Poteva diventare un "cervellone" della finanza, poteva continuare a vivere a New York e a mettere a frutto la sua laurea ad Harvard, ma il richiamo della natura, dello sport e della vita all'aria aperta hanno avuto la meglio e spinto Kristen Faulkner a fare un passo che l'ha portata, nel giro di qualche anno, sul gradino più alto del podio olimpico con una medaglia d'oro al collo. Un'avventura nata partecipando ad un corso introduttivo al ciclismo femminile tenuto a Central Park.
Kristen Faulkner arriva dall'Alaska, al college ha praticato canottaggio e questi due elementi hanno profondamente segnato la sua scelta di lasciare la Grande Mela: ha voluto sport e libertà nel suo futuro e ha optato per il ciclismo. Due anni nel Team Tibco, poi l'approdo al WorldTour con la Bike Exchange e la Jayco AlUla e da quest'anno il passaggio alla EF Oatly Cannondale. Ha ottenuto sei vittorie finora nel corso di questa stagione, tra cui una tappa della Vuelta, l'Omloop van het Hageland e il titolo nazionale statunitense.
«Dal quando ho iniziato a pedalare sembra passato un attimo invece è successo così tanto e così velocemente che stento a crederci. Dal 2017 ho lasciato il lavoro, mi sono trasferita in Europa, ho iniziato a praticare ciclismo come lavoro e ora sono campionessa olimpica - commenta incredula. - Mi piacciono le nuove esperienze, continuo ad imparare, compreso oggi in gara. La mia filosofia è "testa bassa e menare". Oggi sapevo di dover arrivare da sola per poter vincere, ci sono riuscita, ed è incredibile. Lavorando nell'alta finanza ho imparato che rischiare può portare a grandi vincite, sono abituata a calcolare le mosse migliori anche in corsa, quando attacco. Essere un'atleta insegna la disciplina e la resilienza, ad essere paziente, a cogliere il momento giusto e ad andare full gas quando serve, ma tutto il mio percorso mi ha formato e reso quella che sono. Non è mai troppo tardi per buttarsi in qualcosa di nuovo e riuscirci al meglio».
All'inizio dell'anno aveva spiegato di avere due grandi obiettivi: entrare nella squadra olimpica degli Stati Uniti e crescere come atleta da grandi giri, un progetto ambizioso ma non impossibile alla luce del fatto che è una passista molto forte capace di vincere tappe al Giro d'Italia femminile e al Tour de Suisse oltre che la prova ai Giochi Panamericani. E tra l'altro proprio il Giro d'Italia è la sua corsa preferita perché qui - spiega - ha vissuto i momenti più belli e più difficili della sua carriera. Fino ad oggi.
Durante la stagione Kristen vive a Girona, nel nord della Spagna, ama fare la spesa nei mercati agricoli locali, lasciandosi ispirare dai prodotti freschi per divertirsi in cucina. La sua specialità? Inventare piatti sani a base di verdure. Come tutti i campioni, ha una salita preferita che è Els Àngels. Particolare il suo obiettivo extraciclismo: «Scalare l'Everest e trascorrere del tempo con i monaci buddisti». L'atleta a cui si ispira non è una ciclista, ma: «Billie Jean King, la ammiro perché ha letteralmente aperto la strada alle atlete donne».
Da oggi anche lei ispirerà tante future campionesse. «In America il ciclismo non è ancora considerato uno sport come in Europa, c'è meno cultura e le strade sono pensate solo per le auto, i bambini non pedalano fin dalla tenera età come accade in Olanda e Belgio - racconta mentre è in conferenza stampa tra Marianne Vos e Lotte Kopecky (tutte e tre assolutamente a favore del correre senza radioline, ndr) - ma spero che sempre più persone usino la bici. Per i più piccoli penso sia consigliabile accumulare più esperienze possibili e praticare tanti sport. Io dopo il canottaggio mi sono cimentata nel nuoto e nella corsa. Con il ciclismo ho iniziato tardi ma il mio fisico era allenato. Quando cominci una nuova avventura devi avere voglia di imparare, mettere da parte l'ego perchè devi mettere in conto di prender qualche porta in faccia, e non mollare. Non si è mai troppo grandi per imparare e fare qualcosa di nuovo e mettersi in gioco!».
Le azzurre, purtroppo oggi non in grado di darle filo da torcere, se la ritroveranno in pista. «Il mio obiettivo è sempre stato ottenere una medaglia con il quartetto. Ho discusso molto con la Nazionale il mio programma e alla fine i tecnici di USA Cycling mi hanno detto: "Se sei convinta di poterti giocare una medaglia su strada corri, ma se ti stacchi per qualunque ragione fermati e non stancarti inutilmente". Sono felice di averci creduto e tra due giorni sarò al velodromo con le mie compagne. Il lavoro in pista mi ha aiutata molto, se oggi sono stata così forte lo devo alla doppia attività. Abbiamo simulato più volte una gara come questa seguita da un giorno di riposo prima dello sforzo in pista e il mio recupero è sempre stato buono quindi sono fiduciosa. A questo punto voglio tornare a casa da Parigi con due medaglie».
Infine, una curiosità: perchè non ha alzato le braccia al traguardo? «Ho due regole: "non alzare mai le braccia prima della linea" perchè ho visto troppe persone perdere così e "quando sei da sola all'attacco, non voltarti mai". Ok, questa volta dopo il traguardo avrei dovuto esultare ma l'emozione era così forte che era addirittura surreale. Non tutti credevano ce la potessi fare, io sì, ma riuscirci non è come immaginarselo». Si può essere brave a calcolare tutto, non le emozioni.