Urska Zigart ha imparato ad andare dritta per la sua strada. In troppi le hanno attaccato addosso l’etichetta della “fidanzata di Pogacar”, una definizione pesante con cui deve convivere, hanno scritto tanto su di lei riportando i suoi pensieri sul campione del mondo, ma in pochi le hanno veramente chiesto quali siano le sue aspirazioni. «Tadej è un bravissimo ragazzo» ci dice Urska appena le chiediamo se vuole rispondere a qualche domanda, ma noi la fermiamo subito, questa volta non vogliamo parlare del fidanzato, ma di lei, eventualmente a lui ci arriveremo dopo, non necessariamente. Basta poco per farle spuntare un sorriso ed iniziare un viaggio nel mondo di una ragazza innamorata del suo lavoro.
Qualche giorno fa ha compiuto 28 anni, ma come dice lei, ciclisticamente è giovane, ha tanto di imparare e vuole farlo sempre con il sorriso. «Sono soddisfatta del mio 2024, in questi anni credo di essere cresciuta come atleta, di essere migliorata e di aver capito su cosa posso lavorare – spiega Urska a tuttobiciweb -: il doppio titolo di campionessa nazionale di Slovenia è sicuramente un risultato che mi porto nel cuore, ma il miglior risultato della stagione rimane il quarto posto al Giro dell’Emilia, una gara veramente difficile con atlete di altissimo livello. Inoltre, sono molto fiera di come ho gestito il Tour de Suisse a giugno, perché dopo la prima tappa tutti credevano avessi delle buone gambe, ma non era così. Nei giorni successivi sono stata malissimo, ma non potevo mollare, dovevo continuare per la squadra, arrivare fino alla fine. Ho chiuso nona, ma non mi ero mai trovata in una situazione del genere e credo di avere imparato davvero molto».
Se ora nel ciclismo sia maschile che femminile c’è la sfida tra chi riesce a sbocciare prima e ad accaparrarsi subito tutti i risultati, Urska è andata nella direzione completamente opposta. È entrata nella partita quando tutte le sue avversarie stavano giocando da un pezzo, avevano esperienza e il rischio di restare indietro era dietro l’angolo.
«Ho iniziato a correre in bici relativamente tardi, avevo 17-18 anni e quindi non ho fatto l’esperienza delle categorie giovanili dove tutto è un gioco, si cade e ci si rialza. Mi sono ritrovata subito tra le élite, dovevo competere con ragazze forti che sapevano muoversi bene in gruppo, si approcciavano alle gare in modo naturale, mentre io non l’avevo mai fatto. Per me esisteva il vincere o il perdere, non c’erano vie di mezzo e quindi ogni corsa per me era una sconfitta, il divario con le altre era immenso e non riuscivo a recuperare. Fortunatamente ho trovato l’allora GreenEdge che ha scommesso su di me e mi ha fatto crescere, mi hanno fato capire cosa significa divertirsi».
Le parole sono quelle di una ragazza che ha lottato per i suoi sogni ed ha rifiutato di arrendersi e subito ci vengono quelle immagini che abbiamo visto più volte in televisione in cui la slovena pedalava in coda al gruppo. «Mi è sempre piaciuto correre nelle ultime posizioni del gruppo perché così posso vedere meglio come si svolge la gara, posso controllare e in qualche modo essere più sicura – prosegue -: dall’altra parte però non sono mai nella posizione giusta per reagire ad un attacco e così mi tocca perennemente rincorrere. E’ una cosa che sto cercando di migliorare e credo che nell’ultima stagione ci sia stato un cambiamento tecnico e soprattutto nel modo di approcciarmi ad una corsa. Finalmente posso dire di aver imparato a divertirmi, attacco il numero sulla schiena e sono felice, devo crescere step by step».
Il 2025 si avvicina e per Urska rappresenta una bella sfida, dopo 4 anni alla Jayco Alula ha deciso di cambiare tutto, e ricominciare un'avventura biennale alla AG insurance, la versione a femminile della Soudal Quick Step.
«E' stata una decisione difficile da prendere perché in Jayco mi hanno fatto diventare un’atleta, ma ho capito che era il momento di cambiare. Non so per quante stagioni ancora sarò in sella, quindi vorrei fare nuove esperienze, provare nuovi ambienti, crescere ancora e ancora» prosegue Urska parlando del suo futuro.
In squadra troverà Ashley Moolman Pasio, la fortissima atleta sudafricana colonna portante della squadra e da cui vuole imparare il più possibile. Gli obiettivi sono tanti, c’è innanzitutto la voglia di migliorare, di rendere orgogliosa la squadra, ma c’è anche lo spazio per qualche sogno. «In futuro mi piacerebbe fare bene al Tour de France, puntare ad una tappa, testare me stessa. La corsa dei sogni è il campionato del mondo, ci ho sempre pensato, ma fino a che Tadej non ha vinto non avevo realizzato di quanto fosse importante, quanto fosse qualcosa di unico. Immaginatevi due campioni del mondo in famiglia, tanta roba, forse fin troppo» ci dice un po’ scherzando, eppure le brillano gli occhi quando parla dei suoi sogni, si fa trasportare dall’emozione.
«Mi sento una privilegiata a fare la ciclista, a vivere di quello che amo, ad avere dei sogni e sperare di poterli realizzare – ci dice -: purtroppo in Slovenia tutto questo non è così facile, c’è molto da lavorare e soprattutto non c’è una generazione di cicliste che possano arrivare dopo di me. Io non so per quanti anni ancora potrò correre in bici, ma ad oggi non c’è un ricambio e questo è bruttissimo».
In Slovenia tolti i Pogacar, i Roglic, i Mohoric e le Zigart non c’è una tradizione salda come invece potrebbe esserci negli altri Paesi. Qualche anno fa il campione del mondo ha fondato il Pogi team, una squadra di ciclismo dedicata ai ragazzi che vogliono seguire la loro passione e dal 2024 ne esiste la sua versione al femminile. Il Pika team, dal soprannome di Urska, si impegna a sostenere tutte le ragazze che sognano di diventare atlete e puntano ad avere il supporto necessario per riuscirci.
Avevamo promesso che non ne avremmo parlato, ma è proprio Urska a tirare in ballo Tadej. Lei è la sua prima supporter e viceversa, si sostengono a vicenda spronandosi e sognando di migliorarsi ancora. Tadej ha vinto praticamente tutto e molti tendono non solo a paragonarli ma a fare in modo che lui la oscuri completamente. Conosciamo Urska da diverso tempo, sempre sorridente, solare, con la voglia di fare bene e così proviamo a fargli quella domanda che da troppo ci ronza in testa: tutto questo non ti pesa?
«E’ bello, ma è anche difficile». Urska ci risponde in modo diretto parlandoci con il cuore e spiegandoci l'altra sua metà della storia.
«Io sono la sua tifosa numero uno, mi piace andare alle corse per sostenerlo e in quelle occasioni mi fa piacere parlare di lui alla stampa, non mi dispiace parlare della nostra quotidianità, ma quando a correre tocca a me mi piacerebbe essere trattata come un’atleta. Io sono sia la fidanzata di Tadej che una ciclista, ma purtroppo in molti non si ricordano o forse nemmeno lo sanno, sono due circostanze diverse. Spesso è stressante perché in troppi tendono a paragonarmi a lui, si aspettano da me grandi risultati, ma noi abbiamo due storie ciclistiche molto differenti, lui ha iniziato a fare ciclismo prestissimo e ha vinto subito, per me non è stato così. Quando non ho la condizione fisica giusta la pressione si fa sentire, c’è la paura di deludere, ma con il tempo ho imparato a conviverci, ad andare avanti per la mia strada continuando a migliorare e a sognare».
Le parole di Urska ci colpiscono in pieno, un’altra volta, già lo avevamo capito, davanti a noi abbiamo una ragazza che vuole dimostrare quanto vale, senza inutili paragoni. Ormai parlare di Tadej le viene in automatico ed ha imparato ha gestire “l’ingombrante” fidanzato restando sempre se stessa.
E visto che ormai ci siamo, prima di salutarci le mostriamo un simpatico titolo a lei dedicato che la vede ormai in versione spia per conto di Remco Evenepoel e di Patrick Lefevre a danno di Pogacar. La sua risata è immediata: «Ultimi preparativi e poi entro in azione, mi raccomando, non ditelo a nessuno».