il dovere dell’informazione e con il tipo di informazione possono influenzare l’opinione pubblica. Una testata di ciclismo ieri recitava questo titolo: “Travolta da un auto”. Da un giornalista che parla quotidianamente di ciclismo non va bene. La Fondazione Michele Scarponi indica invece senza mezzi termini la verità: uccisa da un uomo.
Sara è stata uccisa da un uomo che alla guida della sua auto stava sorpassando un’altra auto. La riflessione che andrebbe messa in evidenza è proprio questa: le auto sono armi pericolosissime in mano a noi persone. L’utilizzo di queste “armi” può decidere le sorti di una vita umana: che sia ciclista o pedone. Possono fare tutte le leggi del mondo ma il vero cambiamento parte dalle abitudini di ognuno di noi e al modo di fare informazione.
Sara non c’è più. La tristezza mi attanaglia. La morte di Rebellin era finita su tutti i media. Di tutti gli altri non si sente mai nulla se non localmente o nel mondo del ciclismo. Oggi Sara Piffer, Matteo Lorenzi nel 2024 (juniores di 17 anni sempre in Trentino), Silvia Piccini (17 anni) nel 2021. Questi alcuni dei ragazzi impegnati nello sport a livello agonistico, poi ci sono tutti gli altri: gli amatori o semplici pedalatori.
Ci sono anche i ragazzi che passeggiano sui marciapiedi e vengono uccisi da chi guida auto o moto in modo folle e sconsiderato. È una questione di cultura che soprattutto in Italia ancora non c’è. Scusi lo sfogo, ma questo argomento mi sta troppo a cuore. Ho un figlio e una nipote che tutti i giorni sono sulla strada. Come tutti i genitori cerchiamo di esorcizzarla in qualche modo ma poi senti di Sara e ti si gela il sangue...
cordialmente
Debora Gatti