Si va dall’accusa di tentativo di corruzione alla mancanza di tempi e modi nel procedere al pagamento di provvigioni. La vicenda è di un paio di anni fa ed è stata riportata alla luce questa mattina a Monza al Teatro Binario 7 dal due volte campione del mondo Gianni Bugno che ha convocato per l’occasione amici e giornalisti per una conferenza stampa. Al fianco di Bugno anche l’avvocato Fiorenzo Alessi, che nell’ora che è servita per illustrare e ripercorrere i fatti ha parlato per 55 minuti.
Tutto parte nell’estate 2022, in piena bufera “provvigioni irlandesi” (è bene ricordarlo, un tentativo di pagamento su conto irlandese – alla Reiwa Management -, mai effettuato per uno scoop giornalistico che di fatto ha bloccato quell’operazione: si gridò al lupo al lupo, prima che il lupo fosse nella rete, leggi conto corrente). La vicenda del pagamento delle provvigioni da versare a Gianni Bugno, però, è tutta un’altra cosa.
Gianni aveva agevolato e favorito l’intesa tra la TCI di Gianfranco Librandi e la Federciclismo senza percepire un solo euro e se per questo senza che fosse nemmeno invitato alla conferenza stampa che ne suggellò l’intesa. In una intervista rilasciata a Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera, Dagnoni aveva poi spiegato che quel cliente l’aveva trovato da solo, senza l’aiuto di Bugno e grazie ad un proprio amico con il quale gioca abitualmente a golf. Successivamente, il 31 agosto 2022 Gianni fu invitato da Dagnoni per sistemare le cose. Diciamo che i tempi e i modi non furono né felicissimi né tantomeno signorili e in piena contraddizione con quanto dichiarato a Bonarrigo.
Oggi l’avvocato Alessi questo passaggio l’ha sintetizzato così: «Il Presidente Dagnoni rivolgendosi a Gianni Bugno disse sostanzialmente: caro Gianni qui ci sono i 30 mila euro di provvigioni, scusaci ma c’è stato un errore. Facciamo insieme una conferenza stampa e la vicenda si risolverà brillantemente. Gianni non accettò. Anche a seguito di quel rifiuto, la conferenza stampa fu annullata e la FCI diramò il comunicato stampa che tutti conosciamo».
Alla luce di questo incontro e del conseguente rifiuto, l’avvocato Alessi decise in accordo con Gianni Bugno di fare una serie di esposti tutti cassati dalla Procura Federale definitivamente il 9 maggio 2024 con il provvedimento di “non luogo a procedere”. «In quell’ufficio mi sono trovato da solo contro tre persone – ha ricordato il due volte campione del mondo -: Cordiano Dagnoni, Mario Scirea e Roberto Amadio. Voglio ringraziare coloro che mi sono stati vicini in questo periodo, non è stato facile affrontare tutto questo, grazie agli amici, a partire da Claudio Chiappucci presente anche oggi in sala” ha spiegato Gianni emozionato e chiaramente molto imbarazzato, tanto che per ben tre volte ha sentito il bisogno di dire che se fosse stato per lui tutto questo non l’avrebbe fatto. In ogni caso è poi andato avanti nel suo racconto: «Quello era un periodo particolare della mia vita nel quale questi fatti mi hanno creato parecchio disagio. Dopo quanto accaduto e uscito sui giornali, Cordiano Dagnoni per un periodo non mi ha più rivolto la parola. Adesso i rapporti si sono rasserenati, li ho risentiti, ma sia lui che Scirea e Amadio rimangono della loro posizione e ritengono che sia stato io a sbagliare. Io non sono a favore di nessuno ma il prossimo 19 gennaio si vota e chi verrà eletto dovrà cambiare questo sistema. Il nostro ciclismo ha bisogno di qualcosa di diverso. Questo sistema così non funziona. Se io sono a disposizione del ciclismo? Certo che sì».
Insomma, dopo due anni torna alla luce una vicenda triste e maldestra, fotografia spietata del nostro povero movimento, che sta vivendo forse uno dei momenti più bui e tristi della storia. Bastava essere presenti oggi al Binario 7 di Monza per rendersene conto. Un tentativo di corruzione, mai peraltro pronunciato da Gianni Bugno, ma così presentato negli esposti alla Procura Federale e alla Procura Generale dello Sport del Coni dall’avvocato Alessi. Un goffo tentativo di sistemare le cose da parte del presidente Federale, che all’epoca gestì la cosa tutt’altro che bene. La mancata sensibilità da parte della Procura di sentire le parti. Da parte mia un senso disperato di fuga: l’idea di trascorrere i prossimi due mesi in questo modo e in questo clima mi getta in uno stato di profonda mestizia, non so quanti hanno la forza di reggere questo stato di cose. Mi chiedono perché do poco spazio alla politica sportiva, mi chiedo perché dovrei.