I mondiali in Ruanda sono certamente motivo di discussione e lo saranno anche nei prossimi mesi, anche se probabilmente si è creato troppo allarmismo in particolare riguardo ai vaccini. Un tema caldo sul quale ha voluto fare un po' di chiarezza Belgian Cycling, la federazione belga, attraverso il medico della nazionale di ciclismo Kris Van der Mieren. Medico che ai media nazionali ha spiegato che Kigali non si trova in mezzo alla savana e che gli ospedali funzionano benissimo, ma soprattutto - battute a parte - che un buon periodo per la profilassi vaccinale può essere il dopo Tour de France.
«Molti corridori non sanno ancora se verranno convocati per i Mondiali a Kigali ed è quindi abbastanza logico che non siano ancora stati vaccinati. Il protocollo è abbastanza semplice e richiede una sola dose contro la febbre gialla che vale per tutta la vita. Ci sarà ancora tempo per farlo in primavera, dopo le classiche, o anche subito dopo il Tour de France, visto che in quel momento mancheranno circa cinquanta giorni ai Campionati del Mondo».
Si era parlato inizialmente di un protocollo vaccinale più impegnativo, ma il medico belga ha assicurato che la maggior parte della popolazione ha già effettuato quelle vaccinazioni nella prima infanzia e che per tanto ci siamo trovati di fronte ad una forma di allarmismo ingiustificato. «La nostra federazione ha deciso di seguire le indicazioni dell'Istituto di medicina tropicale di Anversa. Per andare in Ruanda, vengono raccomandate una serie di vaccinazioni che un cittadino belga ha certamente fatto durante l'infanzia. Penso al morbillo, alla pertosse o alla poliomielite, per esempio. L'unico vaccino che definirei più specifico è quello contro la febbre gialla, una malattia che viene trasmessa dalle zanzare. Negli individui sani e non vaccinati, può dare febbre simile ad una forte influenza e nei casi più gravi, può colpire il fegato, i reni ed essere fatale. Quindi è giusto eseguire il vaccino per questa malattia».
Contrariamente a quanto si era ipotizzato all’inizio, il Belgio sta anche pensando di mandare tutte le categorie, questo perché il Ruanda è un paese politicamente tranquillo, senza guerriglie e a basso rischio di infezioni.
«A parte la questione delle vaccinazioni, questo Mondiale non sarà a mio parere pericoloso per la salute – ha continuato il dottor Kris Van der Mieren – Dalle informazioni ricevute gli standard medici a Kigali sono simili a quelli che conosciamo in Europa. Gli ospedali, ad esempio, sono di ottimo livello e non dobbiamo pensare che le gare si svolgeranno in mezzo alla savana. Per precauzione, però, porteremo l'acqua potabile per evitare qualsiasi rischio di contaminazione».
Un’altra questione importante riguarda la logistica, con il costo degli alberghi che supera anche i 500 euro a notte e per tanto c’è la necessità di trovare in tempi brevi un luogo dove le nazionali possono creare la loro base. «Belgian Cycling dovrebbe fare presto la sua scelta in merito all'hotel che ospiterà la nostra delegazione. Un elemento molto importante in termini di logistica, comfort e anche di salute. I prezzi applicati hanno spinto alcuni paesi a fare delle scelte forti ma sarà necessario trovare il giusto equilibrio su questi diversi punti per non dover fare delle rinunce. Non sarà necessario un lungo periodo di acclimamento per i corridori. La differenza di fuso orario non è importante e le temperature non dovrebbero superare i 25-30 gradi. Insomma tutto è possibile».
Per tutto c’è una soluzione, anche per il problema dell’altitudine, considerando che Kigali, la capitale del Ruanda si trova a 1400 metri sul livello del mare. «I corridori possono seguire un avvicinamento semplificato grazie alle tende ipossiche di cui molti dispongono. Quindi arrivare a Kigali poco prima delle gare avrà uno scarso impatto sui corridori, per tanto non vedo problemi per questi mondiali».