In democrazia non ci sono ma, se, però: il risultato è quello e al netto di eventuali brogli – non è nostro il caso – il vincitore si prende tutto con pieno diritto. Il ciclismo italiano ha rivoluto Dagnoni, segno che di Dagnoni era contento, tanto da riconsegnargli le chiavi di casa. Piace, non piace? In qualunque corsa, lo sappiamo bene noi delle biciclette, c'è un vincitore e gli altri sono battuti. Non esiste pareggio. Dunque frignare o recriminare o rimpiangere sul nome di Dagnoni, neo-presidente a pieno titolo, è un gioco inutile e puerile. Complimenti a lui che ha trovato il modo di ri-convincere la maggioranza, complimenti anche a Martinello e alla Isetti che comunque ci hanno provato, mettendosi in gioco, esponendosi alla musata: in questo Paese di gente che mormora, che ne ha per tutto e per tutti, salvo stare sempre sullo sfondo, chi si fa avanti in prima persona ha tutta la mia ammirazione e il mio rispetto. E non c'è altro da aggiungere.
Naturalmente, il bello viene adesso. Dall'aria che tira è anche il brutto. Nonostante il filtro idilliaco che Dagnoni si mette sempre davanti agli occhi, nessuno può serenamente dire che il ciclismo italiano se la passi bene. Neanche benino. Si fa fatica a trovarlo, non se ne parla, non interessa. Anche se magari in consiglio federale, dove vivono di quello, se la raccontano in un altro modo. Ma comunque: bello o brutto che sia, è un ciclismo che merita una scossa. Finita la baraonda deformante della campagna elettorale, bisogna tornare alla realtà e al realismo. Dagnoni sa bene che non gli mancherà il lavoro. Ciascuno è pronto a squadernargli la lunga lista degli interventi a dir poco urgenti e necessari. Mi auguro che anche lui abbia la sua.
Personalmente, io gli chiedo il minimo: prima di tutto d'essere un po' meno social e un po' più sociale, di dedicare qualche ora in meno all'apparenza e qualche ora in più alla sostanza. In aggiunta, gli raccomanderei la scelta degli uomini, finendola con questo pietoso metodo italiano, per cui non si scelgono mai i migliori – anche se magari un po' antipatici – a beneficio sempre e comunque dei più amici e fedeli, benchè magari cretini (che poi, la storia insegna, sono sempre i primi a scendere dalla nave, quando tira tempesta). Queste richieste riguardano il metodo. Poi ci sono i contenuti. Ma per farne una lista seria e completa, non servo io: basta guardare fuori dalla finestra, ogni tanto.