Dicembre è mese di bilanci. Ma anche periodo per definire nuovi obiettivi, programmare nuove partenze e nuovi traguardi da raggiungere. Paolo Sangalli, responsabile delle Nazionali femminili italiane su strada, si è concesso ai microfoni di tuttobiciweb parlando a ruota libera di passato, presente e futuro.
Paolo, iniziamo dal recente passato. Che foto sceglieresti per descrivere il 2024 della “tua” Nazionale?
«Potendo scegliere un solo scatto fotografico direi Longo Borghini sul podio del Mondiale con la medaglia al collo. Quella immagine per me è il simbolo di una stagione che Elisa ha interpretato da protagonista, dimostra il suo amore per la Maglia Azzurra e la voglia di rivincita dopo la giornata non facile vissuta ai Giochi di Parigi».
Parlando sempre di scatti, l’allungo di Longo Borghini a cinque chilometri dal traguardo di Zurigo ha fatto sognare tutti gli italiani, poi…
«Quando Elisa è partita io in ammiraglia ero sicuro che sarebbe riuscita a vincere… poi una tattica inaspettata delle olandesi ha cambiato tutto. Il ciclismo è anche questo, dobbiamo accettarlo. La felicità per la medaglia è stata comunque tantissima».
Continuiamo il gioco fotografico. Quali altre immagini metti nell’album di questa stagione azzurra?
«Elisa Balsamo che mostra orgogliosa l’argento conquistato agli Europei e Eleonora Gasparrini sorridente dopo essere stata premiata con la medaglia di bronzo agli Europei U23 sempre nel Limburgo. Nell’album metterei anche le tante foto di gruppo, attimi che magari dall’esterno non è facile cogliere, momenti non necessariamente di gara ma fondamentali. Il gruppo è alla base di tutto».
Spiegaci meglio.
«La coesione è un tratto distintivo della nostra Nazionale. Tutto parte dal dialogo e dalla chiarezza, la chiarezza dei ruoli e dei compiti che ogni corridore deve svolgere per il bene del gruppo. Un altro ingrediente in questi anni non è mai mancato: la grande disponibilità a lavorare ed aiutarsi a vicenda. La Nazionale si basa su questi cardini, dalle Junior alle Élite. Questo per me significa squadra».
Una squadra formata non solo da atlete. Marco Villa, intervistato dalla nostra Giulia De Maio, ha ringraziato pubblicamente te, tutti i tecnici e lo staff della Nazionale per la collaborazione.
«Verissimo. Anche tra noi tecnici c’è tanta collaborazione, ci confrontiamo e lavoriamo ottimamente assieme anche con i collaboratori e i membri dello staff. Siamo una squadra nella squadra».
Sempre Villa ha dichiarato: «Aspettando il nuovo quadriennio, vado avanti come sono abituato». Tu come stai affrontando questo periodo?
«Anche io ho fatto ciò che un CT fa sempre a fine stagione: preparato i programmi delle Nazionali femminili per il prossimo anno. Questo però per me non è un inverno come tutti gli altri, da gennaio 2025 mi attende una nuova sfida con la Lidl Trek».
«È così. Dopo quindici anni nello staff della Nazionale ho deciso di rimettermi in gioco. Stimo molto Luca e Josu Larrazabal, il responsabile delle performance della Lidl Trek, entrare nel loro staff mi stimola molto. Sono pronto a ripartire».
Avrai un ruolo specifico nell’organico?
«Farò parte dello staff tecnico e, come è consuetudine in Lidl Trek, lavorerò sia con la squadra femminile che con il gruppo dei ragazzi a seconda delle esigenze, dei programmi e delle gare. Inoltre mi occuperò dello scouting per la formazione femminile».
Quali saranno i primi impegni con Lidl Trek?
«Inizierò a gennaio con il training camp che la squadra farà in Spagna».
A quando il debutto sulla nuova ammiraglia?
«Non so risponderti per ora. Durante il training camp certamente verranno definiti i programmi degli atleti e delle atlete e poi, di conseguenza, quelli dei tecnici»
Riprendiamo per un attimo il bilancio. In tre anni da CT hai portato l’Italia undici volte sul podio in competizioni titolate, soddisfatto?
«Sono soddisfatto di ciò che abbiamo fatto tutti assieme, come ho detto prima la Nazionale è un gruppo e i risultati vanno condivisi. Sono felice delle medaglie ottenute, dalla prima conquistata da Barbara Guarischi ai Giochi del Mediterraneo, fino al bronzo di Longo Borghini a Zurigo passando per quelle conquistate da Guazzini, Balsamo, Barbieri, Persico, Gasparrini, Ciabocco e Venturelli. Posso però aggiungere una cosa?»
Certo.
«I numeri e le medaglie sono importanti, si lavora per quello, ma non solo. Per le atlete giovani, le Juniores in particolare, la Nazionale può, e deve, essere un momento di crescita, di esperienza a livello internazionale e di passaggio verso il livello più alto. È per questo che non voglio dimenticarmi i risultati conquistati in gare come Watersley Ladies Challenge, Omloop van Borsele, Ronde van Vlaanderen Junior, Tour du Gévaudan o Tour de l’Avenir Femmes».
Hai parlato dei momenti belli, situazioni difficili invece?
«Ci sono state, certamente. Ciò che mi dispiace maggiormente è non essere sempre riusciti a lavorare come avremmo voluto a causa di infortuni delle atlete. Non voglio parlare di sfortuna, le cadute nel ciclismo fanno parte del gioco, ma negli anni da Commissario Tecnico sono capitati gli infortuni di Balsamo, Bertizzolo, Longo Borghini e Cavalli e questo ha costretto me e il mio staff ad attendere e in qualche occasione anche modificare i piani che già avevo in mente. Però, lo sottolineo, nel complesso sono estremamente soddisfatto e molto onorato di aver guidato le Azzurre».
Cosa ti auguri di aver lasciato alla Nazionale nei tuoi anni da CT?
«Ho sempre puntato tanto sullo scambio di idee, sul dialogo. Il mio obiettivo principale è stato quello di creare un ambiente sereno in cui costruire assieme i successi. Spero di esserci riuscito».
C’è un ringraziamento particolare che vuoi fare?
«Dopo quindici anni nel gruppo azzurro i ringraziamenti sono davvero tanti. Devo dire grazie al presidente Dagnoni, che mi ha affidato l’ammiraglia della Nazionale e ai dirigenti federali che si sono susseguiti in questi anni. Devo ringraziare i componenti dello staff tecnico e chi ho avuto al mio fianco: meccanici, massaggiatori, osteopati, la psicologa, i nutrizionisti. Non posso dimenticarmi dei dipendenti della Federazione e di chi lavora in ufficio. Un grande grazie a tutti per questi anni passati assieme».
Cosa porterai in Lidl Trek?
«L’esperienza maturata in questi anni nell’ambiente della Nazionale ma anche tanta curiosità e voglia di ripartire in un ambiente nuovo. Arriverò in “punta di piedi”, prima di tutto osserverò. Voglio conoscere e ambientarmi per poi essere il più possibile utile alla Lidl Trek».
Cosa ti auguri per il 2025?
«Che per Lidl Trek sia un buon anno, con la squadra maschile e quella femminile ai vertici delle classifiche. Allora vorrà dire che con i miei nuovi colleghi avremo lavorato bene».