A Torino volata doveva essere e volata è stata. Anche se…
«Anche se un po’ falsata, prima dal problema meccanico (foratura?) che ha colpito Van Der Poel, poi dalla caduta», attacca Re Leone Cipollini.
Mario, VdP al servizio di Philipsen doveva essere un po’ il faro di questo arrivo. Senza di lui è cambiato davvero tutto.
«Certamente e non abbiamo visto una squadra che abbia saputo prendere in mano con decisione la situazione. Così alla fine ci sono stati 4-5 velocisti che non hanno saputo esprimersi al meglio».
Tutto però sembrava andare a favore di Pedersen, invece alla fine ha un po’ deluso.
«Pedersen ha sbagliato a perdere la ruota di Stuyven che invece era convinto di averlo a ruota ma quando è partito non c’era. L’ex campione del mondo ha così dovuto fare due volate, una per tornare davanti, l’altra per cercare di vincere. Inevitabile che negli ultimi metri gli mancassero le gambe».
Grande Girmay.
«È’ stato bravo ed è stato bello vederlo vincere. Un eritreo che vince una tappa, un ecuadoriano - Carapaz - in giallo sono segnali importanti per il ciclismo. Vuol dire che il nostro sport è davvero globale, fruibile da tutti. Ho visto l’altro giorno un documentario su Carapaz. Arriva da un posto veramente semplice. Non che San Giusto di Compito da dove arrivo io sia molto diverso… Però mi fa piacere che in posti che sono un puntino sul globo nascano campioni».
Carapaz oggi sembrava l’unico davvero interessato, tra i big, a vestire la maglia gialla.
«Bella e importante, una volta noi ci si ammazzava per averla. Però c’è da dire che comporta una serie di obblighi di protocollo. Alla fine chi è senza ha due ore in più a disposizione per recuperare. Che sembrano poco ma significano tantissimo. Così, a sensazione, direi che a Pogacar e Vingegaard avrebbe fatto piacere che la gialla la prendesse Evenepoel».
E domani c’è il Galibier. La mia grande curiosità è per Roglic. Se ha davvero impostato la preparazione su una super-resistenza a discapito dell’esplosività, come abbiamo ipotizzato ieri, sul Galibier deve rispondere presente. Non può staccarsi come sul San Luca.
«Sono perfettamente d’accordo. Del resto bisogna tenere conto che lo sloveno ha appena vinto il Delfinato, quindi è in forma, e che la Red Bull non credo sbagli approccio al Tour. Loro sono abituati con la Formula 1, che rispetto al ciclismo è avanti anni luce. Chi arriva da quel mondo ha un’altra visione dello sport, difficile che sbagli i calcoli. Molto difficile. Però, pensando a domani, aggiungo che il ciclismo francese ha alzato molto il suo livello medio. Vedrete che con il Tour che arriva a casa loro faranno di tutto per dimostrarsi fortissimi. Le squadre di casa faranno il diavolo a quattro. Vuoi vedere?».